Parigi, gennaio 1809 –
Erano le prime luci dell’alba e una carrozza percorreva a gran velocità le vie di Parigi. I passeggeri erano appena arrivati dall’Italia, dopo un lungo ed estenuante viaggio, ma i loro visi non denotavano stanchezza, bensì una grande emozione. Il duca Nicolas de Soissons rientrava per la prima volta in patria, dopo molti anni vissuti nei suoi possedimenti nel Granducato di Toscana, mentre per la nipote Charlotte, la capitale francese rappresentava una piacevole novità.
«Zio, siamo quasi arrivati?» Chiese la fanciulla con l’impazienza dei suoi quattordici anni e l’uomo si voltò a guardarla con le lacrime agli occhi. Rivedere la sua città natale, dopo tutto quel tempo, lo commuoveva profondamente. La sua voce era leggermente incrinata quando rispose: «Ormai non manca molto, tesoro. Siamo vicini a casa.»
La Maison de Soissons era stata fatta costruire dalla sua famiglia diversi anni prima ma egli era stato costretto ad abbandonarla durante la Rivoluzione, per fuggire all’estero con i suoi cari. Solo ora che le acque erano più tranquille e grazie all’intercessione di una sua vecchia conoscenza ne riprendeva, finalmente, il possesso. La carrozza si fermò davanti a un grande edificio, circondato da un incantevole giardino, ed un uomo zoppicante, che tuttavia mostrava una certa autorità, si avvicinò per accogliere i nuovi arrivati. Sceso dalla carrozza, il duca de Soissons, strinse la mano di quello che aveva l’aria di essere un caro amico.
«Vi ringrazio per tutto quello che avete fatto per me, Talleyrand.» Disse con gratitudine «Senza il vostro aiuto non sarei mai riuscito a rientrare in possesso della mia casa.»
Dopo la Rivoluzione, infatti, tutte le proprietà un tempo appartenute agli aristocratici erano state confiscate e dichiarate beni nazionali.
L’uomo zoppicante sorrise.
«Non è il caso che mi ringraziate, Nicolas.» Rispose gentilmente «L’ho fatto in nome dell’antica amicizia che mi lega alla vostra famiglia. Conoscevo bene vostro padre ed ho avuto il piacere di frequentare anche voi, prima della Rivoluzione.»
Charles-Maurice de Talleyrand-Perigord era un uomo che aveva fatto parlare molto di sé. Esponente della nobiltà, come Nicolas, aveva intrapreso la carriera ecclesiastica ed era stato nominato vescovo di Autun nel 1788. Partecipò agli Stati Generali e, durante la Rivoluzione, riuscì sorprendentemente ad ottenere la carica di ministro degli Esteri. In seguito, grazie alla sua grande abilità di volgere le situazioni in proprio favore, era entrato nelle grazie di Napoleone. Solo negli ultimi anni aveva contrastato la politica di quel piccolo, grande uomo, alleandosi con lo zar di Russia, e da qualche giorno era stato costretto a dimettersi dalla sua carica. Ma Nicolas lo ricordava piuttosto come compagno delle sue scorribande giovanili. Aveva partecipato con lui a innumerevoli baldorie e, nonostante la carica ecclesiastica, già allora si diceva di lui che fosse un gran libertino. Spesso e volentieri intratteneva relazioni amorose con donne sposate e, di tanto in tanto, gli era capitato di metterne incinta qualcuna. Nicolas ricordava il grande scandalo che aveva suscitato nell’alta società la tresca che aveva avuto con Madame Flahaut che gli aveva dato un figlio. Dalle notizie che aveva raccolto sul suo conto pareva che non si fosse risparmiato nemmeno durante la Rivoluzione. Aveva infatti avuto un altro figlio dalla bella moglie del Ministro degli Esteri Delacroix, al quale poi aveva soffiato la carica. Infine, durante la sua ascesa nel periodo napoleonico, aveva deciso di sposarsi con una certa madame Grand, donna di indiscutibile bellezza ma senza dubbio stupida e ignorante; cosa questa che aveva creato un grave conflitto tra Napoleone ed il Papa che si rifiutava di concedere contemporaneamente al signor de Talleyrand il ritorno allo stato secolare insieme alla licenza per sposarsi. Era un peccato che ora avesse perso i suoi privilegi e si ritrovasse in disgrazia; tuttavia a lui era stato ugualmente d’aiuto in quegli anni, riscattando per conto suo le sue proprietà. Preso com’era dai propri pensieri, Nicolas quasi si stava dimenticando di Charlotte che, nel frattempo, si era presentata da sola e stava salutando Charles-Maurice con un profondo inchino.
«Avete una nipote davvero deliziosa.» Osservò l’uomo, ammirando la perfetta figura della giovane in questione. A pensarci bene, gli ricordava un dipinto di Jean-Louis David che ritraeva con una grazia quasi virginale una certa madame Récamier.
