Quaggiù l´autunno tuona nella bruma
tra le coltri e le fornaci del traffico
Non è brace e cenere che scalda
e tu speri in quelle brecce nel cielo
che a mattina il sole solleva e mitiga
mentre lontano un ventare s´insinua
sopra fruscii, fiati d´ocra e d´ottoni
Ma tu analfabeta imballi parole
con un ostile sguardo ti nascondi
in nicchie di mattoni
– la tua chiassosa assenza –
ed ora che é mattino il sole lega
gli attimi d´ignoti amanti notturni
– notte teatro dei nostri rottami
coi suoi profumi di trine e nastrini –
E potresti abitare un nuovo mondo
onde muovono in nudo splendore
tragitti d´anima
quando la piena s´acquieta e sorge aereo
il respiro del suolo
Là soccorre uno zelo di silenzio
Grazie Francesco, come sempre classe purissima nei tuoi versi.