Piccolo Lupo vincitore del premio La Libreria, sul sito www.pennadoca.net, come miglior racconto nel mese di Giugno 2006
Antenato, io ti prego
Antenato non lasciare che mi portino via.
Il mio popolo ha bisogno di me ed io di loro…
Crow Dog
Mi piacerebbe potervi dire perché quello che vi narrerò, accadde in quel modo e non in un altro.
Mi piacerebbe potervi dire che tutto quello che leggerete è frutto della mia fantasia o solo una favola, di quelle che raccontano i nonni ai nipoti, mentre questi stanno col naso sospeso a mezz’aria in attesa di vedere come finisce.
Mi piacerebbe, se fossi un mago, poter rimettere le cose al loro posto e tornare indietro in un tempo lontano e meraviglioso, quando l’uomo e la natura erano un tutt’uno.
Invece tra le mani ho solo questi fogli sparsi, con parole dalla calligrafia incerta, che sembrano danzare sulla carta, scritte in una sera d’inverno di tanti anni fa, quando ancora ero bambino e che ora ho deciso di raccontare come se quei ricordi fossero una specie di favola.
Ma una favola, non è.
Mi chiamo James e fin da quando ero piccolo era abitudine per la mia famiglia, soprattutto durante le sere di inverno, ritrovarsi tutti intorno al fuoco, a sentire la nonna mentre raccontava una di quelle meravigliose favole di cui ci andava deliziando da anni.
Nonna Mary Anne, aveva un talento speciale a narrare storie ed anche Connor e Daniel, i più piccoli dei miei sei fratelli, riuscivano a calmarsi al suono della sua voce, che io trovavo incantevole.
Mamma era sempre molto indaffarata a sistemare la casa, soprattutto dopo cena mentre mio padre lavorava spesso anche di notte.
Erano anni duri e per una famiglia come la nostra, di cui dopo vi parlerò, non era facile arrivare alla fine del mese.
Anche mamma lavorava e nonna Mary Anne finiva con l’essere la nostra seconda mamma, sempre presente e piena di entusiasmo nel riempirci la giornata della sua gioiosa presenza.
Al contrario di mamma, che spesso era taciturna e preoccupata, nonna Mary Anne, possedeva un entusiasmo che raramente ricordo di avere visto nelle persone che negli anni ho conosciuto.
Era una donna straordinaria. Era rimasta sola dopo la morte di nonno Dick. Quando le chiedevamo del nonno e solo in quel caso, cercava di portare l’argomento su altro. Mi pare di ricordare che fosse l’unica cosa della quale non parlava molto volentieri. Solo una volta ci disse che nonno era stato un uomo straordinario e che le aveva voluto molto bene.
Non le feci mai altre domande, anche perché a quel tempo, la cosa che più mi piaceva di nonna Mary Anne, erano le sue meravigliose storie che mi facevano sognare, soprattutto la notte, quando mi ritrovavo nel letto da solo, nella stanza con gli altri miei fratelli, ed immaginavo di correre per immensi prati circondati da montagne e animali meravigliosi, padroni assoluti di quelle terre.
A dieci anni, guardandomi allo specchio, mi accorsi che la mia pelle era un po’ più scura di quella dei miei compagni di classe. Non ci avevo mai dato molta importanza, ma un giorno, mentre tornavo a casa, nel quartiere dove abitavo mi si avvicinò una macchina lussuosa, cosa rara per quei posti e dal finestrino si sporse un bambino con capelli biondissimi che mi urlò dal finestrino “pellerossa”!
Fu un duro colpo e quel giorno me ne tornai a casa piangendo.
Avrei tanto voluto che mia madre fosse lì ad accogliermi e a consolarmi, ma come sempre era a lavoro e nonna Mary Anne, era l’unica della famiglia che a quell’ora era in casa.
Mi chiese cosa ci facessi lì molto prima del solito orario di ritorno da scuola. Non avevo nemmeno aspettato i miei fratelli minori, ma Leonard era grande abbastanza per badare agli altre cinque e per una volta – pensai – avrebbero fatto a meno di me.
Non me la sentivo proprio quel giorno di uscire di nuovo.
Mi ero reso conto che a parte Connor e Leonard, gli altri miei fratelli, avevano la pelle praticamente bianca come quella di mia madre e Barbara, la minore di noi sette aveva anche i capelli quasi biondi. Non capivo come mai quel particolare mi fosse saltato all’occhio solo allora o forse essendo un bambino semplicemente non mi interessava.
Solo col tempo mi resi conto che una parte della mia vita, la mia infanzia, si era definitamente chiusa con quell’episodio.
per potere leggere integralmente il racconto cliccate qui
grazie del bel commento! Un saluto e a tutti dal mare delle Marche sono in un internet point 🙂 a prestissimo
Bene mi sono preso un po’ di tempo per leggere il tuo racconto.
Una storia bellissima, scritta con mano sapiente, si legge con piacere.
Invito tutti a leggerti e complimenti per il tuo blog.
eh sì!!! mi ha invitato il web master 😉
Carissima, ma ti sei “espansa” anche qui!
😛
Che bello, ne sono felicissima.
Ti voglio bene