Una favola d’amore

“Papà, mi racconti una favola?”. “Certo! Che animali vuoi stasera?”. “Allora… un leone, un topo e… un elefante! Con tanti, tanti scherzi!”. Certo, ho nostalgia di quei momenti quando tutte le sere raccontavo a mia figlia una favola. Adesso è grande, ha diciannove anni e non ne ha più bisogno. Non era facile inventare così, su due piedi, qualcosa che la facesse ridere. Ecco, ci sono! Il leoncino compie sei anni e stasera darà una splendida festa di compleanno! Naturalmente ha invitato il suo migliore amico, il topo e… quel grassone dell’elefante! Il quale entra nella sala e sfascia tutto, compreso il tavolo con le tartine e i dolci preparati con tanto amore da tutti gli animali della foresta! Ma ecco che arriva la torta. Il leoncino soffia con tutta la forza che ha sulle sei candeline azzurre ma non sa che quel birbone del topolino ha nascosto una bomba all’interno del dolce. Che boato! La criniera del futuro re della foresta è tutta ricoperta di crema chantilly! Mia figlia ride divertita, con i suoi dentini impastati di dentifricio. “Adesso a letto!” le grido. “Ancora, papà, un cane, un gatto…”. “A letto! E’ tardi!”. “Va bene, e allora quella del dottore cieco… e poi vado a dormire, te lo prometto!”. Questa favola era la sua preferita. Raccontava di un cagnolino malato e di sua madre che, a causa dell’alta temperatura che aveva suo figlio, era costretta a chiamare un dottore. Questi arrivava e preparava una grossa siringa, ma poi, cieco com’era, sbagliava sempre mira e finiva col fare la puntura alla madre oppure l’ago andava a conficcarsi in una parete della cameretta. Mia figlia ride ancora, poi mi dà un grosso bacio sulla guancia e se ne va davvero a dormire. Le favole! Mi piacciono tanto, forse perché sono senza tempo, c’era una volta, ricordate? Oppure, tanto e tanto tempo fa…Sono anche senza uno spazio ben definito, per esempio l’azione non si svolge in una data città ma in un castello lontano lontano…oppure in un regno ai confini del mondo. Vorrei ancora raccontarti favole, figlia mia, perché penso che siano più vere di quanto non si pensi. La favola è sorella del sogno, e parla di quello che noi desideriamo essere o vorremmo fare. Un castello incantato, un verde bosco nel quale vivere al posto di queste nostre inquinate città che ci fanno ammalare i polmoni. E storie d’amore, con tanti animali felici, e maghi, e streghe, e una dolce principessa che alla fine della favola incontra il suo principe azzurro. Vissero sempre felici e contenti, così finisce la storia. Nessuno muore di fame, nessuno viene dilaniato dagli orrori della guerra o finisce violentato in qualche angolo buio. Anche la nostra vita, sai, è stata una favola. Proviamo a scriverla. C’era una volta, in un paese lontano lontano …un castello incantato con altissime torri che sfioravano le nuvole. Ci vivevano un re e una regina, che si amavano moltissimo ma erano tanto, tanto infelici. Il motivo della loro infelicità era che desideravano avere un figlio che però non arrivava. Un mago disse loro che avrebbero dovuto compiere un lungo viaggio perché da qualche parte esisteva una bellissima bambina che li aspettava. Si misero in cammino e dopo tanto, tanto tempo giunsero in un paese dove c’era una grande casa con bambini dentro che aspettavano un babbo e una mamma. La loro figlia era chiusa lì dentro, e come aveva previsto il mago, li aspettava. C’era però un incantesimo da rompere, un antico incantesimo imposto da una maga cattiva, nemica acerrima della famiglia reale. Il re e la regina dovettero ripartire alla volta del castello senza la loro figlia. Era necessario che aspettassero ben sei lunghi mesi trascorsi i quali sarebbero potuti andare a riprenderla. Pioggia, grandine accompagnarono quel triste periodo che non finiva mai. Il gelo attanagliava in una morsa il cuore dei due poveri regnanti. Finalmente, un giorno di primavera, giunse il momento tanto atteso, e i tre poterono riabbracciarsi di nuovo e intraprendere insieme il lungo viaggio di ritorno. Al loro arrivo al castello incantato si accesero tutte le luci e fu fatta festa grande . Il re e la regina finalmente erano felici, e la loro felicità non avrebbe mai avuto fine. Sono passati tanti anni e qualche volta ripensano al loro viaggio e ai tanti bambini chiusi nella grande casa. Sono ancora là, e stanno ancora aspettando qualcuno che vada a prenderli. Ma questa non è una favola, questa è la realtà.

4 Commenti

  1. Carissima Marisa, grazie del tuo meraviglioso commento. Complimenti per i tuoi risultati con il libro Qualunque cosa accada amala, che a quanto vedo sta andando molto bene. Appena torno da Torino comincio a leggerlo e ti farò sapere. Sono sicuro che anche tu possiedi l’arte, certamente rara, di arrivare con le parole fino al cuore, e di cercare con l’amore l’aria pura per respirare meglio in questo mondo fatto di brutte realtà quotidiane. Le favole servono eccome, noi lo sappiamo bene se vogliamo rimanere fanciulli dentro, e non perdere mai le nostre speranze. Basta saper, come dici tu, cogliere il sorriso di un bimbo, il canto di un uccello, il profumo di un fiore nel quotidiano trambusto e soprattutto farli notare a chi ci vive accanto. La bellezza é accanto a noi, basta coglierla e non scacciarla con l’egoismo, l’odio, la cattiveria. Quante idee belle abbiamo in comune! Quanto amore per la vita! Spero proprio di rivederti a qualche bel premio e parlare di nuovo con te. Un abbraccio, Lenio.

    • Carissima Daniela, complimenti per i tuoi successi. Oggi 16, a Viareggio, speravo di incontrarti ma ho saputo che non ci sarai. Mi dispiace molto e spero di rivederti a una prossima premiazione. Grazie per i tuoi commenti sempre così benevoli, un abbraccio Lenio.

  2. Lenio caro,
    Come al solito i tuoi scritti sono “speciali” ed arrivano fino al profondo del cuore! Ognuno di noi vorrebbe dire cose che gli altri però sanno scivere con eleganza e sensibilità.
    E’ vero, il mondo delle favole è l’intramontabile luogo dei sogni, degli ideali mai raggiunti, il luogo del cuore e dell’Amore.
    Siamo cresciuti tutti con le favole, ma sarebbe ancor più bello se riuscissimo a realizzare la più bella favola nella nostra realtà quotidiana, e se anche i nostri figli ed i nostri nipoti potessero ancora credere che il mondo delle “favole” si può raggiungere anche nella povera vita di tutti i giorni. Il sorriso di un bimbo, i fiori, i profumi,il libero volo degli uccelli, i ricordi e quanto rende importante il nostro esistere sono i piccoli “miracoli” a cui assistiamo giornalmente. E’ un miracolo la vita stessa, dono prezioso ed unico, al quale spesso per indifferenza, per noia diamo scarsa importanza! Grazie Lenio di avermi fatto “respirare” qualcosa di antico e bello! Spero di non dimenticare mai di rimanere “fanciulla” nel mio cuore! Un abbraccio Marisa

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