Di te, o Vento, si canta
di un tempo di placidi effluvi,
quando trasudavano miele
gli alberi e spontanea la terra
le sementi schiudeva.
Tu per i campi correvi
su messi ondeggianti
o tra fronde frementi
t’avvolgevi leggero.
Un dì, quando già verde
la terra s’infiora,
beltà di fanciulla ti prese:
negli occhi suoi un’ombra,
un vago tremore.
Pur, voli
e canti amebei
per silvestri sentieri.
Ora, nella tua corsa,
un’eco di schianto,
quando il mare sommuovi e flagelli
e sabbie e valli turbinando fendi.
Dolce ti effondi, sol quando sull’onde,
le selve e le dune,
senti aleggiar l’Aura gentile,
dalle ombre rapita.
***
Dalle Poesie inedite di Federico Tarallo recensite da Nicla Morletti nel Portale Manuale di Mari
Immagine: Il grande pino di Paul Cézanne, particolare