Terracina, 12 luglio 2007 –
Un uomo magro dai lineamenti e portamento fini, di statura medio alta, era seduto su di una panchina di pietra del lungomare di Viale Circe, con il braccio sinistro appoggiato alla spalliera e l’atteggiamento di un tenero abbraccio a qualcuno che in quel momento non era con lui.
Un caldo torrido, afoso, che appiccicava la pelle sulla pelle, di cui non ci si poteva spogliare. Il sudore scorreva a rivoli fastidiosi lungo il collo, la schiena e non c’era spugna che potesse assorbirlo. Le isole Pontine di fronte alla costa, normalmente a portata d’occhio specialmente dopo una copiosa pioggia, erano ombre offuscate, visibili soltanto da chi abituato a riconoscere il loro contorno.
La spiaggia era affollata di corpi seminudi, a contatto tra loro, da far aumentare la temperatura anche in quei pochi attimi di agognato ristoro di una calata nell’acqua di mare, un carnaio vociante, nervoso, ossessionato. Centimetri di spazio dove si praticavano sport, giochi acquatici, approcci amorosi, ammiccamenti, appuntamenti, affari diretti o tramite cellulari, due a volte, uno per mano. Frasi urlate, risate udite da stabilimento a stabilimento, bambini piangenti, sofferenti, che nulla percepivano di salutare da quello iodio misto ad abbronzanti, oli, catrame, bottiglie di plastica vaganti, senza alcun messaggio da recapitare, spazzatura gettata fuori dalle barche. Non mancando, per il godimento totale, le solite scorze di cocomero, dall’ odore nauseabondo.
L’uomo, allontanandosi da quella visione d’Inferno Dantesco o da romanzo Boccaccesco, fissava nella sua fantasia del panorama invernale, le lontane onde con il loro rincorrersi.
Paragonava quel movimento ondoso a lui ben noto perché nato e vissuto in città e paesi di mare, al susseguirsi della vita.
Le esperienze, i fatti, le emozioni, l’interezza di tutta un’esistenza le vedeva racchiuse là, davanti ai suoi occhi; il principio con cui nasce l’onda alimentata dal vento spinto chissà da quale destino. Il suo innalzarsi a volte spumeggiante, l’inseguimento spasmodico dell’altra onda, l’apice ed il lento o repentino declino, accompagnato dal dolce fragore ed il raggiungimento della meta con il suo rovesciamento sulla riva.
Un lieve sorriso lo distoglieva da queste affascinanti e fantasiose riflessioni, riportandolo alla realtà.
Era diventato nonno, a sessantatre anni, di uno splendido maschietto Màtyàs, figlio di Jozsèf e di Nadia.
Màtyàs aveva compiuto da pochi giorni, due mesi ed era una meraviglia della vita.
Aveva i grandi occhi sempre aperti o quasi, voltava lo sguardo a guardare tutto anche quello che non vedeva e muoveva le braccia, le gambe, il collo in continuazione, emettendo i suoni dei neonati quasi a voler comunicare e sorrideva a chiunque gli parlasse.
L’uomo si sentiva irrorato di un sentimento nuovo, sconosciuto, da cui traeva vigore, ardore, conscio che Màtyàs avrebbe parlato di lui con i propri figli ed i figli dei figli, perpetuandolo per l’eternità.
Si trovava li in una pausa di una lunga e travagliata trattativa che stava portando a conclusione proprio in quel giorno, cercando di conciliare gli interessi di un affare di milioni di euro, tra un gruppo di imprenditori ed una famiglia di difficilissima persuasione, per quanto l’affare fosse per loro una grossa occasione di guadagno. Una boccata di ossigeno al cervello, non alla vista, li, sul lungomare, durante la pausa pranzo che lui aveva volontariamente saltato, cercando lucidità per la parte conclusiva pomeridiana.
Un distinto signore, accuratamente vestito, malgrado l’ambiente vacanziero estivo, gli si sedette accanto con un cenno di saluto, rivolgendosi alla lettura di un quotidiano.
Poi, guardandolo di sottecchi: «Mi scusi, ma lei è il Signor Cascone Arturo?».
«Sì, certo» rispose e l’altro.
«lo la conosco, sono Costa Aniello. Lei un giorno mi ha fornito, nell’ufficio di edilizia privata del Comune di Terracina, consigli circa una pratica di condono congelata da anni, senza alcuna determinazione.
Pochi riferimenti normativi precisi, di legittimità edilizio-urbanistica e, grazie a lei, in un giorno fu risolto quanto da diversi anni non se ne vedeva lontanamente la soluzione.
Il suo comportamento per la nostra famiglia, fu cosa insperata, un episodio di cui ancora oggi, ci si ricorda».
Arturo era ormai avvezzo da una vita a simili rimostranze e, a quell’eccesso di complimenti che, peraltro, lo mettevano in una situazione di disagio. Ringraziò e, salutando l’interlocutore con una stretta di mano, si alzò avviandosi all’appuntamento fissato per la definizione della trattativa in corso.
***
Dal libro L’incompetente di Federico Saccone – GRUPPO ALBATROS – IL FILO, 2010 – p. 193
Il commento di NICLA MORLETTI
Un romanzo coinvolgente, la cui trama e fluire narrativo fanno subito presa sul lettore a cui l’autore fa provare l’emozione di vivere una storia in Ungheria. Nell’affascinante città di Budapest. Intrigante ed avvincente la trama tratta di un sessantatreenne napoletano che, in una calda giornata d’estate, incontra sul lungomare di Terracina un uomo assai misterioso che gli propone uno strano incarico nella città di Budapest… Al lettore la scoperta di queste pagine d’avventura scritte dalla penna fluida e scorrevole di Federico Saccone, brillante autore emergente dotato sicuramente di un notevole talento.
Dal caos all’ incomprensione il passo e’ breve. E Federico Saccone ci conduce nel dedalo di un cinismo esasperato per aprirci al ventaglio del ritrovato entusiasmo.
Intrigante la trama. Da leggere.
Gaetano
Non so perchè ma la descrizione di una scena estiva in una spiaggia contaminata, affollata , invasa da spazzatura di ogni tipo, un signore distinto ma un po’ …sudato che sta a guardare, mi aveva fatto pensare ad una vita sconvolta da un dramma ma poi scopro un nonno orgoglioso di uno splendido nipotino , ad un impiegato comunale bravo ma ” normale” e un uomo riconoscente e…e poi?
Mi piace questa normalità che rischia di non esserlo più analizzando il titolo che sconfessa anche quello che ho scritto prima.
Come continuerà la storia?
Chi sarà l’incompetente? Mi sono subito chiesta dopo aver letto l’estratto. Devo dire che sono curiosa, le sue poche righe spingono a sapere di più e leggendo il commento di Nicla Moretti la mia curiosità è aumentata.
Chi è questo uomo misterioso e come ci arriva da Terracina a Budapest?
Spero di poter soddisfare la mia curiosità leggendolo, intanto faccio i miei complimenti all’autore e gli auguro di avere successo e soddisfazioni dal suo romanzo.
Cordiali saluti
Stefania C.
Davvero particolare questo libro, mi piacerebbe tanto poterlo avere per leggerlo per intero!
molto curioso! 🙂
il titolo già mi entusiasma…
spero di riceverlo…
Sara