Non appena fu con la testa completamente immersa, non fece che pensare a quella povera creatura, scaturita dall’egoismo di un codardo irresponsabile, innocente e priva di peccato, che immediatamente cominciò a divincolarsi per cercare di riemergere ma, purtroppo per lei, i flutti non le permisero ciò e fu così che dovette abbandonarsi alle acque e lasciarsi trasportare fino a che l’acqua non le invase i polmoni uccidendola.
Mentre si inabissava, cominciò a sentire la pressione crescere celermente, a vedere i colori svanire e con loro anche la sua vita. Consapevole di non potersi ribellare a quel destino crudele e tragico, chiuse gli occhi.
Improvvisamente urtò contro qualcosa e nello stesso istante, quel qualcosa con cui si era scontrata la cominciò a trascinare velocemente e con violenza verso l’alto. Non riuscì a vedere nulla, si ritrovò solamente fuori dall’acqua. Riuscì però a scorgere sott’occhio una pinna caudale molto grande e grigia.
Impaurita e terrorizzata inspirò profondamente, immettendo nel corpo tutta l’aria che quest’ultimo riusciva a contenere e poi tossì, buttando fuori l’acqua di mare che aveva ingerito mentre si inabissava. Quell’aria che le invadeva i polmoni la fece rilassare e ne immetteva molta di più di quella che le necessitava effettivamente.
Si guardò attorno per cercare di capire cosa fosse successo, come fosse ritornata in superficie e soprattutto chi l’avesse riportata alla vita. Se non era troppo assurdo da pensare e se non aveva battuto la testa da nessuna parte, poteva giurare che a salvarla fosse stata una creatura del mare, come se l’oceano avesse voluto ringraziarla per tutte le volte che la giovane si era prodigata per gli abitanti del mare. Ma non vide nulla, a parte quella coda che si era confusa con il resto delle onde.
Intorno a lei c’era una distesa d’acqua immensa e compatta, che avrebbe terrorizzato chiunque si fosse trovato al suo posto. Anche il più temerario degli uomini avrebbe avuto paura di quella situazione.
L’unica certezza che aveva era quella di voler uscire immediatamente dall’acqua e, senza perder tempo, cominciò a nuotare per raggiungere la riva fino a quando le forze non l’abbandonarono. Si convinse del fatto che il suo destino doveva essere determinato dal fato e non da lei, quindi in quel momento era il mare a dover decretare la sua sorte, qualunque essa fosse.
Le soluzioni non erano molte, poteva morire per annegamento, divorata da squali affamati e di passaggio, falciata dall’elica di qualche barca, oppure semplicemente per sfinimento.
Nuotò per parecchie ore e si rese conto che era passato molto tempo, in primo luogo perché intorno a lei continuava ad esserci una distesa immensa di acqua che non lasciava intravedere nemmeno lontanamente la costa, e in secondo luogo perché era calata la notte più buia che mai. Il sole era scomparso per lasciare il posto alle stelle e si cominciava a scorgere la luna, che quella notte era piena e lucente. Sembrava una grossa palla argentata che con la sua luce faceva brillare le onde del mare, conferendo loro una sorta di luccichio.
Emanava un fascio potente che illuminava l’acqua tutt’intorno, rendendo quella situazione ancora più tragica, perché le permetteva di vedere e quindi di guardarsi attorno.
Fu in quel momento che cominciò ad avere paura. In tutto quel tempo che aveva nuotato si era concentrata soltanto sul pensiero di raggiungere al più presto la costa, ma non appena il buio incalzò, cominciò ad avere paura e subentrò l’angoscia; era sola e infreddolita, si trovava in mezzo ad un mare immenso, nessuno sapeva o poteva immaginare dove fosse e nessuno l’avrebbe mai più ritrovata. Cercò qualcosa sulla quale potersi appoggiare, in modo da poter riposare e arrestare per pochi minuti le gambe che le facevano male a causa del continuo sforzo per tenersi a galla, ma sfortunatamente non trovò nulla. Aveva nuotato per troppo tempo e le forze stavano cominciando pian piano ad abbandonarla.
Il cielo cominciò ad oscurarsi sempre più velocemente, da azzurro, diventò grigio, finché poi non mutò da blu a nero.
Fu così che si ritrovò completamente al buio sola e impaurita sotto una coltre stellata, che non lasciava posto nemmeno al cielo, tante erano le stelle. Non vedeva nulla a parte miliardi di piccole fiaccole sopra di lei, che erano le sole insieme alla luna piena ad emanare un po’ di luce, e non sentiva nulla a parte il rumore emesso dalle onde che le passavano vicine.
Una cosa drammatica in tutta quella situazione era che proprio quelle onde che le passavano accanto avrebbero raggiunto la riva prima o poi e lei invece sarebbe rimasta lì ad aspettare qualcuno o qualcosa che forse non sarebbe mai arrivato.
L’unica cosa che riusciva a vedere era il riflesso della luna piena sull’acqua; sembrava quasi che ci fosse un immenso tappeto bianco su di un pavimento nero e immobile. Sarebbe stato uno spettacolo stupendo vedere quella luna riflessa sul mare se si fosse trovata sulla terra, ma lì, in mare, non poteva sicuramente apprezzarne la bellezza e la magnificenza.
Non sapeva cosa fare. Cominciò a dimenarsi, cercare di nuotare, ma poi si rese conto di essere completamente esausta, era sfinita, la traversata era stata massacrante. Per giunta poi, a tutta quella situazione già così esasperante, si aggiunse anche il forte freddo poiché era in ammollo da ore ed inoltre era calata la notte e quindi con essa anche le temperature sia dell’aria che dell’acqua erano scese di alcuni gradi.
