-VI-
(Dalle pagine del diario di Mara…)
12 novembre 2004.
H 21.57
(Dalle pagine del diario di Mara…)
12 novembre 2004.
H 21.57
“Ogni cosa passa veloce, e la luce fioca e priva di forza dello scompartimento mi tiene compagnia, assieme a questo silenzio imperante.
Appoggio la testa contro il finestrino e rimango ad osservare, come posso, il paesaggio notturno.
Io sono qui da sola…con gli occhi fissi…assorta.
Il rumore costante e sempre uguale, m’ induce a riflettere.
Forse è questo che hanno dalla loro i treni ,ti lasciano il tempo per pensare.
Ho sempre amato il viaggio, più che la destinazione, ho sempre preferito l’attesa al resto, le partenze agli arrivi, prefigurandomi tanto e niente.
Ma avrò fatto bene, a lasciarmi tutto alle spalle? E soprattutto Marco come starà?
E’ stato orribile, quando è venuto a cercarmi a casa, far finta di non esserci.
I miei genitori, i miei amici, i miei colleghi mi hanno retto il gioco tutti quanti.
Se solo immaginasse le mie ragioni reali, se solo lui sapesse la verità….
No, spero che non venga mai a saperla, non adesso almeno, forse un giorno magari.
Non m’avrebbe lasciata andare a Parigi, non me l’avrebbe permesso….non per Jean.
Saperlo in fin di vita, ha risvegliato in me sentimenti, che credevo smarriti ed assopiti per sempre.
Ma il cuore segue regole strane, e sentire la sua voce al telefono dopo questi anni, ha cancellato tutto “il male” che m’aveva fatto, i suoi tradimenti.
Sentirlo piangere, sentirlo chiedermi scusa per tutto quanto, sentirgli dire che avrebbe voluto rivedermi, e avermi vicino prima del suo delicato intervento, mi ha portato alla mente quel dicembre del 2001, quando lo rividi per l’ultima volta, quando mi lasciò, ma anche i suoi occhi, il suo sorriso, e quanto di bello ci fu prima.
Nella vita si è portati a fare delle scelte, che spesso la ragione, non può spiegare.
Ma non è con quella che ho a che fare adesso, sto seguendo l’istinto.
Forse sbaglio, ma sono decisa a giocarmi questi ultimi anni passati con Marco, e ad accollarmi tutte le conseguenze delle mie scelte, so che non potrò tornare indietro.
O forse, mi serviva una forte spinta per staccarmi da lui, una motivazione reale ed inoppugnabile, avevo bisogno d’essere messa alle strette.
Sono una codarda probabilmente, ma mi rendo conto solo ora che io non amavo lui, quanto lui me.
Ma ero talmente soffocata dal suo amore, così immenso da colmare anche le mie mancanze, da non riuscire a vederci chiaro.
Jean, non mollare, giungerò presto da te, perché lo so che mi vuoi ancora bene, e quando me lo hai detto in lacrime al telefono, non mi sono meravigliata, ne ero quasi sicura.
Non voglio scendere, da questo treno in corsa, perdonami Marco!
Rimarrò qui, mi lascerò scivolare addosso ogni cosa, in questa mia iperbolica presa di coscienza, anche se mi chiedo a che pro, scrivo queste righe, che nessuno esclusa me leggerà.
O forse, la destinataria sono proprio io, nessun’altra……solo e soltanto Mara Bonifacio, studentessa universitaria, capace di morire per le sue convinzioni, di mollare tutto, di mettersi in gioco ogni volta, per quello in cui crede, l’amore, il suo amore, quello che non ha potuto mai dimenticare, Jean, che ha cercato inutilmente in altre persone, in altri baci e abbracci, ma che non ha mai ritrovato.
Ho lasciato il certo alle spalle, ma corro da te, tu hai bisogno di me, o forse sono io quella che ha davvero bisogno d’aiuto, della tua forza.
Immaginarlo in un letto d’ospedale, mi fa star male, e il pensiero e l’eventualità di non poterlo mai più rivedere, è un’angoscia troppo grande.
E’ vero, mia madre ha ragione, potevo anche non andare, visto quello che m’aveva fatto.
Mi ha tradito, e quando l’ho perdonato, mi ha pure lasciato addossando a me ogni colpa.
Ma io non ragiono con la mente….io ragiono con …..”
Appoggio la testa contro il finestrino e rimango ad osservare, come posso, il paesaggio notturno.
Io sono qui da sola…con gli occhi fissi…assorta.
Il rumore costante e sempre uguale, m’ induce a riflettere.
Forse è questo che hanno dalla loro i treni ,ti lasciano il tempo per pensare.
Ho sempre amato il viaggio, più che la destinazione, ho sempre preferito l’attesa al resto, le partenze agli arrivi, prefigurandomi tanto e niente.
Ma avrò fatto bene, a lasciarmi tutto alle spalle? E soprattutto Marco come starà?
E’ stato orribile, quando è venuto a cercarmi a casa, far finta di non esserci.
I miei genitori, i miei amici, i miei colleghi mi hanno retto il gioco tutti quanti.
Se solo immaginasse le mie ragioni reali, se solo lui sapesse la verità….
No, spero che non venga mai a saperla, non adesso almeno, forse un giorno magari.
Non m’avrebbe lasciata andare a Parigi, non me l’avrebbe permesso….non per Jean.
