Nel Paese di Az oggi è un giorno davvero speciale. Sta per iniziare, infatti, una importantissima conferenza scientifica che ha per relatore il famoso professor seppia Tim, accompagnato dal suo altrettanto noto collaboratore seppia Tam. L’argomento in questione è di quelli che scottano, visto che i due scienziati hanno promesso di svelare l’ultimo anello mancante della antichissima catena evolutiva umana, e hanno perfino annunciato di spiegare le ragioni che hanno portato alla fine del mondo degli uomini e alla nascita di quello delle seppie. Le idee sostenute da questi due scienziati hanno già causato un vero e proprio terremoto, soprattutto negli ambienti più conservatori e più legati alla chiesa delle seppie, poiché la tesi da loro ipotizzata contraddice clamorosamente quanto è riportato negli antichi testi sacri. Secondo la loro opinione, infatti, alla base dell’ attuale mondo non ci sarebbe stata la volontà creatrice del Dio Seppione Vigor, bensì una chiara catena di eventi tutti spiegabili da un punto di vista strettamente scientifico. E soprattutto le seppie non sarebbero stata l’unica specie vivente intelligente di questo pianeta, poiché prima di loro il mondo sarebbe stato dominato addirittura da un’altra specie: quella degli uomini.
In questo storico giorno dunque la grande sala è gremita di seppie, e ci sono pure tutte le più importanti tv e radio del mondo, e non mancano naturalmente le dirette con almeno diecimila siti web.
Questo è l’evento dell’anno e forse del secolo e i presenti, e non solo loro, sono assai impazienti. Nelle prime due file di sinistra ci sono i giornalisti delle più famose testate del pianeta e alcuni scienziati che porranno delle domande ai due luminari, sulla destra invece hanno preso posto le più importanti autorità politiche nazionali ed estere.
La sala è stracolma, tutto è pronto, le seppie discutono animatamente e l’atmosfera è carica di tensione e di attesa.
Alle cinque e zero cinque arrivano finalmente i due protagonisti. Cala il silenzio e tutti si concentrano su quello che stanno per dire i due scienziati seppia.
“Innanzi tutto saluto i presenti e quelli che ci stanno seguendo da casa” -esordisce Tam- “grazie a tutti voi per essere qui e per l’attenzione che ci presterete. Questo è un giorno che passerà alla storia, perché oggi l’illustre professor Tim e io, vi sveleremo gli ultimi nodi irrisolti che riguardano l’antico mondo degli uomini e la conseguente nascita ed evoluzione della nostra specie. Oggi si fa la storia, e non ce ne vogliano i nostri amici religiosi se diremo delle cose che a loro potranno risultare sgradevoli. Del resto la scienza percorre la sua strada e non può guardare in faccia a nessuno. Professor Tim, a lei la parola.”
“Per quello che ne sappiamo noi, fino a questo momento sono trascorsi almeno centosettantamila anni dalla fine del mondo degli uomini, e anche se taluni ambienti religiosi non sono disposti neppure adesso a riconoscere l’esistenza di questo antico mondo dimenticato, è questo un assunto ormai accettato dalla maggioranza delle seppie. Dopo tutto ci sono tantissimi reperti archeologici che ce lo testimoniano, e gli umani ci hanno lasciato infinite testimonianze di tutte le dimensioni e di tutti i tipi.
Dovunque esistono e sono ancora visibili i resti delle loro automobili, delle loro navi, delle loro case, dei loro palazzi, delle loro città e potrei continuare. Ma non è questo che ci interessa in questa sede, il punto è un altro: come hanno fatto gli uomini a scomparire dalla faccia della terra e come abbiamo fatto noi a prendere il loro posto? Cosa è accaduto centosettantamila anni fa e soprattutto perché? Io e il mio collaboratore cercheremo qui di dare una risposta a tutte queste domande che sono rimaste irrisolte per troppo tempo.”
L’inizio della conferenza si stava dimostrando degno delle più incredibili aspettative, ogni seppia nella sala e nel resto del globo era completamente rivolta a quello che i due scienziati si accingevano a rivelare, mentre gli indici di ascolto delle varie emittenti stavano raggiungendo dei picchi altissimi, ripagando in questo modo quegli inserzionisti che avevano sborsato delle cifre enormi per accaparrarsi quei pochi spazi pubblicitari inseriti all’interno di questo importantissimo meeting scientifico.
Perché gli occhi, le orecchie, i tentacoli, i becchi di tutte le seppie del pianeta erano ora protesi verso questo fatidico incontro con la Storia e con la verità.
