La vita dei pesci

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-Stiamo girando in tondo! Stiamo girando in tondo! Siamo sempre allo stesso posto, al punto di partenza.
-Ruggiero si incuriosì  nel sentire tali affermazioni e si avvicinò all’uomo che le aveva pronunciate-Cosa avete detto?-
-Stiamo girando in tondo! Stiamo girando in tondo! Voi non ve ne accorgete, ma siamo sempre al punto di partenza. Non siamo in una vita reale.- Nel ripetere il concetto quell’uomo si era avvicinato a Ruggero, che d’istinto si trasse indietro. Ora che lo osservava meglio si rendeva conto che doveva trattarsi di un povero pazzo, un barbone o forse un drogato.  Le vesti lacere, la barba incolta e gli occhi scavati. Chissà perchè non se ne era accorto subito. Chissà perchè era rimasto tanto incuriosito da quell’affermazione da avvicinarsi a quell’uomo pericoloso.
Era tardi ormai:  le nove meno un quarto e quel giorno aveva tante cose da fare in ufficio.  Si trattava di una normalissima giornata di lavoro; una come tante. Si accende il computer, si apre la mail, si cerca di capire quale sarà la criticità da gestire e se, soprattutto, quanto gestito ieri ha soddisfatto il proprio capo.  Nulla di nuovo: espletamento del dovere e attesa del risultato e  dita incrociate affinchè variabili ingovernabili non vanifichino il tutto.
-Stiamo girando in tondo!-
-Eh?-rispose Ruggero
-Stiamo girando in tondo a quella storia di ieri. Non raggiungiamo alcun risultato, senti l’ufficio legale e chiedigli se possiamo procedere come abbiamo convenuto in serata-Trasalì nel sentirisi ripetere la frase dal proprio coordinatore e  per un attimo ebbe la sensazione del deja vù. Pochi secondi dopo si riprese: era chiaro a cosa si riferisse il suo interlocutore, non come il matto di pochi minuti prima che esprimeva deliri senza senso. Iniziò a lavorare con la solita frenesia e la medesima motivazione, venne poi l’ora del pranzo.   Anche quel giorno avrebbe mangiato da solo. Scese in strada e si diresse verso il solito bar. I suoi pensieri si perdevano tra le pratiche lasciate in sospeso al quarto piano di quell’ufficio alle sue spalle. Non si accorse dell’uomo che gli si fece contro.
-Stiamo girando in  tondo!  Stiamo girando in tondo-
-Di nuovo? Basta! Hai rotto le palle levati!- gli rispose Ruggero spintonando il suo interlocutore. Questi cadde in terra, dando così modo all’altro di sottrarsi al supplizio.
Pranzò rapidamente guardandosi intorno continuamente. Una volta che ebbe finito uscì in strada per tornare al lavoro.  Ancora una volta incontrò l’uomo, ma stavolta aveva un’aria diversa.  La barba era fatta e vestiva un abito di un grigio impeccabile. La cravatta di colore scuro lo irreggimentava in una disarmante normalità lavorativa. A Ruggero parve di vivere un sogno: Nulla di ciò che gli era successo in mattinata era sembrato normale e ancor meno pareva esserlo questo.
-Piacere! Sono la tua coscienza!- fece l’uomo una volta avvicinatosi a lui.  In quel momento a Ruggero non parve più di vivere un’esperienza onirica, ne fu certo! Quindi rispose:
-E prima cosa eri?-
-Anche prima lo ero, ma non mi hai dato il tempo per dirtelo.-
-Mi hai spaventato, cosa credevi?-
-Mi dispiace averti spaventato. Ora spero che così tu mi accetterai e, soprattutto, mi ascolterai-
-Perchè dovrei ascoltarti?-
-Ti ho gia detto chi sono vero?-
-Si! Si! La mia coscienza!-
-Bene! E tu chi sei?  Un uomo? Un comodino? Un insetto?-
-Sono un uomo, lo sai benissimo-
-Bene! Allora se sei un uomo sei tenuto ad ascoltare la tua coscienza, altrimenti tra te ed una medusa in mezzo al mare non ci sarebbe differenza:  vivreste entrambi per sopravvivere ed entrambi potreste fare del male a causa della vostra mancanza di coscienza. La differenza sostanziale è data dal livello di evoluzione che hanno avuto creature come le meduse e creature come gli uomini.-
-So perchè sei qui!-
-Bene! Allora c’è qualcosa in quella testa.  Sai anche cosa ti devo dire?-
-E’ per la discussione che ho avuto l’altra sera con Ilaria vero?-
-Tu hai risposto senza pensare! Te ne rendi conto?-
-Stiamo girando in tondo! Stiamo girando in tondo! Siamo sempre allo stesso posto, al punto di partenza!-
Ruggiero si incuriosì nel sentire tali affermazioni e si avvicinò all’uomo che le aveva pronunciate
-Cosa avete detto?- gli chiese
-Stiamo girando in tondo! Stiamo girando in tondo! Voi non ve ne accorgete, ma siamo sempre al punto di partenza. Non siamo in una vita reale.- Nel ripetere il concetto quell’uomo si era avvicinato a Ruggero che ,d’istinto, si trasse indietro. Ora che lo osservava meglio si rendeva conto che doveva trattarsi di un povero pazzo, un barbone o forse un drogato.  Le vesti lacere, la barba incolta e gli occhi scavati. Chissà perché non se ne era accorto subito. Chissà perché era rimasto tanto incuriosito da quell’affermazione, al punto avvicinarsi a quell’uomo pericoloso.
