Così continuò: – Tre giorni. Posso rimanere solo altri tre giorni. Di più sarebbe davvero impossibile… Scoppierebbe il finimondo. Si, perché oltretutto il mio sostituto è in ospedale con un femore fratturato! E lo spettacolo è alle porte… Quello scemo… – Andrea sospirò giungendo e dondolando le mani – ancora non la smette di fare il galletto, così per attaccar discorso con due belle turiste non si è accorto che la strada finiva ed è ruzzolato giù dalla scalinata…- Scoppiò in una fragorosa risata mentre, con un movimento laterale del viso e degli occhi, indicava a Veronica la scalinata che conduceva al molo. – E non ti credere che abbia smesso! Adesso ci sta provando con le infermiere! Potrei scommetterci…. –
Quella salutare risata contagiò anche Veronica. Era inevitabile non immaginare la buffa scena del ruzzolone!
– Dovresti ridere più spesso, sai? A pensarci bene sei più carina. La malinconia non ti si addice proprio – le disse dolcemente con voce protettiva, sfiorandole simpaticamente il naso con l’indice.
– Grazie di tutto Andrea – disse Veronica riconoscente, schioccandogli affettuosamente un bacio sulla guancia pienotta e solare.
La freschezza e spontaneità di quel bacio ricordò ad Andrea quello della sua piccola Alessia, quando dopo aver finito di raccontarle, mettendoci anche un po’ di suo, una di quelle storie che interpretava in teatro, gli gettava le braccia al collo baciandolo felice e chiedendogli: – Ancora. Ancora un’altra… papà. Dai…- Forse aveva frainteso tutto. Veronica era dell’affetto e comprensione di un padre che aveva bisogno. O magari solo d’affetto, considerazione, sotto qualsiasi forma. E lui di cosa aveva veramente bisogno? Cosa stava cercando di trovare? Si isolò un attimo, perso nei suoi pensieri mentre Veronica con quella risata aveva spazzato via, seppur per un istante, tutta la tristezza che la circondava da anni.
– Hey zione! Che ci fai qui? – Una voce alle sue spalle lo riscosse. Riconobbe Luca, suo nipote, l’unico figlio della sfortunata sorella.
– Non lo vedi, prendo un caffè. Ma dimmi è così che si studia? Bighellonando in giro! – gli disse scherzosamente abbracciandolo. Aveva saputo, infatti dalla sorella, che Luca aveva concluso gli ultimi esami con il massimo dei voti.
– Vacanza premio. Ho finito e … tra un po’ divento ingegnere informatico. Beh, che ne dici? –
– E che posso dire? Auguri … dottore – continuò strofinandogli affettuosamente la testa. Poi lo presentò a Veronica. Lei era un po’ imbarazzata, confusa: tanto affetto e confidenza, anche se da sempre agognati, adesso la intimidivano.
– Cosa c’è? Qualcosa non va, Veronica? – le chiese piano Andrea.
– No. Nulla…è solo che vi somigliate tanto. Come padre e figlio – balbettò insicura.
– Beh, è come se lo fosse – rispose Luca – Quando mio padre morì improvvisamente a causa di un infarto, zione ha preso il suo posto nella mia vita, nonostante la giovane età. Io avevo solo sei anni. Gli devo molto – concluse guardando Andrea con occhi commossi e riconoscenti.
Veronica guardò quel ragazzo giovane come lei certo, ma al contrario di lei sereno, gioviale, allegro, amante della vita nonostante tutto e pensò, con una punta d’invidia, che Andrea doveva essere un padre meraviglioso, non come il suo…