Nel dormiveglia, atterrito dai soprassalti dei risvegli improvvisi, mi sembrò d’immaginare la presenza di mia moglie seduta su quella panchina, lì accanto a me: non ero mai riuscito a parlarle come avrei voluto e dovuto. Forse perchè mi ero sempre stato convinto che fosse scontato quello che invece avrei dovuto dirle.
Provai allora a recitare a me stesso il le parole che avrei finalmente voluto rivolgerle, proprio quella squallida notte, se l’avessi avuta vicina:
‘Nel labirinto dei miei pensieri il tuo ricordo è come una silenziosa sirena, dallo sguardo sfuggente, che mi conduce per mano sempre più giù; dove l’acqua è più blu e non si vede più la luce del sole. E mi smarrisco fiducioso in quella guida, che mi fa volteggiare in un veloce e vorticoso turbinio di sentimenti contrastanti. Eppure così coerenti da convincermi ad arrendermi a lasciarmi trascinare. E l’ebbrezza di quella stretta di mano mi convince, oramai abbandonato nell’abbraccio inebriante e soave di un’ ineffabile dolcezza, a portare avanti un viaggio alla cieca, troppo veloce per capire dove mi porterà.
E continuo a riemergere improvvisamente per prendere respiro ed a rituffarmi per scendere sempre più giù nei sentieri del tuo cuore e della tua mente; troppo semplici ed, insieme, troppo complessi, per avvertire qual’ è il giusto percorso da seguire.
Eppure non so perchè devo farlo, affiancato da mille interrogativi e mille certezze, ma con un convincimento profondo che il miele del tuo pensiero mi porterà ad approdare su di una spiaggia calda e sicura.
Lì il sole continuerà ad inondarmi gli occhi e l’anima, nutrendo la mia fame mai sazia d’assoluto , ma saziandomi di motivi per continuare a vivere; e per convincermi che vale la pena di tentare una nuova strada.
Forse è quella che ha in serbo il Destino per me, un Destino che sembra essere, finalmente, sempre più intelleggibile, ma sempre più inaspettato; cui non posso, per definizione, sfuggire.
Devo seguirla questa sirena, anche se ho paura di perdermi e di morire a me; per poi rinascere in un’altra realtà, troppo piena di incognite perchè possa immaginarla.
Ma desidero intraprendere questo viaggio nel mio cuore, nel tuo cuore, perchè Dio così sembra indicarmi; abbandonando io le mie convinzioni, per aprirmi a nuove comprensioni; perdonando ancora, imparando ancora, tollerando ancora, rispettando ancora, ricominciando ancora; fino a divenire diverso da quello che ero; perchè adesso non so più chi sono, non so più cosa devo fare.
Tu, inaspettato fantasma d’amore, sembri troppo semplice per essere vera, eppure lo sei, vera e semplice.
Ed io, abituato ad inesauribili complessità e complicazioni, faccio fatica a capire questa tua disarmante semplicità che mia accarezza l’animo con estrema delicatezza e riesce a farmi apprezzare le tue leggerissime, eppure così care, così corpose, attenzioni.
Sono affettuosità così pure, tanto dolcemente care, da rischiare di non essere avvertite da me, troppo abituato a riscontri tangibili: tanto da dimenticare la purezza di un amore che vuole volare sempre più in alto, verso il Cielo che mi aspetta.
Indosserò la veste bianca e verrò da te, per cercare, ancora e di nuovo ancora, il tuo sguardo.
Meglio i difficili sentieri del tuo cuore e la sofferenza dai sapori forti , ma tanto soavi, che mi regali, ed i vuoti improvvisi che mi costringono a precipitare, che la mia indifferenza verso di te.
Ho cercato di confondere la mia mente e di inebriare il mio cuore col sopore delle mie fantasie, delicate, leggere, o forti come il sapore del Destino, con tutte le mie forze e con tutte le mie voglie. Ma non sono riuscito che ad entrare sempre di più all’interno dei labirinti dei tuoi giardini; per poi perdermi sempre, sempre di più, nella voluttà della quale mi inondi.
Aprirò le mie braccia e porgerò, non più inconsciamente e non più involontariamente, ma con sorridente e convinta fiducia, il mio petto alla spada della tua mente, quando il tuo cuore sarà smarrito.