Il professor seppia Tim fa trascorrere qualche attimo di silenzio, raccoglie i suoi pensieri, dà un’occhiata ai suoi appunti, si avvicina al microfono e riprende a parlare: “Fino a oggi sapevamo che la catena evolutiva umana terminava con l’uomo sapiens-sapiens, che era l’ultimo frutto di una lunga evoluzione che era durata migliaia di anni. L’uomo sapiens-sapiens era comparso intorno al 20000 avanti Cristo, adottiamo per il momento il loro antico sistema di misurazione del tempo, e aveva dominato la terra fino a centosettantamila anni fa. Era partito dalle caverne e quindi con il trascorrere dei millenni si era evoluto fino ad arrivare nel secolo XXI al culmine della sua potenza tecnologica e scientifica.
In questo periodo gli umani si credevano i padroni dell’interno universo e non temevano più niente. Fregandosene altamente dell’ambiente circostante che era sempre più inquinato, loro continuavano a sfruttarlo e a insozzarlo oltre ogni limite.
Inoltre spendevano ingenti risorse economiche per avere armi atomiche sempre più progredite e distruttive. I potenti del mondo avevano un unico obiettivo: diventare progressivamente più forti e dominare sugli altri. Come potete ben vedere trascorrevano i secoli ma la storia umana restava identica a se stessa. Queste persone importanti se ne infischiavano di tutto e di tutti, non soltanto dell’ambiente, se è vero che lasciavano morire di fame i tre quarti del pianeta, mentre loro sprofondavano nella ricchezza più assoluta. I cosiddetti Paesi poveri del Terzo Mondo, infatti, facevano letteralmente la fame e i nostri uomini potenti invece di aiutarli continuavano a sfruttarli oltre ogni decenza, dal momento che la ricchezza immorale di questi Stati ricchi si basava proprio sulla povertà di questi altri.”
“Queste cose in ogni caso professore sono note da tempo. Ci dica qualcosa di nuovo” -era un inviato del “Seppia Post”, uno dei giornali più famosi del mondo.
Il professore non muove il minimo tentacolo, lo guarda malissimo e continua impassibile: ”Quello che tuttavia non sapevamo, era che nella nostra ricostruzione della storia umana ci fosse un errore, una gigantesca e grave imprecisione.”
“Ohhhhhhhhh” -fa tutta la sala.
“A cavallo infatti fra i secoli XX e XXI compare per la prima volta sulla terra un nuovo anello evolutivo della catena umana” -sentenzia serio il luminare.
“Come? Non è possibile! “ -si sente gridare intorno.
“Calma, calma” -fa Tam- “stiamo tranquilli e ascoltiamo il professore.”
Lo scienziato seppia riprende la parola: “Sì, è esattamente così. Mi avete capito bene. In questo periodo di tempo compare per la prima volta sulla terra un nuovo tipo di essere umano che si diffonde ben presto in tutti i continenti conosciuti, e che diventa successivamente il protagonista e il principale responsabile di quegli eventi che vi illustreremo più avanti.”
“Qual è il nome di questo nuovo essere umano? Su non ci faccia stare sulle spine professore!” -era l’avvenente inviata del “Corriere delle Seppie” che adesso stava parlando.
“Il suo nome è homo precarius. E’ lui l’ultimo testimone della storia umana” -afferma solennemente il docente.
Nella sala la curiosità sale alle stelle e inizia immediatamente a esserci un gran vociferare. Tutti stanno parlando, tutti vogliono dire la loro, c’è chi è d’accordo, chi è scettico, una seppia sacerdote inizia a lanciare delle imprecazioni ad alta voce contro i due scienziati ma viene prontamente allontanata. La tensione insomma è palpabile e la si può tagliare a fette.
I giornalisti rompono presto gli indugi e incominciano a tempestare il luminare di domande, i flash delle macchine fotografiche intanto, colpiscono all’impazzata i visi dei due scienziati seppia.
“Calma, calma signori” -riprende lo scienziato- “il mio assistente continuerà ora il discorso, e vi illustrerà i risultati sorprendenti a cui hanno portato le nostre ultime ricerche, in ogni caso siate pazienti.”
Tam si avvicina al microfono e inizia: “Riteniamo che questo ominide compaia sulla terra verso gli anni Ottanta del Novecento ma che si diffonda a livello planetario soltanto dopo il Duemila.
Le nostre ricerche si sono concentrate soprattutto su di una nazione in particolare, che aveva il nome di Italia. Qui, infatti, l’esistenza e la diffusione dell’homo precarius è stata particolarmente notevole, forse la più alta rispetto al resto del mondo.”
A questo punto sul grande pannello bianco alle spalle dei due studiosi viene proiettata la zona del mar Mediterraneo (oggi mar del polipo rosso) come era in quel tempo, quando quel lungo stivale posto al centro era abitato dagli uomini, e aveva appunto il nome di Italia.
