La discesa non finiva mai. Aveva la sensazione che fossero passate delle ore da quando aveva cominciato a scendere quella scala, a furia di gradini le gambe le dolevano, i polpacci erano di granito. La luce, man mano che s’avvicinava al centro della terra, anziché sfumare sembrava aumentare. Le pareti rocciose brillavano come se fossero ricoperte di lamé.
Quando era tornata a casa dalla gita scolastica allo zoo era successa una cosa molto strana: rientrando nella sua stanza aveva trovato una pergamena arrotolata sul letto, scritta con inchiostro verde e conteneva un invito.
La signoria vostra è invitata stanotte alle ore 24 alla cerimonia nuziale che si terrà nella sala delle ninfee accanto al lago.
Quale lago? E chi erano gli sposi? Sotto alla scritta c’era anche una mappa che indicava la strada da prendere e tutto faceva pensare che l’entrata fosse la porta della sua cantina. C’era stata molte volte, non aveva mai notato niente di particolare laggiù. Probabilmente era uno scherzo di suo fratello.
Dopo cena aveva studiato un po’ prima di andare a letto e quando si era fatta l’ora di dormire, si era messa sotto le coperte, ma la curiosità era stata più forte della stanchezza.
Raggiunse una specie di pianerottolo: davanti a Giada c’era una porta con sopra incisa una scritta.
E’ l’abilità del tagliatore di diamanti che svela la bellezza che giace nascosta nelle pietre.
Che significato poteva avere quella frase?
Tentò di girare la maniglia, ma sembrava bloccata. Non sapeva cosa fare, forse doveva tornare indietro e lasciarsi alle spalle tutta quella strana storia. Stava quasi per risalire le scale, quando udì i rintocchi di un orologio: era mezzanotte. Appena l’ultimo suono svanì nell’aria, la porta si spalancò lasciandola di stucco: la Sala nelle Ninfee apparve in tutta la sua bellezza.
Appena varcò la soglia, il suo pigiama si tramutò in uno sfavillante abito nuziale, tutto ricoperto di piume bianche luccicanti. Giada s’avvicinò alla riva del lago per specchiarsi nell’acqua limpida e la sorpresa di ciò che vide fu così grande che a momenti non vi cadde dentro. Non era più la bambina che tutti prendevano in giro per l’apparecchio ai denti e gli occhiali da vista, ma una splendida donna.
Alle sue spalle comparve l’immagine di sua madre che le diceva: “Alzati o farai tardi!”
Giada aprì gli occhi e si trovò nella sua stanza. La sveglia segnava le 7.30. Si alzò in fretta per correre allo specchio ed eccola là, la bambina di sempre. Aveva sognato tutto? Che peccato, si era sentita così speciale! Forse c’era un messaggio nascosto in quel sogno, doveva pensarci su. Di tempo n’avrebbe avuto a sufficienza, dopo tutto oggi era solo il suo dodicesimo compleanno.
Perché in genere si ha sempre voglia di crescere in fretta quando si è bambine e di ritornare indietro quando di è grandi?
un sorriso, Francy.
un abbraccio, Manuela
Sapessi quanti racconti ho a metà:-)
Per me dovresti usare questo gioco per andare oltre perché l’idea è davvero buona e – visto che nella società occidentale – non esistono riti che segnino il passaggio dall’infanzia all’adolescenza per le bambine…potresti scrivere un bel libro che dia conforto alle ragazzine che subiscono tutte le inquietudini legate al cambiamento del proprio corpo…
E’ nato come un gioco, bisognava stare entro un certo numero di battute e inserire sette parole chiave apparentemente slegate tra loro rendendo il tutto omogeneo: per questo è corto.
Come favola non è male…è uno scritto che si basa su delle buone idee ma che tende a svelare troppo presto i misteri che cela….