Onde
Lascerò che il caldo pomeriggio
annuvoli col bianco delle rocce all’orizzonte,
l’immagine di te
che si sfuma e confonde
con i respiri di questa distanza,
il colore dei tuoi occhi,
il segno incantevole delle tue labbra
nella foschia evanescente.
Sembra non possa muoversi altro
che qualche bava d’acqua su una linea lontana,
il volo dei gabbiani che accarezza
il tripudio della tua voluttà,
il riflesso statico delle barche a vela
centuplica il peso
delle nostre vite.
C’è come il senso di fare un torto all’infinito
a sognare questa calma
al di fuori della dolcezza del tuo corpo,
la pienezza dei tuoi fianchi,
un’onda che abbraccia l’altra
e scrive lettere intelligibili
sulla crosta del mare.
Tutto, qui,
ha un qualcosa di grande,
di non considerato.
La distesa del tuo volto,
con i capelli nel sole.
– Sei come una marina d’estate.
***
La mano fra i capelli
Il pomeriggio dei tuoi capelli castani
si spande dentro alla stanza,
la luce avvolge con il tuo profilo sereno,
i tuoi tratti si perdono
in un incanto di solitudine.
Diventi l’ora più languida
che questa mia vita conosca,
i tonfi sordi che segnano i minuti,
sopra il quadrante sbiancato
dell’orologio d’ estate.
Sul tuo viso
l’insicurezza che hanno le stagioni,
quando il cuore conta i battiti,
come gli anni di una donna.
Sei fragile quanto l’argilla del cortile
che segna il corso della pioggia,
il bianco delle tue braccia –
levigate come la pietra di marmo
delle statue barocche.
Lo sai,
mentre la dolcezza accompagna
il tuo corpo nell’aria,
che basta aggiungere un solo verso
al foglio abbandonato sul tavolino
per comporre la poesia più bella.
Passati una mano fra i capelli,
e l’avrai scritta tu.
***
Taci come il mare –
Taci come il mare,
a ondate lunghe vaporose,
ogni tanto un gabbiano riporta un segno,
non sai apparire,
che nel fischio denso dell’alba,
parli soltanto
con la voce calda del mare.
Sei un’onda che si frange
e ritorna morbida come i tuoi capelli di schiuma
contro al porto, contro ai miei piedi
perché ho anch’io un corpo
che resiste alla sera
al tuo cuore duro, alla distanza.
Resisto la tua meraviglia, i tuoi capricci,
la bellezza infinita del tuo sguardo.
Avvolgimi,
mi avvolga la notte
di tutto quello che mi resta di te,
mi penetri il mare nelle vene,
nei plessi ancor cavi della mia coscienza,
sorrida col sorriso che ha ancora il mondo
e si sovrapponga, disperato, al tuo nome.
***
Acquamarina
Una luce raccolta sul tuo viso
le fievoli note della sera
scorrono lungo il piano dei giorni.
Conducimi nella tua vita,
nella tua esistenza fatta di mare e coralli,
non ti accarezzerò,
finché l’avanzare dell’ombra
giocherà a distanza col sole.
Si dilata l’urlo dei gabbiani
nel senso straziante di una risposta;
detesto chi uccide gli uomini,
i cacciatori,
il razzismo delle anime stanche,
per non vedere il dolore,
un pettine fuso nel bronzo,
che unisce al fuoco
l’ultima ambra dei tuoi capelli.
S’annullano al suono d’un cembalo
i diaspri della notte.
Un’onda di lampare desolata
riconduce tutto in un abbraccio…
Dentro al cerchio dei tuoi occhi
– di acquamarina.
***
Sensualità
Non so leggere in te –
perché sei orgogliosa,
affascinante,
sparpagliata nei tuoi pensieri,
nella tua voluttà.
Ti mescoli con l’aria, sei multanime,
eppure perfetta.
Sei fragile
come il sorriso più lieve di una donna
e sei cedevole,
come un angelo
che non sappia l’amore.
***
Poesie tratte dal libro “Taci come il mare” di Lerri Baldo – Fermenti
Ndr. – Nuova edizione dell’articolo pubblicato nel mese di giugno 2009
Caro Lerri,
il titolo del tuo libro mi ha incuriosita, in quanto “Taci, come il mare”, ha sapore di ossimoro, giacchè nulla più della distesa infinita d’acqua è tumulto, forza, rabbia, passione. Non a caso Baricco, nel suo “Oceano mare”, scrive: “Non lo spegni il mare quando brucia…”.