Mi realizzerò nell’unico ruolo a me possibile nei tuoi confronti: quello della vittima sorridente che ha gli occhi inondati del tuo sorriso. Rinunzio a tutto, anche ad ogni mio fallimento, per rincorrere il tuo respiro, pur di poter respirarli i tuoi pensieri. Ho voluto dimenticare senza poter dimenticare; ho già sofferto senza voler e poter soffrire realmente. E sono pronto a ricordare ancora ed a non voler soffrire più; ed a voler dimenticare ancora e, così, a poter soffrire di nuovo ; in un’infinita incertezza, purchè essa abbia il tuo sapore ed il profumo dei tuoi pensieri.
é l’unico modo per migliorare e ritrovare me stesso, per cercare di trovare la mia vera identità, per soddisfare la mia necessità di assoluto, nel tentativo di fissarmi all’orizzonte dell’Infinito.
Non riesco che in questo: nel dare per scontato il fallimento di ogni mia volontà e di ogni mia ragione nei tuoi confronti. E cio’ in un tentativo, che resta, continuo nel tempo, di una sopravvivenza i cui unici fine e motivo sono, soltanto, far trascorrere la mia esistenza , in ogni minuto ed in ogni giorno, senza poter pensare al futuro.
E ciò nell’essere obbligato a pensare, adesso e sempre, in un continuo presente, alla tua figura, al fatto che tu ci sei nella realtà, e non solo nell’immagine che gli altri possono avere della mia vita. La mia esistenza ora è l’essere costretto a rinunziare ad ogni possibilità che tu non esista.
La mia vera identità sembra essere il rinunziare ad ogni apparentemente possibile mia identità che faccia a meno della tua identità. Perché mi sembra che la significazione della mia identità è legata indissolubilmente a te, a ciò che penso di te, che non riesco a non pensare di te.
Puoi esserne certa, sei più forte di ogni mia preoccupazione: davanti al pensiero di te scompare tutto lo sgomento e l’incertezza del mio me e torna la felicità. Una felicità protetta, che non svanisce, quella che sa di te, irripetibile eppure sempre nuova e sempre più grande; se mi convinco, e devo farlo, lo voglio assolutamente fare, che non sei una fantasia e sei una realtà, forse troppo mia per esser vera.
Tu ti espandi sempre di più e scacci tutto che non sia te, dalla mia vita e dalla mia mente, soltanto se avverto il senso di te.
Sono sempre io, la bandiera che si esalta al vento che viene da te e che torna a te: le radici dei nostri pensieri sono nel vento, lo sono sempre state. Perché il tuo essere mi viene riproposto, ancora, ed ancora, in una ripetizione senza fine, dal vento di te, un vento che riprende a soffiare ogni volta sempre più forte, sempre più selvaggio, nell’odore che mi porta di te, ogni qual volta credo che receda.
Ecco cos’è sempre stata l’emozione che nel forte vento mi ha sorpreso, ridonandomi ogni volta l’ebbrezza del futuro che m’investe e nel quale affondo, con forza, il coraggio del mio sguardo: è stata sempre la sorpresa di te, una sorpresa inconsciamente sempre attesa da tanti anni, ma sempre presente davanti a me, che non ho saputo capire. Troppi anni , o troppo, pochi per gustare appieno questo così forte senso di te?
Ciao, stellina, stella brillante, stella del mio mattino e stella della mia notte.’.
Da ‘Il mare è in discesa?’ di Sabatino Di Filippo
Cara Federica, puoi leggere i miei quattro romanzi, pubblicati nel periodo 2011-2012, insieme ad un volume di racconti, dalla OTMA Edizioni di Milano. Grazie
Profondo, intenso, coinvolgente!!
Mi piacerebbe leggerlo..
Complimenti. 😉
Federica
puoi rispondermi quando vuoi. Il brano è stato ulteriormente corretto.
Saluti,
Sabatino Di Filippo
Quanto rammarico e quante parole non dette al momento opportuno.In conflitto con se stesso, il protagonista rivive sensazioni ed emozioni, quasi fosse consapevole di aver causato del male o di non essere stato più presente nella vita della donna che gli ha riservato delicatezza e attenzioni.
Complimenti!
Marinella(nonnamery)