Nell’ambito della Rubrica “Leggiamo Insieme” – Presentazione di libri on line, presentiamo “Il tempo dei bambini ed altre ipotesi” di Beatrice Bausi Busi.
“Una raccolta di racconti, questa, che coglie il senso della vita e delle cose. E che trascina.” Scrive Nicla Morletti, nella recensione pubblicata nel Portale Manuale di Mari.
Leggiamo e commentiamo un racconto tratto dal libro. L’autore leggerà i nostri commenti e risponderà in questo Blog.
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DA “IL TEMPO DEI BAMBINI” DI BEATRICE BAUSI BUSI
Lettera a un genio
2 maggio 2007, ore 2.00
“Bè, mio caro: inizialmente, che delusione! Tutti fantasticano di trovare la tua lampada in qualche luogo romantico, che so… baule in soffitta, “mercatino delle pulci”, polveroso scaffale d’un affascinante negozietto d’antiquariato, dove un vecchio ammiccante e cerimonioso mercanteggi per un bel po’ sul prezzo da attribuire allo strano oggetto che occhieggia tra un’antica ceramica e un tomo rilegato in pelle… mica d’averla tra le mani dopo che un cane l’ha scovata in una discarica!
Ma è andata così. Chiamo seccata Brando, pastore maremmano che – sordo a ogni divieto – adora ficcarsi tra i rifiuti, lui torna con questa roba in bocca. “Cos’hai lì?… e molla!”
Per togliere un po’ di bava e vedere meglio cos’era strofino con lo straccio finto – scamosciato che ho in tasca, in genere usato per pulire il parabrezza. All’uscita repentina di tutto quel fumo, cosa volevi facessi?
Adesso mi dispiace d’averti scagliato via urlando, ma che vuoi… viviamo in un momento in cui di ordigni esplosivi purtroppo si parla quotidianamente; dai terroristi a Unabomber, gente che s’intende di come far saltare gli altri pare ce ne sia un’enormità. Anche quando ho sentito la voce cantilenante – “Ordina, padrona, io ti esaudirò” – provenire dalla fumosa sagoma azzurrina, sinceramente ho pensato ad uno scherzo idiota… che so, delle mie amiche: contando sul fatto che è un buon cane ma (tutto sommato) disobbediente e testardo… avessero messo nella discarica qualcosa che accostandosi emana un ologramma? I cani vanno dritti verso le cose insolite, hanno un odore nuovo. Mi sono avvicinata solo quando ho sentito piangere: cavoli, avessi scambiato dei lamenti per quella voce nasale e melliflua, la gente butta i neonati nei cassonetti e a volte vengono trovati vivi – grazie a Dio – proprio così, per caso. Eri lì, accucciato e frignante, turbante di sghimbescio, spalle scosse dai singhiozzi. Non un bebé, ma piangevi allo stesso modo, con voce acuta, straziante, farfugliando: “Non mi vuole… neanche questa volta, nemmeno questa qui!”. T’ho fatto sobbalzare col mio “Ehi!” ma mica potevo batterti un colpetto sulla schiena, ti pare?…
Dalla meraviglia, vedendomi vicina a te, hai sgranato gli occhi bellissimi, bistrati.
“Sono tuo servo, il Genio, vedi? Ti prego, dimmi cosa desideri, sono secoli che nessuno mi fa più l’onore di servirsi di me: maledetta Epoca dei Lumi: tutti a negare fantasia, antiche favole, magia… Su, dimmi cosa vuoi per favore, odio sentirmi inutile, è umiliante!” hai detto stringendo pugni azzurri, serrando bei denti, celesti pure quelli. Guardo il cane: Brando siede tranquillo, gli occhi sono tornati quelli di un cucciolo. Tu, ragazzo di fumo dalle belle fattezze mediorientali, attendi ansioso, il petto trasparente ma piacevolmente muscoloso nell’affanno fa alzare ed abbassare il gilet damascato, pantaloni a sbuffo un po’ stropicciati, babbucce dalla punta curva all’insù… tutto come da copione, gradevole però.