Ho letto le liriche in vetrina e quelle che hai ritenuto opportuno aggiungere e mi sono resa conto che proprio di ossimoro si trattava. La dea-donna viene identificata con l’aspetto ‘multianime’- splendida esaustiva espressione!-, del mare e ricami sul suo aspetto e sul suo continuo mutare la storia dell’amore, del suo fluire in bonaccia, in danza dell’onda e in burrasca…
Trovo che i tuoi versi siano affreschi mirabili del sentimento che nutri e che pur immaginifici, conservino il dono della fruibilità. Ci inondano , proprio come le creste del mare che tanto ami… e che
io amo quanto te… ci lasciano trepidi sulla battigia ad attendere la prossima emozione, la nuova metafora, l’acme del canto, che inevitabilmente arriva!
Sei ricco di pathos e di ispirazione… continua a navigare!!!
Mentre leggo queste poesie, le cicale, fuori, onorano la sera. Il caldo ancora non s’è sopito. E il mare, quel mare che mi porti nei tuoi versi… mi affaccio al balcone, quasi sperando di vederlo. Gli occhi non sanno vederlo, semplicemente perchè non c’è in questa realtà serale, ma l’anima lo vede, ne sente il canto, ne accarezza il movimento. Come essere in un altrove.
Adorabile “Sensualità” e quest’ultima “Quando ti svegli”, talmente pregna d’amore per una donna da vedere in ogni gesto, in ogni attimo della sua vita, qualcosa di così grande ed infinitamente bello che ogni cosa intorno non ne è degna.
Complimenti vivissimi
Ars
Carissima Arsomnia,
che bel commento intriso di poesia e suggestioni,
davvero ne sono lusingato e felice.
Grazie.
Lerri
“Gentilmente, per ricevere una copia omaggio del mio libro, compatibilmente con la disponibilità delle copie omaggio, la prego di mettersi in contatto esclusivamente via mail con la Redazione indicando il titolo del mio libro e il suo indirizzo postale…”
bellissimi i versi come pure la copertina del libro. auguri!
QUANDO TI SVEGLI
Quando ti svegli
e accarezzi il tuo volto nell’acqua,
perdona la luce fioca dell’alba
che entra dalla finestra
e fa l’amore fra i tuoi capelli di fata.
Quando infili una sottoveste
per vestire più fresca l’estate,
perdona la stoffa che scorre
le linee perfette del cielo,
la stanza,
perdona alla stanza
la forza di non distoglier lo sguardo
di non impazzire
davanti alla tua bellezza.
Quando cammini, alzi gli occhi,
schivi un’immondizia lasciata per terra
perdona le strade, l’asfalto,
il giorno che non è mai bello
come son belli i tuoi occhi.
Quando piove e il cielo s’ annera
perdona le molecole d’acqua e quelle del vento,
che sfiorano la tua giacca mentre mi parli.
Quando lavori, aspetti il tuo turno,
quando sorridi, con gentilezza, a un passante.
Perdona gli uomini.
Perché in loro non potrai mai trovare
l’immagine
-della tua tenerezza.
Lerri Baldo, Taci come il mare, Fermenti 2009
amore, mare,poesia:suggestioni importanti ma nello stesso tempo leggere, come la brezza marina.
queste poesie lascino l’animo calmo, in pace, sereno
complimenti,
ilaria
Cara Daniela,
ti ringrazio sinceramente per la tua osservazione, certo che è così, ed è la cosa più importante. Sono lieto di sentire che queste poesie lasciano un piccolo segno nel cuore di chi le legge, è una sensazione piacevole arrivare all’anima di qualcuno. Anche quando, come nel mio caso, c’è un’anima sola alla quale si vorrebbe poter parlare.
ciao,
lerri
credo che in questi versi oltre all’amore per il mare ci si possa leggere anche, con un pò di fantasia, un’amore profondo per una donna importante.
molto belli e soprattutto prendono tanto
In queste frasi si nota l’amore per il mare, il sole e pr la vita;
frasi che portano chi legge ad immedesimarsi nelle descrizioni nei luoghi, dei paesaggi, dei silenzi e nelle sensazioni che ci offrono.
Trovo queste frasi ricche di spiritualità, mi rendono pensieroso, mi incantano, e mi quietano l’animo.
Lerri mi complimento con lei per le sue parole equilibrate e ricche di fascino.
