Il libro che verrà

Ricordo che si diceva che con l’avvento dell’internet e del web i libri di carta, così come li conosciamo fino ad oggi, sarebbero scomparsi. È successo proprio il contrario perché non esiste un luogo come il web in cui i libri cartacei possono sempre di più diffondersi, farsi conoscere e leggere. E la cosa non è affatto strana perché il web è il regno delle parole e i libri sono il supporto, ancora oggi il migliore in termini di affidabilità e portatilità, con cui le parole, quelle ancora non presenti o archiviate nel web, sono pubblicate. Un libro cartaceo non ha bisogno di energia o potenti batterie per essere letto, non si rompe quando cade a terra o rischia d’essere schiacciato quando scivola tra le nostre coperte. Per distruggere un libro devi gettarlo in fondo a un lago o bruciarlo. Tra libri e web esiste una straordinaria complementarietà. Si può dire, infatti, che non tutto quello che si può leggere nei libri è presente nel web. E parimenti non tutto quello che si può leggere nel web è presente nei libri. Se vuoi leggere integralmente il testo dell’ultimo libro di Eco devi acquistarne una copia. E anche quando questo ultimo libro sarà interamente disponibile in formato digitale ci sarà sempre un nuovo libro non disponibile integralmente nel web. Come sarà allora il libro del futuro? Finché non inventeranno un supporto digitale più affidabile e portatile di quello cartaceo si può dire che il libro che verrà sarà ancora principalmente e inevitabilmente di carta.

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Immagine: Il saluto di Quint Buchholz, particolare

1 commento

  1. A giudicare dalle previsioni degli addetti ai lavori, il trend attuale indica un incremento dell’e-book, che sembra già annunciarsi come il preferito, soprattutto fra le nuove generazioni. Davvero, allora, il tradizionale libro cartaceo è destinato a diventare una specie in via di estinzione?
    Per la mia formazione, il piacere dell’impatto sensoriale, cromatico e affettivo, del fruscio delle pagine, nonché del poter sottolineare brani a matita, è irrinunciabile, soprattutto quando si tratti di romanzi o di poesie, come pure esplorare romanticamente una libreria per scovare l’oggetto del desiderio, possibilmente tascabile, da sfogliare prima di addormentarsi o da leggere ovunque, senza preoccuparsi della manutenzione del software.
    Certo, mi rendo conto che, con un buon lettore digitale, su un unico dispositivo si possono trasportare intere biblioteche, a costi davvero competitivi, rispettando gli alberi e utilizzando funzioni che, nella mia opinione, si mostrano vincenti quando si tratti di testi legati a un lavoro di ricerca che richiedono consultazioni a link esterni, così da essere reperiti più velocemente. E allora, mi viene in mente la sempre saggia locuzione latina derivata da Aristotele “in medio stat virtus”. Spero che i due tipi di pubblicazione, dopo questa prima battaglia che miete, comunque, vittime, riescano a convivere in pace, e che gli editori possano conciliare i minori costi editoriali elettronici con un mercato tradizionale. D’altronde, ogni progresso reca pro e contro nel suo inarrestabile cammino. Saranno i lettori, con le loro preferenze, a decidere. Tra previsioni controverse, credo che l’importante sia la riscoperta della parola scritta da parte di un vasto pubblico. A ciascuno il suo formato, quindi, perché, come dice Orazio “est modus in rebus”.

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