Paesino in legno sughero e cartone,
luci soffuse fra alberi e pastori
con animali, doni e tanta gioia,
verso la grotta e la mangiatoia.
Madonna, San Giuseppe e bambinello
e dietro a loro il bue e l’asinello.
Io non ho più riavuto quel presepe,
io non ho avuto più gli occhi incantati,
della mia infanzia nel luogo abbandonato.
E quel presepe adesso lo rivedo,
con gli occhi della mente e, nel ricordo,
mi sembra di sentir le ciaramelle
venir dalle stradine del passato,
mamma, papà, le voci ricordate
risento in questa sera di Natale
in cui vorrei un presepe tale e quale
e tutto il resto che è scappato via
insieme agli anni della vita mia.
Io la trovo una bellissima poesia che esprime il sentimento degli affetti familiari con la delicatezza di un animo fanciullesco.Tutti in realtà vorremmo che le cose più belle della nostra vita non scomparissero del tutto e che tornassero con la loro vivacità dal sapore unico e indimenticabile.Tutti vorremmo ritrovarci come piccole statuine nel proprio presepe di famiglia ed essere circondati dall’accattivante calore dell’amore che vive in eterno,così da esporlo nell’immaginaria “vetrina” dei sentimenti.
Complimenti! Da Consuelo Greco.