Grazie di cuore Manual, che dire, sono felice di averti coinvolto in questi pensieri. La poesia non è niente, contano le emozioni, la vita, le sensazioni, che la penna può solo fissare. E’ un complimento enorme dirmi che ti ho fatto pensare, un complimento enorme dirmi che queste parole quietano l’animo.
lerri
“Gentilmente, per ricevere una copia omaggio del mio libro, compatibilmente con la disponibilità delle copie omaggio, la prego di mettersi in contatto esclusivamente via mail con la Redazione indicando il titolo del mio libro e il suo indirizzo postale…”
Nei versi di Leri, ci ritroviamo proiettati “a ondate lunghe vaporose”dinanzi e quasi fin dentro al mare; quel mare immenso che spumeggia – e tace – nelle immagini che ognuno di noi porta al suo largo, nella sua vastezza e profondità, del mare. Ma quello stesso mare si allarga a dimensioni ancor più vaste (“multanime”), dimensioni metafisiche, facendosi immagine del nostro infinito universo incoerente: amore impossibile come il senso dell’eterno navigare e ostile come un immensa muraglia. Un mare in cui gli uomini, monadi afflitte, come onde, annaspano, gemono e spumeggiano, perdendosi in sterili approdi come sogni rumorosi nel silenzio “finché l’avanzare dell’ombra giocherà a distanza col sole”. Vite che “scorrono lungo il piano dei giorni” come onde, “un’onda che si frange”, perché la vita nel presente si infrange in mille scogli e naufraga a salvarsi nel tempo dei sogni e dei ricordi, o delle nuove speranze di “chi arriva per mare”. La vita scivola nel mare come acqua dalle mani, ci trascina, ci inghiotte come turaccioli. Nelle boe di vita che Leri tratteggia, l’ampiezza smodata, oceanica, dei sogni stride alla falsa armonia dell’estenuazione e del torpore salato che li atrofizza. E in quell’inerzia, l’assiduo lampeggio di chimere e il canto delle sirene si alza ad altezze anomale dalla profondita che tace, per frangersi in quello scoglio di mistero che nella sua minuscola, fragile essenza contiene, comunque, ogni marea.
E’ salato il mare di Leri. Eppure immersi in un mondo terrestre immobile ed inerte, in una sabbiosa e desertica zolla di vita, noi abbiamo necessità di una poesia come quella di Leri, a cui, “nel senso straziante di una risposta”, ci approciamo timidi e curiosi come un bambino che ascolta il mare nella sua conchiglia; perché abbiamo bisogno di miraggi (siano quelli sensuali color acquamarina, o quelli più concreti e terreni colorati con rigorosità nell’ultima poesia aggiunta), di salate – ma purtroppo non alate – speranze. La vita può togliere tutto, ma non può togliere il forte silenzio del mare, dove “S’annullano al suono d’un cembalo i diaspri della notte”. E non importa se in quel mare saremo dimenticati, messaggi in bottiglia alla deriva come “Un’onda di lampare desolata”. Esile frangia di terra, lo scoglio non conta: è gelido, è desolato, come un porto da cui non si parte. Il solo modo di vivere è vivere per il mare, cullarsi in quella meravigliosa illusione, avvolgersi in esso, volesse anche dir naufragare. Grazie Leri, per averci fatto appoggiare l’orecchio alla tua magica conchiglia.
Grazie Giuliano per questa critica intensa e poetica, hai letto bene fra le righe delle mie poesie,nell’istanza esistenziale che si nasconde in esse, facendomi dono di un commento profondo e intelligente.
Lerri
Parlando di mare, non posso non postare quest’altra poesia tratta dalla stessa silloge, che affronta il tema in un modo diverso:
CHI ARRIVA PER MARE
Chi arriva per mare
non è un ladro o un criminale,
è una persona che ha perso tutto.
Chi arriva per mare non è uno che vuole rubare
quello che hai tu,
è una persona che ha perso sua madre
morta di stenti per la carestia,
è una persona che ha perso suo marito,
ucciso la notte da qualche guerra,
è una persona che non ha niente,
più niente per vivere,
più niente per lottare nella sua patria,
è soprattutto
una persona che vive e che soffre
e che piange come te,
se hai perso un amore,
se hai perso un parente vicino,
se hai perso il lavoro, o le dita di una mano:
il clandestino non è un delinquente,
il clandestino è una persona come noi
che ha tutto il diritto
di trasferirsi nella nostra terra
dove noi siamo nati per un caso del destino
e avrebbe potuto essere lui
a essere nato qui
-al posto nostro.
E avremmo potuto essere noi
ad essere nati in Africa
-al posto suo.
