Etica di un clochard, racconto a quattro mani

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“Mi viene in mente mio padre e la sua passione per i giornali, tutti i tipi di giornale… L’informazione, una vera fissazione per lui. Abituato com’era a tenersi sempre aggiornato su tutte le vicende dell’economia, della politica e della vita sociale. Voleva sentirsi integrato nella realtà politica. Col passare dei giorni, però, rimaneva disorientato in seguito a notizie di scandali e di corruzione… Attraverso la lettura, tuttavia, riusciva a dimenticare quasi tutti i problemi e le esigenze della famiglia. In casa lo vedevamo sempre nascosto dietro le grandi pagine di un quotidiano, anche a tavola, quando almeno avremmo potuto scambiare con lui qualche parola. Per lui la famiglia intorno sembrava non esistesse… Viveva in un simulacro di verità, che il sistema e il potere dominante creavano attraverso il controllo dell’informazione. Come per mio padre, anche per molti cittadini la vita trascorre ancora senza essere realmente vissuta… L’informazione mediatica può stimolare emozioni differenti da quelle che l’impegno concreto nell’ambito sociale e il confronto con altri schieramenti suscita… Non si può vivere di sole notizie artefatte!
Con il modo di fare e pensare aveva influenzato anche me e mio fratello, facendoci capire che la sua vita era un modello per tutti.
Mia madre, invece, passava intere giornate a leggere riviste di gossip e di moda. Gli unici libri che conosceva erano quelli di cucina. Era al corrente di tutte le ultime tendenze. Affascinata dai soldi e dal lusso, aveva come unico passatempo lo shopping e i pomeriggi con le amiche.”

Questo pensa Thomas mentre l’iniziale animazione dei viaggiatori, progressivamente si spegne, lasciando spazio a un silenzio rotto solamente dal rombo del motore dell’autobus.
Anche i bambini più vivaci, che non hanno fatto altro che correre e saltare sui sedili, impazienti di giungere a destinazione, si sono addormentati.
L’entusiasmo iniziale ha lasciato il posto alla stanchezza.
L’uomo che leggeva il giornale si è assopito. “Meglio così, meglio dormire che leggere menzogne”.
Quasi tutti i passeggeri dormono e anche Thomas inizia a essere stanco e annoiato, continua a guardarsi attorno, ma vede solo distese di alberi e campi. Per qualche istante desidera avere qualcuno con cui parlare, ma il pensiero passa in fretta, è abituato a stare da solo, com’è abituato a essere guardato di sottecchi.
Dopo più di un’ora l’autobus giunge a Bari, in una piazza molto affollata e rumorosa. Il frastuono sveglia i viaggiatori dal loto torpore. Tutti si animano improvvisamente preparandosi a scendere.
Ognuno prende il proprio bagaglio e insieme ad amici o parenti si disperde per i rivoli delle strade cittadine.
Anche Thomas con le sue poche cose imbocca la strada alberata principale, che porta al centro della città. Ai bordi delle strade, tra piccole aiuole, i fiori di primavera inoltrata (violette, margherite) conferiscono una gradevole macchia di colore. Però non riesce a sentirne il profumo tanto è la confusione della gente e del traffico urbano.

***

Dal libro Etica di un clochard, Autori Vari
Progetto di scrittura creativa della I A (A.s. 2009/2010) – Liceo Classico – Linguistico “Carmine Sylos” – Bitonto

2 COMMENTS

  1. Complimenti scritto veramente bene senza particolari ricerche inutili di descrizioni troppo prolisse dei particolari.
    Molto fluido ma accattivante.
    Spero che il racconto sia pari alla bravura nel descriverlo e sarei grato se possibile di ricevere una copia per potere proseguire la lettura.
    buona giornata

  2. La famiglia presentata in questa parte del libro non è certo quella che si definirebbe “da mulino bianco”.
    Vivono sotto lo stesso tetto tre solitudini che hanno poco o niente in comune. La persona che sembra soffrirne di più è Thomas che risente di questa situazione anche nella vita di tutti i giorni, fuori le mura domestiche.
    Mi piacerebbe continuare a leggere il libro per scoprire l’evolversi della storia.

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