E parlai di noi ad un fiore, credendo che mi potesse ascoltare; scandendo bene ogni parola per cercare di non annoiarlo e spostare ogni tanto il mio sguardo per veder se mi stava ascoltando. Gli raccontai del nostro folle amore; intenso come il rosso dei suoi petali; immenso come l’apertura al cielo del suo busto; timido e selvaggio come le sue foglie verdi accasciate su lor stesse. Parlai di noi a un fiore per più di un ora credendo che mi stesse ad ascoltare, nelle prime ore del mattino, quando l’aria fredda irrigidisce le tue parole. E gli raccontai ancora di come una mattina quel folle sentimento cessò come un battito d’ali di una farfalla intimidita dal sole, e ne restai ferito, accasciato come foglia morta su me stesso. Guardai il fiore per un attimo intenso e vidi che piangeva insieme a me. Non mi convincerò mai che quelle lacrime fossero rugiada.
Molto bello e delicato questo tuo breve racconto. E bellissima e poetica la sua conclusione, con il fiore che sembra partecipare al dolore. Bravo, Lenio.
E’ bello credere a qualcosa pur sapendo quello che non è, se ci può aiutare a superare momenti difficili: rugiada o lacrime, nebbia o sospiro……
Una prosa delicata…
Il bisogno di raccontare a qualcuno di quest’amore così intenso.. A volte si può avere l’impressione che il nostro interlocutore non ci stia ad ascoltare.. salvo poi rimanere stupiti nel constatare il contrario…
Un abbraccio
Ars
queste tue parole sono molto intense come intenso è l’amore… ma anche molto tristi