Chi arriva per mare
non è un ladro o un criminale,
chi arriva per mare è una persona come noi,
e “clandestino” non significa niente,
se non “essere umano”.
Chi arriva per mare
dopo un viaggio nel quale ha rischiato la vita
non può essere rinchiuso in una prigione
solo perché non ha i documenti,
che sono in fondo
dei pezzi di carta.
Poesia del mare, del silenzio che sa donare all’anima ricordi e sensazioni pure e chiare. Una sensualità che si libra leggera nel cielo.Io, sognatrice del tempo, non posso che rimanere affascinata da messaggi d’amore e libertà.
Tanti saluti.
marisan
Ed io non posso che essere lusingato dal tuo essere affascinata dalle suggestioni che queste poesie ti hanno portato. Grazie mille,
Lerri
“Gentilmente, per ricevere una copia omaggio del mio libro, compatibilmente con la disponibilità delle copie omaggio, la prego di mettersi in contatto esclusivamente via mail con la Redazione indicando il titolo del mio libro e il suo indirizzo postale.”
Il linguaggio del mare e’ fatto di sensibilita’ che solo il silenzio interpreta.
Si, perche’ anche il silenzio e’ parola. Parola muta, arrendevole ai gesti.
Sulla spiaggia – ai primi bagliori dell’alba o tra i lampi infuocati del tramonto – la sensualita’ scatena le sue spire. E l’ amplesso – dolcissimo .
incolla due corpi e due anime imperlate dai granelli della rena. Parla, o mare : le tue perifrasi allietano gl’ innamorati e il cuore sa cogliere le tue sfumature che sfuggono ai superificiali. Urla o mare: e i poeti, ascontandoti, sapranno decrittare quell’alfabeto del silenzio che ha le vocali del sentimento e le consonanti dell’emozione.
Gaetano
Caro Gaetano, inutile dire che il mare è una cosa assoluta, e non si sa davvero se venga prima lui, con i suoi azzurri e i suoi profumi, o il respiro dell’anima che esso rappresenta. La nostra anima fatta di silenzi, e come bene hai sottolineato tu, di tramonti infuocati. “Il pettine fuso nel bronzo”. Superficiale già, chi non sente che il mare ha una voce. E che questa voce ha un timbro diverso – di silenzio in silenzio, di stagione in stagione.
La ‘techne’ (l’arte, o la tecnica) di lerri al di là della conoscenza pratica/teorica, comporta una partecipazione consapevole a ciò che viene prodotto/creato: pregnanza musicale, aspetti descrittivi e narrativi, emozioni sono gli elementi portanti di un fare poetico che trova le sue radici nell’eco delle amate suggestioni letterarie. Elementi portanti che, poi, si intrecciano costantemente e avvolgono il lettore in atmosfere evanescenti ma al tempo stesso sensoriali. Piacciono certe espressioni intense, (” … non ti accarezzerò…”) cariche di una sensualità non provocatoria, seppure libera da sovrastrutture censorie. Il percorso letterario di Lerri si sta sicuramente affinando, trovando la sua cifra in un universo femminile “multanime” (come dice lo stesso Lerri) caratterizzato da silenzi che hanno la voce del mare.
Emozione, musica, profumo di pagine lette negli anni della vita… questo più o meno sono io, e su tutto – grazie Francesco – la consapevolezza. Perfino della poesia, della bellezza infinita di questa donna, multanime ma col sorriso già dentro i miei occhi, della possanza struggente – del mare.
Versi estivi. Il mare e l’amore. I sentimenti e le paure. Forza e fragilità. Su tutto, la voglia di vivere. Perchè questa poesia “resiste alla sera” e si nutre di una nuova speranza.
Grazie Valeria per il tuo commento, mi hai ricordato che da quello “specchio” meraviglioso fatto di mare, terra, orizzonti ed amori, possiamo emergere ancora noi, con la nostra unicità e la nostra storia. Resistendo anche alla sera, se necessario.
Seguo incantata questo personale percorso di Lerri Baldo, intessuto di terra e cielo, mare e orizzonti, in cui la figura femminile appare, nella sua mutevolezza e inafferrabilità, specchio di quel Sogno a cui gesti e passi umani eternamente tendono.
Lettura molto piacevole e suggestiva.. Un caro saluto
Gianna
Cara Gianna, hai colpito nel segno: il sogno al quale gli aneliti umani eternamente tendono, fatto di orizzonti, terra e cielo, filo annodato e specchio di quel volto che sempre si ama.