“Questa era l’Italia” -dice Tam, alzandosi in piedi e indicandola sul pannello con una piccola bacchetta bianca, e questo era il regno dell’homo precarius.
“Ma chi era veramente l’homo precarius?” -continua Tam- “l’homo precarius era rappresentato da tutti quei lavoratori che avevano dei contratti di lavoro a tempo determinato. Questi uomini erano anche chiamati lavoratori flessibili o atipici. A causa del mutare del sistema economico, infatti, fra la fine del Novecento e gli inizi del Duemila si afferma questo nuovo concetto legato al mondo del lavoro, che determina la nascita di un nuovo uomo: l’homo precarius appunto.”
“Non si tratta forse dello stesso uomo sapiens-sapiens?” -lo interroga scettico un suo collega seppia dalla sala.
“Professore a lei di nuovo la parola” -fa la seppia Tam alla seppia Tim.
“All’inizio lo pensavano anche noi, ecco perché ci siamo sbagliati per così tanto tempo. No, non si tratta dello stesso tipo di uomo mi creda esimio collega. Certamente i primi homines precarii saranno sicuramente appartenuti al ceppo sapiens-sapiens, ma poi le loro drammatiche condizioni di vita li hanno progressivamente trasformati, e i loro figli appartenevano già a tutti gli effetti al nuovo ceppo dell’ homo precarius.”
“La mancanza di una qualsiasi certezza lavorativa” -prosegue Tim – “praticamente per tutto l’arco della vita ebbe su di loro delle ripercussioni sia fisiche che mentali, arrivando addirittura a modificare il loro stesso dna e a creare una nuova specie di uomo. Dopo tutto le modificazioni fisiche sono facilmente intuibili. Provate voi a vivere con seicento-ottocento euro (la loro antica moneta) che magari percepite un mese sì e tre no. Come riuscireste a vivere? Cosa mangereste?
La stesso concetto si può affermare anche per le trasformazioni mentali che furono altrettanto drammatiche per questi poveracci e non meno gravi. Immaginatevi a esistere in un mondo che vi invita continuamente a spendere, dove tutti intorno a voi spendono, mentre voi non avete neanche il necessario per arrivare a fine mese. Vi ripeto, come vivreste? Una situazione di questo tipo che si protrae praticamente per tutta la vita non può che mettere a soqquadro anche il più ferreo e logico sistema mentale. Questi disgraziati, infatti, vivevano in uno stato di continua depressione, di avvilimento, si sentivano perennemente offesi, umiliati, sfruttati e in molti casi avevano ragione. La natura tuttavia fa miracoli e così, se è vero che i primi homines precarii soffrirono tantissimo, perché erano stati precedentemente degli uomini sapiens-sapiens e all’improvviso si erano trovati in un ambiente economico diverso, già i loro figli (homines precarii a tutti gli effetti) riuscirono a sopportare un poco meglio la situazione, e così i loro discendenti e via di seguito. L’ambiente di vita era mutato e la natura aveva fatto ancora una volta il suo corso: era nata una nuova specie umana.
In Italia come detto, questo fenomeno raggiunse delle dimensioni spropositate, basti pensare che per esempio nel solo settore dell’istruzione pubblica, vi erano agli inizi del Duemila ben quattrocentotrentamila insegnanti precari, unico caso nel mondo di allora.”
“Come vivevano questi homines precarii?” -chiede allora un altro scienziato.