«Se non sbaglio siete la figlia di Philippe Delatouche.» aggiunse poi, sempre più incuriosito. Charlotte annuì e chiese a sua volta:
«Conoscete mio padre?»
«L’ho conosciuto parecchi anni fa.» Rispose Talleyrand «Durante la Rivoluzione era considerato uno dei più fedeli seguaci di Robespierre. Fece molto scalpore l’accusa di alto tradimento di cui fu macchiato e la sua improvvisa fuga da Parigi.»
La fanciulla lo guardò con occhi fiammeggianti d’ira.
«Mio padre non era un traditore! Credeva fermamente negli ideali della Rivoluzione; piuttosto era disgustato da tutta la violenza che ne è seguita. Non si è voluto macchiare le mani del sangue che è stato versato.»
Talleyrand sorrise compiaciuto e si rivolse a Nicolas: «Vostra nipote ha un bel caratterino.» Esclamò divertito «Mi ricorda sua madre. Ho avuto l’onore di conoscere anche Julie, ed ho sempre ammirato il suo carattere ribelle.»
«Beato voi!» Rispose il duca «Io invece l’ho sempre detestato. È stato la causa di parecchi litigi fra me e mia sorella. Comunque devo darvi ragione, Charlotte le somiglia molto e tuttavia la trovo adorabile. La considero la figlia che non ho mai avuto.»
«Mi sono spesso chiesto per quale motivo non vi siete mai sposato, Nicolas.»
Egli scrollò le spalle in un gesto di impotenza.
«Le donne della mia vita sono state una grande delusione, amico mio.»
***
Dal libro Elogio del blu di Armando Saveriano, recensito da Nicla Morletti nel Portale Manuale di Mari.
L’800 è il periodo storico che prediligo senza alcun dubbio.
E’ piuttosto stuzzicante questo racconto. Sembra piuttosto scorrevole..
I mie complimenti.
😉 Federica
interssante l’uso del colore blu, uno dei miei preferiti
ma perchè questo colore?
sicuramente leggendo l’intera opera si potrà capire.
complimenti
ilaria
Gentile Armando,
solitamente, nella cromoterapia, il blu è il colore della grande profondità, è purificante, induce all’introspezione ed è molto utile in caso di stress, nervosismo, ansia … temi dominanti dei suoi racconti sono invece paure, ossessioni, fobie (esattamente il contrario). Queste ultime sono parte integrante della psiche di ogni essere umano; è il nostro inconscio, infatti, che, reagendo ad una moltitudine di stimoli esterni non particolarmente graditi, ci “catapulta” in un mare di oscurità.
Guardando attentamente la copertina del Suo libro, è come se una “massa blu” (la parte superiore), lentamente, ma inesorabilmente, scendesse, quasi a voler schiacciare la figura femminile che si trova in un atteggiamento di resa passiva. La donna ha sul capo una fascia blu proprio ad indicare l’insieme delle sue nevrosi.
Spero di cuore di poter leggere il libro per intero.
Le faccio TANTI COMPLIMENTI per il Suo stile narrativo, il brano su riportato è ricco di particolari che fanno entrare il lettore subito in sintonia con i personaggi, inoltre, l’intreccio tra la parte descrittiva e i dialoghi, fa in modo che la lettura scorra in modo piacevole, senza vuoti narrativi.
Un caro saluto,
Maria Grazia P.
Adoro la Francia e il periodo storico del racconto, l’800 ricco di sfaccettature e così intenso. Da quel che ho letto il libro è intrigante e ben scritto, un romanzo storico che sicuramente mi piacerà e spero mi sorpenderà.
Ho ripensato al titolo e vorrei capire il significato, forse richiama il sangue blu dei nobili? Non so e sono curiosa, spero di poterlo leggere.
Tanti cordiali saluti.
Stefani C.
Una Francia libertina e appena uscita da un forte scenario politico, rappresenta nonostante ciò un insperato ritorno a casa, ua gioia da tempo sepolta di ricongiungersi con le proprie radici. E lo dimostra il protagonista che, con le lacrime agli occhi ammira la bellezza della sua terra. Un mondo distante da noi, fatto di inchini e buone maniere, e che proprio per questo mi affascina e mi spinge a volerne sapere di più.
Trovo sicuramento bello questo racconto, trovo affascinante il periodo storico in cui si svolgono i dialoghi e credo che il libro sarà sicuramente interessante.
Però da queste poche righe non riesco a capire il perché del titolo:
Elogio del blu.
Maggiori dettagli sui libri esposti, quando è stata già pubblicata anche la recensione di Nicla Morletti, sono disponibili nel Portale Manuale di Mari. Il link della recensione:
http://www.manualedimari.it/content/view/202/160
è riportato anche in fondo all’estratto del libro pubblicato in questa pagina.