Giulietta non era al balcone.
In quell’istante non v’era il viso di rose e le corvine chiome delle notte, ad attenderlo.
Romeo si sentì quasi morire, non poteva crederci. Le promesse, i desideri, tutto un mondo di rose che attendevano di sbocciare, sembrarono svanire. Il suo viso s’adombrò.
Aveva sofferto in maniera indicibile, sapeva cos’era il dolore ed ora rivedere davanti agli occhi una scena familiare lo spaventava.
Il cuore si raggelò. Con rabbia e sorda disperazione, si colpì il petto con il pugno ed andò via lontano, perdendosi nelle nebbie, all’immediato.
Accadeva di nuovo.Il fiele dell’Amore aveva colpito ancora. Conosceva bene quel sapore.
Ed una donna o l’altra, ognuna seguiva lo stesso copione.
Una voce. Un rumore.
Giulietta.
Era per le scale, correva da lui. L’aveva intravisto nel sentiero, dal suo balcone, tanto era l’amore, che decise di non salutarlo nemmeno, ma di corrergli subito incontro.
Ma lui non capì, mentre lei scendeva rapida i gradini di marmo della magione, lui spazientito era già lontano.
Giulietta, arrivò nel piazzale dove aveva visto l’amore. Ma non c’era.
Non uno spillo, ma un pugnale le attrevrsò il cuore colmo d’amore.
Morì all’istante.
Lui non la seppe aspettare. Lui non l’aspettò, non ebbe fiducia.
Forse era l’amore che voleva, ma non lei, nella sua persona.
Forse era la paura che lo spinse ad andare via, magari già l’aveva veduta scendere.
Non si seppe mai.
Nel giardino di Giulietta, giaceva il suo cuore tra le ortiche spinose, come una rosa recisa destinata al declino.
Amore triste anodino.
Romeo le rubò la vita.Ma lei mai lo odiò. Lo amava troppo.
Non era di Romeo la colpa. La vita lo aveva segnato, ferito sferzato.
E per troppo tempo aveva osservato i balconi alti ed irragiungibili, da non notare quella porta aperta, spalancata per lui. Troppo spesso aveva guardato nella stessa direzione la luna, senza accorgersi che altri occhi guardavano lui.
Giulietta ebbe una colpa, non si affacciò al balcone, come usanza era per le dame della regione.
Ma non perchè non l’amasse, ma perchè lo amava in maniera diversa dalle altre.
Lui non capì.
Non ebbe volontà di attentere.
O forse coraggio di abbracciarla mentre lei veniva fuori dal suo sogno, affacciandosi a
lui, per intero, dalla porta.
Rapido attraversò l’ombra della notte Cupido, e sparì tra i viali e i roseti tristi.
Abbandonò le sue frecce per piangere, quell’Amore perso, per sempre.
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Posso estendere lo stesso ragionamento anche all’amicizia? Quante volte una parola non detta spezza un’amicizia? Quante volte un comportamento frainteso porta all’allontanamento? Basta così poco, in amore e in amicizia, dire “ti voglio bene”. Bello scritto, complimenti!
Vi ringrazio…è una pagina d’amore…nn felice, ma lo è.
Coinvolgere gli altri, per regalare il senso assoluto della propria verità descrittiva…
Un abbraccio grande
Ciao Queen. Ha ragione Valeriuscorvus quando sottolinea la tua grande capacità di coinvolgere il lettore…
Quanti amori andati in frantumi per impazienza ed incapacità a comunicare….
sai coinvolgere il lettore, quantomeno hai coinvolto me … mi sono sentito un pò Romeo … ed ho pianto per Giulietta … quante le incomprensioni? Quante parole mai dette e spalle voltate alla luce er stupido orgoglio e fretta e paura …
scrivi divinamente ciao
Troppo amore?Troppe cicatrici?Cecità?
In fondo, le ali dell’amore non sono così ampie..