Ricordo benissimo il giorno in cui tornai nella vecchia casa. Si era nella prima quindicina di giugno e le giornate erano già calde, quasi afose. Di prima mattina avevo preso la mia decisione: sarei partita, senza salutare nessuno. In fretta avevo raccolto qualche abito e degli indumenti intimi e li avevo messi senza grazia nella mia vecchia valigia. Facevo tutte le cose quasi di corsa come per impedire a me stessa di pensare, di riflettere. Nessuno mi avrebbe cercata, lo sapevo. Certo non i miei genitori, che si erano sempre disinteressati di me né tanto meno Sirio che era uscito così bruscamente dalla mia vita. Meglio così, mi dicevo. In fondo, non desideravo altro che stare sola e la vecchia casa mi avrebbe certo accontentata. Sorgeva al centro di un giardino coltivato essenzialmente ad ulivi e ad alberi da frutto, in una posizione alquanto appartata rispetto alle altre abitazioni. Appariva come chiusa in una sua nobile bellezza. Si trattava di una struttura in pietra a due piani che da un lato terminava con una specie di torretta. Ciò le conferiva un aspetto alquanto medioevale che, fin da bambina, mi aveva attratto. Fra quelle vecchie mura, immerse nella verde campagna ligure, avevano abitato la mia nonna materna e la vecchia Maria. A loro due ero stata affidata ogniqualvolta la mia presenza diveniva per i miei genitori troppo ingombrante, cosa questa che accadeva abbastanza di frequente. Per loro ero solo un impiccio di cui sbarazzarsi non appena possibile.
Consapevole di essere considerata più che altro un peso, crebbi in una mia solitudine selvatica, appena mitigata dall’affetto che per me nutrivano le due vecchie donne. Fabia, la nonna, era una vecchia dritta e vigorosa, che incuteva rispetto e soggezione. Abituata a comandare, era ferma nelle sue decisioni, incapace di cedimenti. Tuttavia aveva, a suo modo, un debole per me che esprimeva attraverso la cura con cui si dedicava alla mia educazione. Praticamente sono stata allevata da lei. Avevamo ben poco in comune. Priva di qualsiasi curiosità intellettuale, non l’ho mai vista con un libro in mano, mentre io ho sempre amato la lettura. Ogni volta che mi vedeva leggere, mi guardava con sospetto. Unico suo interesse era il giardino: ne conosceva ogni cespuglio, ogni albero, ogni fiore. Nulla le sfuggiva. Era un giardino stupendo, fiabesco, smagliante di colori. Spesso, verso l’ora del tramonto, mi invitava a passeggiarvi. Io accettavo di buon grado, perché solo allora, in quel mare di fiori, di arbusti e di alberi, la vedevo uscire dalla sua abituale austerità e trasformarsi. Sembrava un’altra. Si soffermava dinanzi ad ogni ramo, ad ogni foglia, per verificar-ne lo stato di salute o per aspirarne la sottile fragranza e, nel far ciò, appariva pervasa da una sua gioia segreta che riusciva in parte a trasmettermi. Il mio amore per la natura lo debbo a lei.
Ogni tanto arrivava in villa mia madre. Aveva sempre un’aria affannata ed ogni volta ci annunziava di essere solo di passaggio. Rimaneva una notte, poi l’indomani ci salutava e partiva. Partendo lasciava una scia di profumo che mi infastidiva. Ormai ero abituata agli odori della terra e delle piante e non ero in grado di apprezzare gli artificiosi profumi creati dall’uomo. Una sera, durante una delle rare visite di mia madre, sentii la nonna gridare: “Sara sta bene in questa casa. È meglio che stia qui piuttosto che saperla affidata a te ed a quello scriteriato di tuo marito. D’altra parte – aggiunse – l’ho già regolarmente iscritta a scuola; quindi ogni decisione è rimandata all’anno prossimo”. La mattina dopo non fiatai. La nonna aveva un viso più serio del solito e Maria non faceva altro che osservarla preoccupata. Quest’ultima era al servizio della nonna da tempo immemorabile ed aveva con lei un rapporto quasi simbiotico: serva e compagna fidata, era una presenza insostituibile e preziosa. Si occupava soprattutto di cucina e le sue marmellate erano favolose. A suo modo mi viziava. Preparava spesso una composta di frutta e cioccolato che era una vera golosità e che mi piaceva molto. Me la portava in camera con una guarnizione di biscotti, mentre stavo facendo i compiti. Mi offriva quelle prelibatezze con un sorriso dolcissimo, poi scompariva.