Era tardi ormai:  le nove meno un quarto del mattino e ,come ogni giorno, Ruggiero aveva tante cose da fare in ufficio.  Una normalissima giornata di lavoro, si accende il computer, si apre la mail, si cerca di capire quale sarà la criticità da gestire e se, soprattutto, quanto gestito ieri ha soddisfatto il proprio capo.  Nulla di nuovo: espletamento del dovere e attesa del risultato. Dita incrociate affinché variabili ingovernabili non vanifichino il tutto.
-Stiamo girando in tondo!-
-Eh?-rispose Ruggero
-Stiamo girando in tondo a quella storia di ieri. Non raggiungiamo alcun risultato, chiama l’ufficio legale e chiedigli se possiamo procedere come abbiamo convenuto in serata.-
Disse il coordinatore entrando trafelato nella stanza di Ruggero. Questi trasalì nel sentir ripetere la frase e  per un attimo ebbe la sensazione del deja vù. Pochi secondi dopo si riprese: era chiaro a cosa si riferisse il suo interlocutore, non come il matto di pochi minuti prima che esprimeva deliri senza senso. Iniziò a lavorare con la solita frenesia e la medesima motivazione, venne poi l’ora del pranzo.   Anche quel giorno avrebbe mangiato da solo. Scese in strada e si diresse verso il solito bar. I suoi pensieri si perdevano tra le pratiche lasciate in sospeso al quarto piano di quell’ufficio alle sue spalle. Non si accorse dell’uomo che gli si fece incontro.
-Stiamo girando in  tondo!  Stiamo girando in tondo-
-Di nuovo? Basta! Hai rotto le palle levati!- gli rispose Ruggiero spintonando il suo interlocutore. Questi cadde in terra, dando così modo all’altro di sottrarsi al supplizio.
Pranzò rapidamente guardandosi intorno continuamente. Una volta che ebbe finito uscì in strada per tornare al lavoro.  Nuovamente  incontrò l’uomo, ma stavolta aveva un’aria diversa.  La barba era fatta e vestiva un abito di un grigio impeccabile. La cravatta di colore scuro lo irreggimentava in una disarmante normalità lavorativa. A Ruggero parve di vivere un sogno: Nulla di ciò che gli successe in mattinata gli sembrò  e ancor meno pareva esserlo questo.