“Senti – ti ho detto – accompagnami, che strada facendo parliamo: ho una certa ideuzza…”
Ci siamo avviati, Brando trotterellava alle calcagna, ti ho spiegato tutto.
A pochi metri dall’edificio eri tutt’un sorriso, gli occhi brillavano: come me, trovare dopo un vagabondare infinito la casa definitiva ti è sembrato meraviglioso. Mi hai salutata proprio come nelle favole, è stato bello, emozionante, l’aerea mano che sfiorava appena il cuore, le labbra, la fronte.
Poi – assottigliandoti sino a divenire un filo – sei rientrato nello stretto beccuccio della lampada. Svelta l’ho intascata prima di suonare il campanello e farmi accompagnare, come ogni giovedì, dal professor Vanni.
E’ al finale questa mia che tu non leggerai, caro ragazzo cilestrino, volevo annotare la particolare serata di ieri.
Patti chiari: il prossimo padrone è Vanni, perfetto conoscitore dei tuoi dialetti: potrai parlargli con reciproca soddisfazione nella tua lingua, chiarirgli annosi dubbi. Quando Vanni – come gli altri è anziano ma molto lucido – sentirà che la sua ora si avvicina “passerai” al curatore della sezione vasellame, poi alla ricercatrice di miti e leggende, al traduttore di scritture arcaiche del bacino del Medterraneo, al cartografo innamorato delle tue terre. Cosa potevo chiedere per me?
Denaro, ritornare giovane, un amore, viaggi? Sono una vecchia ragazza appagata da quello che ho avuto. Ho viaggiato tanto facendo l’hostess, non cercavo che un cantuccio tranquillo. Dalla morte di papà, vivo con Brando in un monolocale zeppo di libri, al limite della città a un passo da prati e ruscelli e sì, va bé, anche abbastanza dalla discarica ma la gente ha cominciato a buttar qui roba dopo un po’ che l’avevo comprato: esco col cane, leggo, dormo, ogni tanto un’amica con la quale condividere interessi e svaghi. Mi basta.
Adesso chiudo questa mia. ‘Notte Genio e buona eternità.”
Spenta la luce, Brando sospira soddisfatto allungandosi sullo scendiletto. Chiarore di plenilunio filtra dalla finestra fin sul comodino dove s’intravede un’altra sorridente figura azzurra, incorniciata. Ha lo sguardo intelligente, i baffoni, la fisionomia di papà, appassionato cultore di favolistica araba e fondatore della “Casa di Riposo per studiosi del Medio Oriente”.
Neanche io mi ricordavo di questo mio commento, e mi ha fatto molto piacere rileggerlo. Vedi Beatrice, niente di ciò che diamo si perde, come l’acqua che cade rimane nel terreno riserva per le piante così l’amore che doniamo agli altri non scompare mai. A distanza di tempo riscopriamo parole dette, frasi dimenticate, occasioni per volerci ancora più bene. Un carissimo abbraccio!
Fantasia, immaginazione, c’é di tutto, e poi scrittura brillante, ecologia. Una bellissima lettera che fa parte di un bellissimo libro di una donna follemente innamorata del prossimo. Io l’ho letto in un fiato, e mi é piaciuto molto. Complimenti Beatrice, Lenio.
Mamma mia Lenio… mi rendo conto adesso che non avevo mai risposto a questo tuo commento… e spero di essere in tempo a rimediare con un abbraccio di vero cuore, come ormai abituale tra noi. Mi conosci bene: per me il tuo apprezzamento è un dono che non finisco mai di “scartare” e gustare! Grazie caro, alla prossima! BBB
Che bella lettera! Complimenti vivissimi
Daniela Quieti
Anche con te, Daniela cara, ero in debito… mi puoi perdonare? Ti giunga un grosso bacio, come quelli che si scambiano con infinito amore labbra e guance di bambini felici, un bacio… di quelli di una volta, con “lo schiocco”! Beatrice B B