Gli risponde l’assistente seppia Tam: “Questi ominidi vivevano alla giornata, un mese lavoravano e un mese stavano a casa, oppure sei mesi lavoravano e gli altri sei mesi li trascorrevano alla ricerca di un altro impiego. Cercavano in una parola di sopravvivere e si accontentavano di tutto pur di guadagnare qualcosa. Spesso avevano anche studiato, si erano formati, si erano specializzati, ma non trovavano mai un posto di lavoro fisso e perciò ripiegavano su questi contratti flessibili. Chi poteva restava il più a lungo possibile all’interno della propria famiglia di origine, in questo modo riusciva a sopravvivere in maniera quasi dignitosa, anche se il prezzo da pagare era quello di non riuscire mai a diventare completamente indipendente e autonomo. Sempre in Italia questo fenomeno del prolungamento del periodo di soggiorno nelle rispettive famiglie di origine era diffusissimo, a tal punto che erano proprio gli italiani a essere accusati di essere “degli inguaribili bamboccioni”. In realtà la vera ragione che teneva molti nelle case dei loro genitori, in Italia e altrove, era un’altra: la mancanza di qualsiasi certezza lavorativa. Costoro riuscivano certamente a sopravvivere in questo modo, ma il prezzo che pagavano era carissimo, poiché non riuscivano ad avere né una loro casa, né una loro famiglia. In una parola, come vi ho appena detto, perdevano la loro libertà e la loro autonomia, finendo a vivere in una specie di perenne o comunque prolungata fase adolescenziale. Abbiamo numerosi casi documentati di uomini e donne precari che sono rimasti a vivere con i loro genitori fino a cinquanta anni oppure addirittura per tutta la vita. Poteva capitare perfino che i figli attendessero la morte dei loro genitori per prendere finalmente pieno possesso della abitazione in cui erano vissuti fin da piccoli. Abbiamo pure trovato alcuni casi di uccisioni dei genitori da parte dei loro figli, poiché spesso questo era l’unico sistema che avevano questi ultimi per poter diventare proprietari di qualcosa che avesse un minimo valore. Se poi avevate la sfortuna di essere delle donne la situazione era addirittura peggiore, poiché abbiamo riscontrato molte situazioni in cui alle aspiranti lavoratrici veniva chiaramente negata la possibilità di avere dei figli. Se la signora o signorina di turno voleva lavorare in questo o in quello altro settore produttivo, doveva garantire, e talvolta perfino per iscritto, di non assentarsi per la maternità per almeno i tre o quattro anni successivi, per non parlare inoltre dei diffusissimi casi di molestie sessuali. Così in cambio della promessa di un lavoro stabile molto spesso le poverette erano costrette a piegarsi alle attenzioni particolari dei loro datori di lavoro. Naturalmente il protrarsi nel tempo di questo stato di cose modificò, come abbiamo già evidenziato, il sistema mentale dell’homo precarius che risultò essere molto diverso da quello del suo predecessore.
Costretti dunque dalla mutata situazione economica, questi nuovi ominidi si erano abituati a vivere nella più assoluta incertezza, la loro capacità progettuale non superava mai la giornata o il mese, si accontentavano di qualsiasi impiego ed erano disposti perfino a cedere i loro diritti per averlo oppure per mantenerlo, e vivevano con poco. L’attività principale di questi disgraziati era quella di cercarsi in continuazione un lavoro ed erano dei veri professionisti in questo. Scrivevano e inviavano i loro curricula senza sosta, e poi quando andava bene sostenevano colloqui su colloqui, selezioni su selezioni, stage su stage, corsi di formazione su corsi di formazione, il tutto magari per lavorare in una fabbrica per tre mesi di notte, oppure nel reparto frutta di qualche grande centro commerciale sotto le festività natalizie. Provate voi, cari illustri uditori, a condurre una vita simile, perennemente incerta, perennemente precaria, senza nessuna prospettiva all’orizzonte che non fosse quella di emigrare in un altro Paese o di vincere alla lotteria, provate voi a vivere una vita in cui tutto vi viene negato, anche un mutuo per comprare qualsiasi sciocchezza proprio perché avete un contratto atipico.
Cosa avreste fatto al loro posto?”
“Già, cosa accadde dopo? Ce lo dica professore” -gridano alcuni dalle ultime file.
“Prego esimio Tam, continui pure” -fa la seppia Tim.
“Questa drammatica situazione divenne via via più insostenibile, anche perché a un certo punto arrivarono nei Paesi ricchi sempre più persone provenienti dai Paesi poveri, per cui la situazione già poco rosea per i precari autoctoni divenne ancor più drammatica, poiché i nuovi arrivati erano disposti perfino a sopportare delle condizioni lavorative ben più dure pur di sopravvivere.
L’aumento vertiginoso di questo fenomeno indebolì molto i lavoratori, specialmente quelli più deboli e il perdurare della crisi economica fece proliferare questi contratti atipici. Abbiamo rilevato che intorno al 2007-2010 comparvero i famigerati “CTM” e i “CTI” . Si trattava dei famosi “contratti a tempo minimo” e “dei contratti a tempo istantaneo”. In pratica voi potevate essere assunti per una, due, tre giornate lavorative o addirittura per poche ore al giorno ogni tanto, quando il datore di lavoro ne aveva bisogno. Coloro che volevano lavorare erano aumentati a dismisura negli ultimi anni per cui i lavoratori precari di quell’epoca, pur di avere un’occupazione, accettarono perfino questo.”
“Ma non vi erano, soprattutto negli Stati più ricchi, delle forze che tutelavano i lavoratori più deboli? Non si chiamavano forse sindacati?”-interviene adesso un politico seppia della fila di destra.