-Piacere! Sono la tua coscienza!- fece l’uomo una volta avvicinatosi a lui.  In quel momento a Ruggiero sembrò di vivere un esperienza onirica. Attese alcuno attimi, quindi rispose:
-E prima? Che cosa eri?-
-Anche prima lo ero, ma non mi hai dato il tempo per dirtelo.-
-Mi hai spaventato, cosa credevi?-
-Mi dispiace di averti spaventato. Ora spero che così tu mi accetterai e, soprattutto, mi ascolterai-
-Perché dovrei ascoltarti?-
-Ti ho gia detto chi sono vero?-
-Si! Si! La mia coscienza!-
-Bene! E tu chi sei?  Un uomo? Un comodino? Un insetto?-
-Sono un uomo, lo sai benissimo-
-Bene! Allora se sei un uomo sei tenuto ad ascoltare la tua coscienza, altrimenti tra te ed una medusa in mezzo al mare non ci sarebbe differenza:  vivreste entrambi per sopravvivere ed entrambi potreste fare del male a causa della vostra mancanza di coscienza. La differenza sostanziale è data dal livello di evoluzione che hanno avuto creature come le meduse e creature come gli uomini.-
-So perché sei qui!-
-Bene! Allora c’è qualcosa in quella testa! Sai anche cosa ti devo dire?-
-è per la discussione che ho avuto l’altra sera con Ilaria vero?-
-Tu hai risposto senza pensare! Te ne rendi conto?-
-Ho risposto quello che pensavo!-
-E ritieni di potertela cavare in  questo modo?-
-Ma che vuoi da me? Anche tu con  queste storie della responsabilità, dell’importanza della politica! Ma sai a me quanto me ne può fregare della politica?-
-Lo sai quale può essere la risposta vero?-
-Che sono un qualunquista? è lo stesso che mi ha detto ieri Ilaria. E allora va bene sono uno sporco qualunquista di merda va bene?-
-No! Non va bene affatto!-
-E chi lo dice?-
-Lo dici tu! Io sono la TUA coscienza, non quella di qualcun altro e se sono qui è perché intimamente sei convinto che non va bene affatto, quindi impegnati e dammi qualche risposta che possa soddisfarti. Se tu sarai intimamente convinto io sparirò.-
-E mi lascerai in pace?-
-Diciamo che sarai abituato a convivere con me, quindi non mi noterai nemmeno.-
-E allora va bene! Diciamo che ho avuto torto a pensarla così-
-Così come?-
-Così come ho fatto fino ad ora.  Avrei dovuto pensare con più coscienza nella cabina elettorale. Ora  i telegiornali sono omologati, l’opinione pubblica condizionata, il dissenso civico stigmatizzato e ridicolizzato. Ognuno che la pensa diversamente dall’ordine costituito è diverso, pericoloso, sovversivo, rivoluzionario, comunista.-
-E tu?-
-E io ho votato per simpatia, quasi per gioco. Ho scelto in base a quello che dicevano gli altri, senza informarmi, senza approfondire. Forse dovrei leggere il giornale, forse dovrei spegnere il televisore.-
-Bene, lo vedi che stai prendendo coscienza?-
-Si, è vero ora capisco. Ma tu perché non sei ancora sparito?-
-Perché manca ancora una cosa. Pensaci bene. Ti alzi la mattina, vai a lavorare, torni a casa e ti metti davanti alla TV. Ogni tanto esci e magari vai anche a ballare, ma che sensazione hai realmente? Ti senti soddisfatto? Oppure ti manca qualcosa?-
-Sono un consumatore ed ho tutto quello che mi serve. Posso scegliere cosa comprare, dove andare a divertirmi e se mangiare cinese, giapponese o indiano, ma….-
-Continua!-
-Mi sfugge qualcosa. Al lavoro va tutto bene, ma ancora non sono convinto che tutto sia così limpido.-
-Dai! Ancora uno sforzo!-
-Posso essere promosso. Se lavorerò bene sarò promosso e potrò guadagnare parecchio.-
-E quindi?-
-Sarò un consumatore più importante degli altri, avrò un potere di acquisto superiore. Eppure potrebbe non bastare.-
-Perché?-
-Perché non sempre riusciamo a decidere quello che dovremmo.  Abbiamo libero arbitrio nel nostro piccolo mondo di consumatori, ma oltre non possiamo molto.  Gli interessi economici dei colossi industriali, delle multinazionali, dei produttori di petrolio ci tengono ancorati a questo modo di vivere che potrebbe anche non piacerci.-
-Allora?-
-Non c’è alternativa. Non si può prescindere da ciò senza annullarsi, senza venir discriminato. Siamo come in  una vasca per i pesci…..giriamo sempre in tondo!-
La coscienza scomparve, improvvisamente, e altrettanto in fretta si accese una luce nella mente di Ruggiero. Ora capiva molte cose e vedeva il mondo con occhi diversi.  Non era felice, non come poche ore prima quando si era svegliato. Improvvisamente un tuono lo destò dai propri pensieri ed iniziò a piovere.  Ruggiero alzò gli occhi al cielo come per controllare qualcosa, poi si incamminò al coperto. Chissà se quel tuono era stato veramente prodotto da un fulmine o si trattava del dito di un bimbo che bussava sulla vasca dei pesci.

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