L’immagine che le rimandò lo specchio la fece sussultare. Gli occhi un po’ gonfi denunciavano l’insonnia della notte.
‘Non ci voleva’ pensò Nina. ‘Si convincerà che ho fatto tardi ieri sera e che non sono affidabile.’
Cominciò a truccarsi il viso. Con mani sapienti coprì le occhiaie, dette profondità allo sguardo con un rigo colorato, mise in evidenza le labbra e rese il risultato più omogeneo con una passata di fard. Poi scelse con cura l’abito e optò per i soliti vecchi e stinti jeans, strappati strategicamente, ed una bella e candida camicetta che faceva risaltare il suo colorito olivastro e gli occhi neri.I capelli sciolti e domati con un po’ di gel.
Era pronta. Prese le chiavi della sua utilitaria e uscì di casa, sbattendo si dietro il cancello. Nella fretta non udì sua madre che dal giardino le gridava: “In bocca al lupo, Nina!”. Con il suo fresco diploma di restauratrice sotto braccio, si avviò verso il suo primo appuntamento di lavoro.
In giardino Maria seguì sua figlia con lo sguardo, agitando una mano fino a che la sua auto non sparì in fondo alla strada. Come al solito Nina non l’aveva salutata, ma ormai ci si era abituata. Era già tanto che non le avesse risposto male. Sospirò, come mille altre volte, e pensò che sua figlia aveva preso tutto da suo marito: un corpo armonioso, una mente lucida e un carattere deciso, bella come lui da giovane. Volitiva, irruente, ma soprattutto testarda esicura di sé. Proprio l’opposto di lei. Faceva già caldo per essere i primi di giugno e l’ombra del susino in mezzo al piccolo prato non era sufficiente a rinfrescarla. Cominciò a togliere i fiori secchi dai gerani prima di annaffiarli, prese le cesoie e tagliò alcune rose per metterle in un vaso dell’ingresso. Curava ogni pianta con amore e dedizione, sapeva perfettamente quando andava travasata, o medicata, o potata. Il suo giardino era piccolo, ma senz’altro il più bello del paese, con fiori in ogni mese perché aveva scelto piante con grande competenza. Era il suo rifugio. Le tonalità dei colori e gli intensi profumi riuscivano a creare un ambiente da favola. Mancava solo il canto di una principessa o le grida e le risate di bimbi intenti a giocare. Maria pensò che era bello, uno scrigno prezioso, ma che non c’era felicità.
Sua figlia non degnava di uno sguardo il suo gioiello.
Nina era quasi selvaggia e preferiva i giardini informali, ma soprattutto si entusiasmava per i paesaggi vasti ed incontaminati dove poco si vedeva la mano dell’uomo. Quando era piccola però non era così. Maria pensò a sua figlia di allora con nostalgia, a quando giocava allegra in un altro giardino. Suo marito ci aveva costruito una casetta e Nina ci si rifugiava a fantasticare con le sue bambole e i suoi tegamini, le preparava il caffè e la invitava orgogliosa a berlo. Oppure si faceva spingere su quell’altalena appesa all’unico ramo possibile dell’albicocco e rideva fino a dover correre per fare pipì. Ma allora non era sola Nina a giocare in quel giardino pieno d’amore.
Maria chiuse immediatamente la porta dei ricordi, prima che la sommergessero. Cacciò quel dolore che rischiava di impadronirsi di nuovo di lei e rientrò in casa.
SEPOLTURE IMPERFETTE di Elisabetta Santini – IBISKOS EDITRICE RISOLO, 2011 pag. 363
Il commento di NICLA MORLETTI
Con un linguaggio fresco e sciolto Elisabetta Santini tesse la trama di un romanzo affascinante dove amore, mistero e paranormale si fondono per dare vita ad una storia in cui l’autrice scava nell’anima dei protagonisti per portare alla luce le loro “Sepolture imperfette”. Regna tra le pagine la suspense e l’incipit è radioso con la descrizione della bella Nina, restauratrice volitiva, irruente, dal corpo armonioso. Poi ci sono un’antica villa, un uomo e un’attrazione irresistibile. Infine un evento inquietante. Ma non si può narrare oltre. Il lettore deve scoprire da solo queste pagine scritte da un’autrice dotata di talento e abilità narrativa.
“Sepolture imperfette” è un noir ben fatto ed avvincente, in cui si apprezzano:
a. le atmosfere ed i colori, con un’attenta analisi psicologica di tutti i personaggi, molto diversi tra loro;
b. la passione per l’arte dell’autrice;
c. il “grido di dolore” nei confronti della concezione, relativa ad un’altra protagonista (Sara), del ruolo della donna quale “sottomessa” all’egoismo dell’uomo;
d. l’amore per la campagna toscana, descritta con precisione ed in modo tale da farla conoscere al lettore;
e. la trama, ben sviluppata nella successione delle vicende vissute dai cinque protagonisti, con un colpo di scena finale;
f. l’accuratezza della descrizione delle metodologie scientifiche delle indagini.
Un bellissimo romanzo, pieno di suspance… mi piacerebbe poterlo leggere!
I ricordi si affacciano nell’ animo di Maria, mentre la figlia le scivola davanti verso il successo.
In ” Sepolture imperfette ” Elisabetta Santini gioca con la malinconia del passato per evidenziare un presente colorato di reminiscenze.
Giochi psicologici fanno da pedagogia della vita.
Ricordare aiuta, tal volta. Ma fissarsi nell’ avvenuto puo’ deprimere e togliere lo stimolo per un riscatto.
Gaetano