Cominciò a battere i denti e a tremare, più tremava e più le gambe facevano fatica a nuotare in modo corretto e ritmato e nel frattempo, mentre pensava a cosa fare, cominciò a non sentire più le braccia e le dita di mani e piedi che si erano addormentati, gli occhi le si cominciarono a chiudere e infine le gambe, che fino a quel momento avevano nuotato per tenerla in superficie, persero la forza, e non riuscirono ad eseguire più nessun movimento.
Decise, non per sua volontà, di lasciarsi trasportare dai flutti del mare e, mentre le onde cominciarono a sommergerla, le sembrò di scorgere una luce forte e abbagliante, associata ad un rombo di motore, ma qualsiasi cosa fosse era ormai troppo tardi, non riusciva più a mantenere la testa fuori dall’acqua e a resistere a quella corrente che non faceva altro che spingerla giù, sempre più giù.
Quando la testa fu sotto la superficie, rimase con gli occhi spalancati e allo stesso tempo terrorizzati, voleva lottare contro quella situazione che lei stessa aveva provocato, cercare di nuotare verso l’alto per poter respirare senza dover trattenere il fiato, ma il tutto risultò vano; le forze che la spingevano verso il basso erano più potenti di lei e non poteva contrastarle.
Cercò poi di rimanere ferma per riuscire a trattenere il più possibile quell’aria che aveva nei polmoni che non sarebbe durata tanto se avesse continuato a dimenarsi.
Mentre era in apnea con quel poco fiato che le restava, si guardò intorno, come se avesse già saputo che quello che in quel momento vedeva, sarebbe stata l’ultima cosa, poi cacciò una lacrima di rassegnazione, che si disperse nell’acqua che la circondava confondendosi con essa, perché sapeva che non resistito tanto a lungo senza poter respirare. In quei minuti pensò al piccolo pargolo che portava in grembo e non poteva non pensare al fatto che l’avesse condannato ancor prima di nascere.
Era convinta che fosse tutta colpa di Dean, era stato lui a decretare la sua sorte, se non avesse scelto quella donna, adesso sarebbe con lui pronta a potersi costruire una famiglia, nella quale avrebbe regnato solamente l’amore. Ma invece era andato tutto storto e lei aveva preso la sua decisione, e fu solo in quel momento che si rese conto che quella soluzione era stata sbagliata e stupida. Si era sacrificata per un uomo che l’aveva fatta soffrire tantissime volte, che le aveva promesso luna e stelle e alla fine, invece, non le aveva dato nemmeno la possibilità di osservarle dal basso per godere della loro bellezza.
La povera sventurata non poteva che sentirsi in colpa per tutto quello che aveva fatto, e non poteva credere che stava per morire di una morte atroce, che d’altronde lei stessa aveva provocato. Tutto per che cosa? Per quell’insensibile, per quell’ignobile uomo che non avrebbe mai dovuto incontrare nella sua vita.
***
Dal libro Per sempre 2: Ritorno alla vita di Valentina Vitaljic
ancora una volta la lotta contro la vita
sicuramente il continuo del primo ancora più coinvolgente
che dire
ricomplimenti
ti auguro un cielo azzurro
la vita è come il mare. dobbiamo alzare le vele talvolta a favore del vento, altre voltre controvento, ma dobbiamo sempre continuare a navigare per non andare alla deriva. (Romano battaglia).
è un bellissimo libro, pieno di sentimenti!
complimenti, Valentina.
Mi sono così immedesimata nella lettura che anche io, che tra l’altro non so nuotare perchè ho paura dell’ acqua, mi sento mancare il fiato e le forze!
So che la protagonista si salverà, non potrebbe essere altrimenti, ma che ne sarà della creaturina, frutto di una unione infelice?
Non ho letto la prima parte di questo romanzo, ma se l’azione si svolge come l’ incipit della seconda, deve essere per forza bello e coinvolgente!
Complimenti, Valentina Vitaljic!!!
Spero di poter leggere… sia il primo che il secondo…
entrambi mi sembrano ben scritti…
e molto interessanti nell’armonia delle parole che usi
Sara
Gent.ma Valentina,
non avendo letto il suo primo libro, posso commentare ancora meno questo, però devo dire che quello che mi piace del suo scrivere è il coinvolgimento del lettore che io immagino sempre a bocca aperta mentre legge (capita a me).
Complimenti per il filo conduttore.
Sabato P.
Complimenti Valentina, questo scorcio del tuo romanzo mi ha lasciato senza fiato, cercando di capire cosa c’è dopo, qual’è la cosa che accadrà, per capire se la protagonista riuscirà a salvarsi da un destino crudele per altro cercato da lei stessa. Non ho letto il primo libro ma se è coinvolgente come questo piccolo brano, credo proprio che sia un capolavoro, senz’altro da leggere!
La vita puo’ riservare molte cose dure… l’importante e’ riuscire a sconfiggerle tutte!!
Complimenti, questa seconda parte del libro sembra ancora piu’ interessante della prima… confermo il mio interesse a poter leggere completamente questi 2 libri, credo che siano veramente da leggere tutti d’un fiato!!
Il mare, per gli antichi figura della vita, e’ per una giovane donna dimora di morte.
E Valentina ci fa capire, attraverso la protagonista, che nessun tradimento vale il tradire se stessi, con l’ annientamento.
E allora il mare, con le sue acque, assurge al simbolo della purificazione, della catarsi.
Avvincente romanzo. Da leggersi nel golfo della riflessione.
Gaetano