L’Angelo mio –
L’usura della larva
rode piano…
solo polvere mostra
alla fine è ciò che resta.
Tu caro angelo
ti basta accogliere.
Quaggiù la porta
ha la maniglia rotta
si apre in una crepa
di muro con la muffa.
L’odore dello zolfo
trabocca nelle case
gli abiti puliti
han sempre un odore cattivo.
Non sono pronti
alla messa in ordine
quel che non va
non ha la giusta taglia.
Si misurano le braccia
anche degli schiavi.
Purtroppo un fratello
chiedeva ad un vicino
se era vero il legno
della croce di un Altro.
Nessuno gli rispose
perché non si era accorto
che la vecchia panca
(sul quale era seduto)
si logorava piano
col duro lavoro
di un tarlo clandestino.
***
La mano che cerca
Bisbiglio del mattino, scavato in occhi velati di sonno
in cadenze ordinate
le ombre scavalcano buche
asciugate da un raggio di sole.
Lì c’e’ anche una bambina dalla pelle scura
con la sua mano tesa, cerca qualcosa.
poi lascia andare al vento la sua gonna lunga
s’inginocchia tra gli sguardi di chi passa.
Gia al mattino, uomini e donne,
con la bocca sporca di caffè,
la scansano, e con passo veloce
salgono le scale di una stazione.
fanno confusione,
ma non perdono tempo
a guardare chi resta indietro.
La mano che cerca, non ha un biglietto
non ha un treno che parte in orario
le sue dita sono calde con rosse escoriazioni
i suoi occhi neri sembrano il berretto di un capostazione.
La bambina però non parte,
resta ai margini delle strade
con i suoi abiti di stracci
cerca almeno uno scarto di ricchezza
con la stoffa che le resta, s’inventa qualche storia
mostra alla sua maniera, un po’ di miseria
qualcuno che l’osserva, le fa cadere una piccola moneta
la bambina la mette in tasca,
mentre un cane col suo padrone,
l’annusa ma non la morde.
Poi la bambina si confonde, tra le porte
dei grandi palazzi e quando viene sera sparisce.
La gente invece ritorna nelle case
volentieri sta comoda in poltrona,
davanti al televisore, ascolta il telegiornale.
La cronaca nera, quasi mai tocca nel vivo la carne
della comoda gente.
Così la povera mano che cerca
resta tra le parole di un Vangelo incompreso
sconosciuto a chi non sa capire
cosa vuol dire, essere un bambino senza un pezzo di pane.
***
XII a
Sincronie – accarezzo un fiore appena sbocciato, con il profumo del mattino.
Flos e lapis: il risveglio mi ricorda la morte non solo la vita.
Svegliarsi sulla terra ma le farfalle volano via.
Non è un fiore “l’altro sentimento” contrario al dolore. La felicità, la gioia il desiderio di vivere sembrano lontane dal sensibile qualunquismo quotidiano. Uno – due – tre – quattro – cinque secondi e svanisce subito una vita. Questa banalità di fiori non è certo originale.
Credo che l’eternità sia senza fiori.
***
Argento 47 e altre poesie di Miriam Lugia Binda – Edizioni Elicon, 2010 – pag. 110
Il commento di NICLA MORLETTI
Miriam Luigia Binda ama presentarci i suoi versi con estrosità e fantasia. Possiede infatti una naturale predisposizione a descrivere in forma ben accurata ed elegante, emozioni realmente vissute e provate nel profondo dell’anima. Colpiscono in modo sorprendente, ammirevoli solitudini e meditazioni che popolano i suoi versi, l’efficace naturalezza delle descrizioni. Il pathos e il travaglio interiore fluiscono in essi, dando la sensazione che, al loro termine, il discorso continui ancor più poetico che mai.
Ciao Roberto per la tua poetica commentatora al testo di questa poetessa e eclettica artista Miriam/tra l’altro studiosa sensibile e versatile. Gaetano ti fai comunque scoprire con altra visione, quanto sei autentico! A presto e ti ringrazio per il libro e tuoi suggerimenti sempre attenti ai buoni consigli. Roby II.
L’ Angelo in copertina
e’ un messaggero in sordina
che partecipa al lettore
questi versi intrisi d’ amore.
E se tal volta la passione
di dolor diventa condizione,
ecco che la speranza fa capolino
come il bisbiglio del mattino.
Miriam ( che bel nome, lo devo sottolineare)
vuol fra le righe significare
che quando la notte si fa’ piu’ scura
bisogna attender l’ alba sicura.
Gaetano
Un bell’incontro tra parole e musicalità. L’angelo davvero è bellissimo un quadro tra i più belli di Thayer. .
(…purtroppo un fratello chiedeva ad un vicino se era vero il legno della croce di un Altro…..) questa espressione mi sembra particolare e da senso a tutta la poesia anche a quella sucessiva, Secondo me fa capire che talvolta non si vuole vedere ciò che ci da fastidio. Poesia vigile e attenta, forse troppo articolata ma d’effetto.