Tuttavia il professor Tam non si distrae e continua: “Certo, i sindacati esistevano ancora in questo periodo ma avevano perso la loro antica forza. Queste ricche società occidentali non erano più da tempo basate sulla grande industria, bensì sul cosiddetto settore terziario che era formato da una autentica pletora di nuove e diverse professioni. Gli operai che lavoravano nelle grandi fabbriche esistevano ancora, ma essi non erano più numerosi come una volta. I sindacati erano stati forti e rappresentativi, finché il modello economico dominante era stato quello della grande fabbrica, poiché lì era più facile raggiungere e rappresentare gli interessi di centinaia di migliaia di lavoratori. Quando però la grande fabbrica entra in crisi da un punto di vista strettamente lavorativo, e il modello industriale è superato da quello del terziario, ecco che si formano rivoli e rivoli di nuove professioni spesso anche non ben definite, che sono difficilmente raggiungibili e rappresentabili dai sindacati. In poche parole i sindacati ora, un po’ anche per colpa loro, un po’ per le stesse mutate dinamiche del mondo del lavoro, pensate per esempio al proliferare delle piccole fabbriche a conduzione familiare con meno di quindici dipendenti, difficilissime da coinvolgere per queste organizzazioni, entrano in crisi e non riescono più a farsi carico dei problemi dei lavoratori, in particolar modo di quelli precari. Se a tutto questo aggiungiamo infine l’introduzione dell’Euro nei Paesi che facevano parte della cosiddetta Unione europea, che portò al raddoppio dei prezzi di tutti i beni compresi quelli di prima necessità, capite bene come la situazione nel mondo di allora, perfino negli Stati più ricchi non fosse affatto rosea.”
“Ma questi homines precarii non si ribellarono mai? Non si opposero a questo sistema?” -domanda l’inviato seppia del “Seppialand”.
“No, non fecero nulla di eclatante, almeno fino a un certo momento, privi com’erano di qualsiasi punto di riferimento, abbandonati e derisi di continuo dai vari governi del pianeta. Per di più ognuno di loro rappresentava una diversa realtà che variava molto spesso in ragione dell’età, del sesso, del settore lavorativo, della classe sociale della famiglia di provenienza e infine del proprio grado di istruzione personale. Non era facile mettere d’accordo tutti i precari, mi creda, neppure quelli di un’unica categoria lavorativa. Pensi che neanche quei quattrocentotrentamila insegnanti precari dell’Italia furono mai veramente uniti fra di loro, e questo diede la possibilità ai vari governi che si succedettero in quella nazione di prenderli continuamente in giro. Senza contare il fatto che ogni tanto qualcuno di loro riusciva pure a trovarsi un lavoro fisso, e a ritrasformarsi perciò in un homo sapiens-sapiens.”
“Come si era arrivati a tutto ciò professor Tim? Di chi era la colpa? Questo lei non ce lo ha ancora spiegato” -chiede ad alta voce un altro politico seppia.
“E’ difficile poterlo illustrare sinteticamente in questa sede, diciamo che rifacendoci sempre per esempio al caso dell’Italia, possiamo affermare che le responsabilità della classe dirigente in quello specifico caso furono enormi. Ci fu sì una vera e propria crisi internazionale dopo l’11 settembre del 2001 che anzi aumentò durante la guerra in Afghanistan e poi durante quella in Iraq, ma essa interessò tutti i Paesi più sviluppati. Il problema fu però che tale crisi ebbe dei risvolti particolarmente drammatici soltanto in Italia. In questo Stato le difficoltà furono rese ancora più gravi in realtà, dal fatto che montagne di soldi pubblici erano state precedentemente sperperate e continuavano a esserlo. In più il sistema fiscale faceva acqua da tutte le parti e quindi le tasse non venivano pagate da tutti e oltre a ciò, a differenza degli altri Paesi ricchi, qui non esistevano quasi i cosiddetti ammortizzatori sociali per i lavoratori più deboli. Quando un lavoratore usciva dal mercato del lavoro era lasciato in balia di se stesso, se vi rientrava bene altrimenti peggio per lui.
In poche parole nessuno tutelava minimamente i lavoratori più deboli, precari o non precari che fossero. Il perdurare di questa situazione fece sì per esempio, che intere parti di questo Stato ripiombassero nelle mani della cosiddetta criminalità organizzata, che a seconda della regione in cui si trovava prendeva il nome di Camorra, di Mafia, di Ndrangheta o di Sacra Corona Unita.
Va detto nondimeno che molte volte queste organizzazioni criminali rappresentavano gli unici datori di lavoro per centinaia, se non addirittura migliaia di persone. Abbiamo visionato io e il mio collega, numerosi vecchi telegiornali dell’epoca che ci mostrano appunto l’insorgere delle popolazioni locali ogni volta che i poliziotti tentavano di arrestare qualche boss di quartiere. Quelle persone comuni non erano dei furfanti per forza, la verità era che stavano proteggendo il loro datore di lavoro, quella sola e unica persona cioè che poteva molte volte permettergli di vivere in maniera dignitosa.”