Saperlo in fin di vita, ha risvegliato in me sentimenti, che credevo smarriti ed assopiti per sempre.
Ma il cuore segue regole strane, e sentire la sua voce al telefono dopo questi anni, ha cancellato tutto “il male” che m’aveva fatto, i suoi tradimenti.
Sentirlo piangere, sentirlo chiedermi scusa per tutto quanto, sentirgli dire che avrebbe voluto rivedermi, e avermi vicino prima del suo delicato intervento, mi ha portato alla mente quel dicembre del 2001, quando lo rividi per l’ultima volta, quando mi lasciò, ma anche i suoi occhi, il suo sorriso, e quanto di bello ci fu prima.
Nella vita si è portati a fare delle scelte, che spesso la ragione, non può spiegare.
Ma non è con quella che ho a che fare adesso, sto seguendo l’istinto.
Forse sbaglio, ma sono decisa a giocarmi questi ultimi anni passati con Marco, e ad accollarmi tutte le conseguenze delle mie scelte, so che non potrò tornare indietro.
O forse, mi serviva una forte spinta per staccarmi da lui, una motivazione reale ed inoppugnabile, avevo bisogno d’essere messa alle strette.
Sono una codarda probabilmente, ma mi rendo conto solo ora che io non amavo lui, quanto lui me.
Ma ero talmente soffocata dal suo amore, così immenso da colmare anche le mie mancanze, da non riuscire a vederci chiaro.
Jean, non mollare, giungerò presto da te, perché lo so che mi vuoi ancora bene, e quando me lo hai detto in lacrime al telefono, non mi sono meravigliata, ne ero quasi sicura.
Non voglio scendere, da questo treno in corsa, perdonami Marco!
Rimarrò qui, mi lascerò scivolare addosso ogni cosa, in questa mia iperbolica presa di coscienza, anche se mi chiedo a che pro, scrivo queste righe, che nessuno esclusa me leggerà.
O forse, la destinataria sono proprio io, nessun’altra……solo e soltanto Mara Bonifacio, studentessa universitaria, capace di morire per le sue convinzioni, di mollare tutto, di mettersi in gioco ogni volta, per quello in cui crede, l’amore, il suo amore, quello che non ha potuto mai dimenticare, Jean, che ha cercato inutilmente in altre persone, in altri baci e abbracci, ma che non ha mai ritrovato.
Ho lasciato il certo alle spalle, ma corro da te, tu hai bisogno di me, o forse sono io quella che ha davvero bisogno d’aiuto, della tua forza.
Immaginarlo in un letto d’ospedale, mi fa star male, e il pensiero e l’eventualità di non poterlo mai più rivedere, è un’angoscia troppo grande.
E’ vero, mia madre ha ragione, potevo anche non andare, visto quello che m’aveva fatto.
Mi ha tradito, e quando l’ho perdonato, mi ha pure lasciato addossando a me ogni colpa.
Ma io non ragiono con la mente….io ragiono con …..”
…(continua…)
***
(Estratto da "Spes Ultima Dea" e-book di Irene Leo/Psiche)
Scritto bene.
Diceva Flaubert: “Madame Bovary sono io!”
Un autore sta sempre nelle sue parole, anche se le vicende possono non riguardare direttamente la sua stessa vita personale. L’autore sta sempre nelle sue parole.
Poi al di la’ di questo, scorgiamo in questo brano i tratti della grande narratrice.
Un applauso per Irene…
…mi permetto d’aggiungere che la scontata storia con la scontata trama solitamente annoia…infine non è detto che ciò che si gradirebbe sia poi realizzabile, nei romanzi come nella vita. ciao a tutti. Manuela
…non tutti i caratteri e le personalità sono “prevedibili” o inquadrabili…
Non esistono “super uomini”…la fragilità è parte dell’essere umano
Ho delineato una donna contraddittoria che segue l’istinto…Volutamente.
e poi in uno scritto a tema sentimentale…non c’è una regola di fondo.
L’amore diventa anche distruttivo…
Anche ma non solo…è chiaro.
E l’imprevedibilità è chiave del mistero…
“Un equilibrio sopra la follia” qualcuno direbbe…..
😉
:***
Anche se non è il tuo diario, il comportamento della protagonista mi lascia comunque perplessa…
Le regole è giusto romperle in amore, ma per un amore vero, totale e reciproco…non per un rapporto buco nero e dissanguante…
Non trovi?
Baci
Cara Ily…nn è il mio diario…o cronaca della mia vita…è la parte iniziale di un mio libro…
Dunque benchè in ogni scritto ci sia sempre un parziale di ottica personale di chi scrive…è oggettivamente che va letto…almeno in questo caso sì.
Ti abbraccio
Ciao tesoro,
anche io ho fatto pazzie per amore, e probabilmente se avessi incontrato il mio attuale compagno quando già ero accompagnata con qualcun altro – o lui con qualcun’altra, on entrambi – avrei perso la testa per lui ed avrei messo la mia etica in un angolo della mia mente seguendo l’istinto e l’amore cieco…
Ma quello che non capisco è fare le pazzie per una persona che, alla fine, non ha saputo amarti…che ti ha tradito, che ha divelto le motivazioni di una amore dalle sue fondamenta…
Forse lo stai idealizzando troppo…
Un abbraccio