Chi arriva per mare

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Chi arriva per mare
non è un ladro o un criminale,
è una persona che ha perso tutto.
Chi arriva per mare non è uno che vuole rubare
quello che hai tu,
è una persona che ha perso sua madre
morta di stenti per la carestia,
è una persona che ha perso suo marito,
ucciso la notte da qualche guerra,
è una persona che non ha niente,
più niente per vivere,
più niente per lottare nella sua patria,
è soprattutto
una persona che vive e che soffre
e che piange come te,
se hai perso un amore,
se hai perso un parente vicino,
se hai perso il lavoro, o le dita di una mano:
il clandestino non è un delinquente,
il clandestino è una persona come noi
che ha tutto il diritto
di trasferirsi nella nostra terra
dove noi siamo nati per un caso del destino
e avrebbe potuto essere lui
a essere nato qui
-al posto nostro.
E avremmo potuto essere noi
ad essere nati in Africa
-al posto suo.
Chi arriva per mare
non è un ladro o un criminale,
chi arriva per mare è una persona come noi,
e “clandestino” non significa niente,
se non “essere umano”.
Chi arriva per mare
dopo un viaggio nel quale ha rischiato la vita
non può essere rinchiuso in una prigione
solo perché non ha i documenti,
che sono in fondo
dei pezzi di carta.

Da: Taci come il mare, Lerri Baldo, Fermenti 2009

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Lerri Baldo

Lerri Baldo è nato il 19 luglio 1980 e risiede ad Aldeno in provincia di Trento.
Nel 2006 ha pubblicato per la casa editrice Tracce la sua prima silloge poetica dal titolo Se tu fossi più bella ancora, ricevendo numerose segnalazioni e giungendo fra i finalisti in molti concorsi letterari, tra i quali i premi Camaiore Proposta, Poseidonia-Paestum, Histonium, Città di Marineo e Città di Penne. Nel giugno 2009 è uscita per la casa editrice Fermenti la sua seconda raccolta dal titolo Taci come il mare. Le sue poesie si sono classificate ai primi posti in molti concorsi letterari italiani, giungendo nel 2006 a vincere il concorso di poesia Premio Vigonza. Affianca alla passione per la poesia quella per la pittura, cercando per quanto possibile di contaminare le due arti.

www.lerribaldo.it

3 Commenti

  1. Cara Maria Luisa,
    il mio pensiero è che chi ha creato questo mondo non abbia stabilito che nella ricca e benestante Italia possano vivere solo gli italiani. La terra è di tutti ed è assolutamente normale che gli uomini si spostino fuggendo dalle zone divenute inospitali o impossibili per la vita umana. Per questo trovo scorretto che noi ci ergiamo a giudici supremi, permettendoci di dare degli aut-aut a chicchessia. Come se spettasse a noi decretare la vita o la morte delle persone, decidere i loro destini. Noi abbiamo solo la fortuna di essere nati qui. Nient’altro. Qui ci sono delle leggi e tutti quelli che sono in questo paese le devono rispettare, perché lo dice la Costituzione, non perché lo diciamo noi. Ma da questa normale dinamica al prenderci la libertà di sentenziare da semplici cittadini il diritto o meno di altri “cittadini” di entrare in Italia ne passa (l’unico limite dovrebbe essere casomai quello della densità di popolazione, non quello razziale). Non si dovrebbe etichettare le persone come “possibili criminali” solo perché appartengono ad una razza diversa dalla nostra. E quindi non si dovrebbe dire ad una mamma nigeriana o a un bimbo rumeno o a un anziano senegalese: ” tu puoi entrare in Italia solo se, a patto che..ecc…”. Le nostre regole le deve semmai notificare ai nuovi arrivati lo Stato, non dovremmo essere noi che ci attribuiamo questo potere di selezione delle persone! Rischia di diventare una logica razzista. Io mi sentirei profondamente discriminato se varcando la frontiera con la Germania mi sentissi dire da un comune cittadino: “siccome tu sei italiano (e gli italiani sono noti delinquenti!) ti concedo di entrare nel mio paese ma solo se rispetti tutte le nostre regole.” Lo prenderei per un presuntuoso. Se uno non ha scritto in faccia che è un criminale nessuno ha il diritto di illazionare anche lontanamente questa cosa. Anche perché questo tipo di ragionamento ha come corollario la creazione di cittadini di serie a e serie b: tu sei sì in Italia, ma solo su gentile concessione di noi “veri” italiani, quindi sei un sorvegliato speciale e al primo errore sei fuori, anche se oramai hai una famiglia qui, e sei qui da tanti anni, o sei malato, o non hai più un posto nel tuo paese dove tornare.
    Con questo Maria Luisa voglio solo dire che il tuo ragionamento, che poi è quello che si sente fare ovunque: “non neghiamo a nessuno il permesso di entrare MA…” è fuori dalla realtà in quanto inapplicabile e discriminatorio: non si può fare il lavaggio del cervello e un occidentalizzazione forzata a chi entra in Italia, quindi o si fanno entrare le persone indiscriminatamente o non si fa entrare nessuno. Però allora si chiudano le frontiere anche ad americani, francesi, tedeschi, australiani e non solo alla povera gente.

    Buona giornata e grazie per il tuo commento.
    Lerri

  2. Sono giuste molte cose che lei dice, compresa quella che *lui* poteva nascere quì e noi *là*, che infine dei conti i documenti solo solo dei fogli, ma per la sicurezza per la disciplina ognuno deve avere con sè quel pezzo di carta, è anche un modo per essere in regola con le istituzioni proprio per avere i nostri diritti, vede fra quelle persone che hanno perso la madre, il padre, un marito dei figli, che ora non hanno più niente, ci sono anche quelli che spacciano, che strupano le nostre donne, che uccidono, e che vengono via dal loro paese perchè se li prendono li mettono in prigione.
    Diciamo allora che noi non neghiamo a nessuno il permesso di entrare ma anche loro devono seguire le nostre regole, e le nostre leggi.
    Maria Luisa Seghi

  3. Hai saputo esternare chi è il clandestino, con versi che ogni giorno sono cronaca sui telegiornali. E siccome penso come te, che una persona che affronta assurde difficoltà pur di arrivare ad un porto amico, venga chiuso in prigione solo perchè non ha documenti, dico che ormai si son persi quei valori che si chiamano solidarietà e fratellanza.
    Complimenti Lerri,

    Marinella(nonnamery)

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