La sala era nel frattempo divenuta via via più attonita e incredula, e nelle menti di tutti si faceva strada l’idea che quello fosse stato un mondo veramente balordo. Dopo tutto eravamo nell’era degli uomini, cosa potevamo aspettarci di diverso?
“Cosa accadde in seguito professore?” -fa un generale seppia.
“Fu proprio un italiano, in un certo senso, la causa di tutto. Noi non siamo stati in grado di risalire al suo vero nome e cognome, ma lo conosciamo soltanto per il suo nome di battaglia: “Cane Bastonato”. Costui dopo aver tentato inutilmente di inserirsi in maniera stabile nel mondo del lavoro italiano, decise di emigrare negli USA alla ricerca di un lavoro a tempo indeterminato. Era un tipo brillante lui, aveva una laurea in economia e commercio ed era un fervente antiamericano. Una volta arrivato là, non sopportando di lavorare per qualcun altro aveva fondato una società tutta sua, che produceva dei nuovi e appetitosi mangimi per gatti, e nel giro di pochi anni riuscì ad accumulare un’ autentica fortuna.”
“Scusi professore, ma se era un fervente antiamericano andò a vivere proprio negli USA?” -domanda adesso un altro seppia giornalista.
“La sua domanda è pertinente ma da quello che abbiamo scoperto ricostruendo la sua vita, oggi sappiamo che andò in quel Paese con un piano preciso, che in seguito cercò di attuare ma che non diede i risultati sperati. Mentre, infatti, lui accumulava milioni di dollari, nello stesso tempo si era dato da fare per formare un movimento politico che raggruppava tutti i lavoratori più deboli di quello che era il più potente e il più ricco Stato del mondo di allora. Il piano di Cane Bastonato era perfetto: cambiare il sistema mondiale colpendolo nel Paese in cui esso era più forte, negli USA appunto. Poveri, disgraziati, precari, immigrati clandestini, barboni, tutti aderirono al suo movimento. Dopo tutto il magnate prometteva un lavoro stabile per tutti, una redistribuzione più equa delle immense ricchezze di quella nazione e una maggior giustizia sociale. Assicurava per giunta che una volta preso il potere, avrebbe reso l’istruzione e la sanità totalmente pubbliche, cosa questa che non avveniva neanche in Europa. Il suo partito crebbe perciò a dismisura nel giro di brevissimo tempo, e dopo pochi mesi poteva già contare su diverse centinaia di milioni di persone e non solo negli USA. “I poveri al potere” e “Il diritto di vivere in un mondo più pulito e più giusto”, questi erano i suoi slogan e il bello era che ci stava davvero riuscendo. Sembrava realmente che il ricco mondo occidentale giunto a un passo dal baratro stesse per redimersi.
Il suo candidato alla Casa Bianca (dal momento che lui era italiano e non poteva correre direttamente per la poltrona presidenziale) era dato di gran lunga come super favorito, mentre i due tradizionali partiti americani, quello democratico e quello repubblicano non erano affatto in grado di contrastarlo. Il 20 maggio del 2020 ci furono le elezioni presidenziali e il suo candidato le stravinse; quella sera stessa Cane Bastonato affittò un intero parco di New York per festeggiare la sua vittoria. Fece predisporre una imponente copertura mediatica per festeggiare quello storico risultato insieme con i milioni di sostenitori che il suo movimento aveva oramai in tutto il globo. Il pianeta intero era collegato con quel parco quella sera, e milioni di persone erano scese in piazza in tutte le metropoli della terra a festeggiare quella vittoria epocale della povera gente nello Stato più ricco del mondo. Alle venti circa se le nostre informazioni sono esatte, il nuovo presidente degli Stati Uniti e Cane Bastonato iniziarono la loro conferenza stampa.
Ma dopo pochi minuti ci fu un incidente e accadde qualcosa di drammatico. Forse un attentato che uccise sul colpo il neo presidente e ferì mortalmente Cane Bastonato. Allora il capo carismatico del più grande partito mondiale visto quello che si era appena verificato, e considerata la drammatica situazione in cui si trovava decise di giocarsi la sua ultima carta. Fu la violenza. Fu la morte.
Prese il microfono, e ordinò a tutti i suoi sostenitori dovunque fossero di prendere le armi e di battersi fino all’ultimo sangue per la sacrosanta causa dei poveri e dei bisognosi.
