Non hai nulla da farti perdonare,
ma ti perdono lo stesso:
era le volte che mi cercavi,
e sbagliavi lo spazio, non il tempo;
era le volte che mi volevi,
e volevi toccarmi soltanto;
era le volte che mi parlavi,
e parlavi alle nuvole;
era le volte che mi pensavi,
e pensavi di notte;
era le volte che mi sognavi,
e sognavi di giorno.
E per scale antiche o nuove di zecca,
dai gradini di vetro o di fili di biada,
dalle rughe di gesso o delle tue mani,
sui gradini della notte o dei tuoi seni di mandorla,
ti bacerò sugli occhi e sul ciglio del cuore.
Questa poesia Mario, e’ un intera storia, ricca di sentimenti ed e’ scritta come a comporre un brano musicale tanto e’ fluida ed emozionante! Come le tue altre poesie ha un carattere e un impronta inconfondibile. Complimenti!
Finalmente, caro Mario, leggo versi.. A Silvia.. Scevri di trame nostalgiche e rimembranze suzze di malinconia! Un inno all’amore, ordito con maestria e con forte trasporto emozionale. Amore che è dono, che accoglie, che ammalia…. che perdona, anche quando non c’è alcunché da farsi perdonare. Complimenti.
Tua musa e fan! Gaia
Carissima Gaia,cosa dire del tuo commento?E’ fresco come i tuoi anni e sono contento che tu abbia colto lo spirito dei miei versi,che ti sia piaciuta l’aria “dissacratoria” ma bonaria…della lirica!
Mi piacerebbe continuare a chiaccherare con te anche fuori da questo ambito,quindi…fatti sentire ancora!!
COSE PICCOLE E BELLE e grazie della simpatia.
Mario, dolce incantatore,
poeta dell’onirico, del surreale, del desiderato.
Poeta che arriva ‘sul ciglio del cuore’ e lascia, indelebile, il segno.
Il fluire dei tuoi versi è musica pura.
Stordisce, ammalia, incatena.
Trovarti è scoprirti ogni volta di più…
Grazie,carissima Maria, delle cose che dici a proposito dei iei versi semplici.
Resto io ammaliato da tanta benevolenza e simpatia..
Con affetto sincero
Mario P.