Né più né meno. Ni mas ni menos

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    Io sono l’altro ,la mescolanza, l’alchimia del nulla, la forza che incontra. 

    Sono l’eleganza del  centauro ormai amico di Ippodamia, l’insidia musicale del  Fauno tra i rami e la sua cangiante mutevolezza in  Fatua. Sono  l’enigma silenzioso della  Sfinge sulla sabbia millenaria, ma anche  la donna-farfalla con le ali che hanno occhi che guardano  il mondo  palpitando, così generano tempeste. Quando cammino, allungandomi smorfiosa sull’erba,  sono la splendida libertà, l’indipendenza indomabile  della donna-gatto. Quando mi tuffo nuda  nellle acque  del  lago sono la donna-pesce e il suo amico Cola con cui  m’immergo silenziosa e vado via nelle profondità.

    Divento, sono la mutazione, l’infinita metamorfosi, la forma insondabile  e sconosciuta dell’impermanenza. La fanciulla-pavone che danza ruotando i colori dell’universo, e dipinge la moltitudine dei sensi, la femmina lumachina e maliziosa che  lascia bave deliziosamente sul tronco nerboruto, e pare che  lo succhia avidamente.  Il satiro dal sorriso beffardo che ride dentro la gola,  la sirena dagli occhi verdi,  che insieme ad  Odisseo  canta musiche melodiose e  incanta di piacere il marinaio.

    Appartengo alla tua natura di animale  istintivo, ai tuoi odori infinitamente dilatati, al tuo calore, alla tua freschezza. Faccio roteare la mia testa da nobile  drago che fugge sorridendo alle spade, che alimenta con i suoi sensi il fuoco primitivo, la multiforme velocissima Chimera, la testa di capra che finalmente passeggia vicina a Bellerofonte, il principio cangiante di ogni cosa, la vipera maculata dai bellissimi seni, il bacio passionale e durevole della  Medusa. Guardami.  Posso essere pericolosa se non sai vedermi, se non sai depositarmi delicatamente  su foglie d’acanto, in ceste accoglienti. Ora sono l’amante di Perseo

    Io sono la nota sconosciuta, il Segreto che vive accanto da sempre.

    Il cane, ormai Cerbero mansueto, che mi odora, che mi conosce, che si avvicina pretenzioso, il ritmo della sua lingua, della sua corsa verso di me. Il suo ansimare incessante. Sono la  forza bestiale  della donna-lupo che gli tiene testa  mentre conosce il  regno comune, mentre accoglie le sue  esplosioni di forza, mentre le sa  domare e le tiene abilmente avvinte alla sua corda.

    Così mi appare  questa visione  dentro di me. Così si intrecciano i legami multipli degli sguardi che inventano, così convive il sogno e l’angelica ferocia. Nella frenesia della notte, io  balzo all’improvviso sulla  roccia, sono la leggera gazzella e la forza  nera indomabile e luccicante della pantera. Quando il giorno comincia ad albeggiare  sono il leggendario minotauro che dorme, finalmente liberato, sotto i veli di una stanza fresca, sulla linea del mare. Dorme  sotto gli occhi di lei, animale od uomo che ha ritrovato la strada nascosta, guidato delicatamente da una donna spigolosa, dalla bambina con il passo sicuro. Maschile nè piu né meno, ni mas ni menos  Femminile, ti appaio sotto la forma di un uccello che nel fragore della sorpresa si copre di piume e vola ogni giorno altissimo sopra le  nuvole.

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