“Noi abbiamo giocato lealmente ma questi porci hanno tentato di ammazzarci. Adesso invece dopo questo vile attacco è giunta l’ora di prenderci con la forza quanto ci è dovuto. Impugnate le armi amici miei dovunque siete e combattete in nome della rivoluzione. Uccidete, ammazzate, depredate, non abbiate alcuna pietà. Il mondo o lo si cambia in questo giorno o mai più.”
Poi era stramazzato a terra morto in un lago di sangue.
Tutto questo, come potete ben immaginare, destò una grandissima impressione nei suoi sostenitori che dopo un attimo di smarrimento si riorganizzarono, e iniziarono a combattere in ogni parte della terra. Gli uomini avevano avuto l’ultima possibilità di creare veramente un mondo più giusto, più equo e più rispettoso dell’ambiente ma l’avevano sprecata. Ancora una volta l’egoismo di pochi era prevalso a discapito dell’interesse generale.”
Nella sala regnava il più assoluto silenzio e le seppie continuavano a essere senza parole; qualcosa su queste antiche storie si sapeva, ma nessuno prima di questa conferenza ne aveva mai fornito una ricostruzione talmente precisa.
“Continui lei professor seppia Tam.”
“Da qui in avanti a ogni buon conto, le nostre informazioni diventano molto frammentarie. Sappiamo soltanto che da quel momento scoppiò la Terza guerra mondiale: da una parte i ricchi e dall’altra i poveri, da una parte i lavoratori a tempo indeterminato e dall’altra i precari, da una parte i nobili e dall’altra i plebei, da una parte i belli e dall’altra parte i brutti. Insomma l’intero pianeta si spaccò letteralmente in due. Si combatteva duramente e dappertutto, in campagna, in città, nei cieli, sui mari, dovunque ci fossero delle disuguaglianze e delle ingiustizie; i morti perciò furono davvero tanti. Durante il terzo anno di guerra un soldato semplice che militava dalla parte dei poveri riuscì con un’azione improvvisa a impossessarsi di una base missilistica atomica in Russia, e iniziò a lanciare tutte le testate nucleari di cui disponeva contro le basi militari dei ricchi. In quindici giorni lanciò qualcosa come settanta testate nucleari contro diversi Stati del mondo, causando centinaia di milioni di morti. La risposta dei ricchi fu altrettanto dura, la base russa fu rasa al suolo e il soldato semplice morì insieme ad altre centinaia di milioni di persone. In seguito l’utilizzo via via più massiccio delle armi atomiche su larga scala determinò la fine della specie umana, e l’inizio di un lungo periodo di trasformazioni ambientali. Dopo alcune migliaia di anni, quando tutte le tossine radioattive furono scomparse, una nuova razza intelligente fece la sua comparsa su questa terra: la nostra.
L’ attuale civiltà nacque dunque in quel preciso istante.”
“A voler essere proprio precisi parlerei di ricomparsa” -dice il professor Tim- “giusto Tam?”
“Sì è esatto, poiché in verità noi seppie eravamo presenti anche durante l’epoca degli uomini, soltanto che eravamo molto più piccole e molto meno intelligenti. Per questa ragione venivamo facilmente catturate ed eravamo mangiate dagli umani.”
Un grido di stupore e di paura si leva in questo istante, mentre l’avvenente giornalista seppia che era intervenuta precedentemente era appena svenuta.
“Come? Noi esistevamo già, ma eravamo più stupide e più piccole?” -fa un’altra seppia giornalista seduta sulla fila di sinistra.
“E’ proprio così. Abbiamo raccolto numerose prove che ce lo testimoniano. Osservate queste diapositive sul panello bianco, sono state fatte alla fine del Novecento. Siamo in un mercato ittico e quelli inquadrati lì in basso in quella cassetta sono proprio i nostri antenati.”
Le diapositive incominciano quindi a scorrere una dopo l’altra, fra lo stupore e lo sconcerto dei presenti. Qualcuno era già andato via, qualcun altro si stava sentendo male, qualcun altro infine se ne restava lì seduto ma non aveva il coraggio di guardare.
“Questo era uno dei piatti più prelibati per gli uomini” -riprende la parola Tam- “le seppie arrosto e quello là è il riso al nero di seppia.”
“Terminiamo a ogni buon conto il nostro racconto” -sentenzia a questo punto la seppia luminare Tim.
Si aggiusta allora gli occhiali sul becco, beve un po’ d’acqua, si stira un tentacolo e riattacca: “Per concludere dunque possiamo affermare che l’ultimo anello della catena evolutiva umana, l’homo precarius, è il responsabile della nostra civiltà. E’ lui infatti, che nei primi anni del secolo XXI dà il via a una guerra atomica planetaria che porta all’ intera distruzione della civiltà umana e che determina successivamente il formarsi, centinaia di migliaia di anni dopo, della nostra specie. Poiché sono state proprio le radiazioni in fin dei conti, che hanno fatto trasformare quelle piccole e stupide seppioline in quello che siamo noi oggi: seppione di circa due metri di altezza con un peso medio di cento chilogrammi, e soprattutto con un’ intelligenza superiore perfino a quella degli stessi uomini. Senza l’homo precarius noi non esisteremmo. E’ per questo che ho deciso di far erigere in suo onore una statua nel centro di questa nostra grande città. Essa sarà un monito per tutti noi, e ci ricorderà sempre che in fondo anche dalle più grandi ingiustizie e disgrazie può nascere qualcosa di buono.”
A queste parole tutti si alzano in piedi e applaudono in maniera convinta.
“Ora siamo a vostra disposizione per altre domande” -afferma Tim.
Di colpo però rientra quella seppia sacerdote che era stata precedentemente allontanata e grida a squarcia gola: “Pentitevi peccatori. Come osate diffondere in giro queste fandonie!! Non esiste nessun mondo degli uomini. E’ stato il nostro Dio seppione Vigor che ci ha creato centosettantamila anni fa, noi non siamo frutto di semplici radiazioni atomiche bensì del suo amore. Pentitevi miscredenti!!”
Evidentemente quello aveva sentito tutto il discorso degli scienziati anche se era stato allontanato, non era difficile dopo tutto con tutte quelle televisioni collegate.
Mentre stava gridando queste cose il religioso si avvicina di corsa verso il tavolo dove sono i due scienziati e tira fuori una pistola. Senza pensarci due volte inizia a sparare all’impazzata e scarica ben dieci colpi verso le due seppie, prima di essere abbattuto dalle guardie della sicurezza.
Per fortuna che quello aveva la vocazione del sacerdote e non era un killer professionista, altrimenti la direzione di quei dieci colpi sarebbe stata ben diversa, e i due studiosi sarebbero probabilmente stati uccisi; ne uscirono invece miracolosamente illesi.
La conferenza allora viene subito dichiarata conclusa e tutti se ne tornano a casa.
Mentre escono sotto scorta dalla sala e non fanno altro che ricevere applausi e complimenti dai presenti, il professor Tim si rivolge al suo assistente ancora visibilmente scosso: “Questi sono i rischi che si corrono a divulgare certe cose.”
“Già” -si limita a rispondergli Tam.
“La verità è sempre una pietanza scomoda. Anche per noi seppie.”
“Già” -ripete Tam.
Comunque da quel giorno nel mondo delle seppie le cose non furono più come prima. Quella conferenza e soprattutto i contenuti espressi segnarono profondamente la loro stessa mentalità e la loro stessa cultura. Il culto del dio Vigor fu abbandonato e tutte le sue chiese furono chiuse.
La loro realtà divenne totalmente atea. In fondo pure in questo le seppie si erano dimostrate superiori agli uomini, poiché non solo avevano creato un mondo migliore e più giusto, ma erano perfino riuscite a scoprire con certezza la loro origine e una volta fattolo, avevano avuto il coraggio di chiudere tutti i loro santuari religiosi. Gli uomini non erano stati capaci di fare neppure questo, anzi è un dato di fatto appurato, che proprio a cavallo fra i secoli XX e XXI i contrasti religiosi si erano addirittura acuiti, per non parlare poi dei vari maghi, stregoni, streghe, guaritori e sette varie che allora proliferavano.
Si poteva essere più incoscienti?
I due scienziati seppia fecero naturalmente una brillante carriera, e furono insigniti dei più alti riconoscimenti per le loro ricerche e per le loro scoperte. Ultimamente hanno deciso di approfondire di nuovo i loro studi sull’Italia degli uomini, poiché dagli ultimi studi emersi su quel Paese continuano ancora ad affiorare degli aspetti perlomeno curiosi quando non addirittura assurdi.
Il professor seppia Tim ha recentemente scoperto, infatti, che in quella nazione nello stesso periodo in cui proliferava l’homo precarius, vi erano degli altri strani ominidi che per correre in calzoncini e in maglietta dietro a una sfera bianca su di un prato verde percepivano dei compensi da capogiro, e questo proprio in un momento in cui, come detto, l’economia mondiale andava a rotoli.
“Homines calciatores” li aveva definiti il professor seppia Tim, ma la situazione non era ancora chiara. Nell’analizzare questa curiosa sottospecie umana che era saltata fuori all’improvviso dalle sue ricerche, il professore l’aveva bollata come l’ennesima stranezza di quel bizzarro Paese. Comunque voleva saperne di più e naturalmente l’argomento doveva essere approfondito.
Ma questa è un’altra storia.