Nel giardino c’era un piccolo fabbricato, anch’esso in pietra, in cui abitavano il giardiniere e la moglie. Non avevano figli. A volte, non sapendo con chi parlare, mi intrattenevo con loro. Carmela, la moglie del giardiniere, era una giovane dalle forme procaci e prorompenti, sempre allegra. La mattina veniva alla villa per fare le pulizie e, quando mi vedeva, mi scoccava sulle guance un rumoroso bacio. Lo faceva di nascosto della nonna che non voleva che alcuno mi toccasse e questo era il nostro piccolo segreto. Aveva una sua vitalità animale che mi attraeva. Avevo solo undici anni, quando, scoprendosi un seno, mi mostrò un livido di colore bluastro. “Me lo ha fatto Antonio stanotte. – disse – È tanto irruente” e rise. Io rimasi come intontita. Non conoscevo i segreti dell’amore e mi pareva strano che una moglie potesse sorridere delle violenze subite ad opera del marito. Qualcosa mi sfuggiva, ma non sapevo cosa. Alla fine decisi che Carmela era una sciocca e divenni piuttosto fredda con lei. Ero però rimasta turbata dal suo seno bianco e sodo. Avrei voluto toccarlo così come toccavo i frutti che pendevano maturi dagli alberi. L’indomani chiesi a Maria: “Perché i mariti di notte picchiano le mogli?”. Maria rimase un attimo interdetta, quindi mi domandò: “Chi te lo ha detto?”. “Carmela mi ha mostrato un grosso livido su un suo seno. – risposi – Glielo ha fatto di notte Antonio”. “Carmela è una stupida” sentenziò brusca la vecchia Maria. Poi, addolcendo la voce, aggiunse: “Gli uomini, a volte, fanno delle cose strane e questa è una di quelle”. La risposta mi lasciò scarsamente soddisfatta, ma preferii tacere.
La nonna, nell’educarmi, si ispirava spesso alla natura. “Tu sei come una pianta. – mi diceva – Presto germoglierai ed il tuo corpo si trasformerà. La sua metamorfosi sarà una delle maraviglie della natura”. Io l’ascoltavo turbata e mi chiedevo se un giorno avrei avuto anch’io due seni grossi e duri come quelli di Carmela. Andavo a scuola nella vicina Savona, ma la mia scontrosità di carattere mi aveva preservato da tutte le maliziose confidenze che, per solito, caratterizzano i rapporti fra adolescenti. Tutto quello che sapevo lo avevo appreso dai libri e dalla bocca della nonna. Se avevo delle curiosità, le tenevo per me. Ogni sera, prima di andare a letto, mi soffermavo a guardare i miei due capezzoli da cui un giorno sarebbero dovuti sbocciare come frutti maturi i miei due seni. Attendevo con ansia la trasformazione di cui mi aveva parlato la nonna.
Capitava, a volte, che mi sentissi triste e trascurata. Allora, in preda a malumore, mi ritiravo nel mio angolo preferito, una sorta di chiosco naturale, formato da un fitto intrecciarsi di rami. Lì la vegetazione era così folta che nei giorni di pioggia mi riparava persine dall’acqua. Sedevo su un tronco e, ad un tratto, una pace misteriosa scendeva in me e mi dava come una sensazione di pienezza. Dimenticavo allora ogni cruccio ed avevo una segreta percezione del mio essere. In quei momenti mi sentivo parte della natura.
Un giorno, senza alcun preavviso, giunse mio padre. Non lo vedevo da diverso tempo. La nonna lo accolse con un’occhiata di freddo disprezzo. Non lo aveva mai potuto soffrire. Lui le disse: “Fabia, sarai finalmente contenta. Daria ed io ci siamo separati. Sono venuto per salutare Sara”. Aveva parlato in fretta come se l’informarci della fine del suo matrimonio fosse per lui solo un compito da dover assolvere nel più breve tempo possibile. Se avesse potuto, avrebbe volentieri tirato un respiro di sollievo. Io ero ormai divenuta un’adolescente, ma non ero ancora in grado di comprendere la misteriosità dei rapporti che intercorrono fra un uomo ed una donna. Ero tuttavia arrivata a capire che fra mio padre e mia madre c’era stato ben poco in comune. Si erano voluti sposare a dispetto delle loro diversità ed ora ne pagavano le conseguenze. Aggiunse: “Riparto subito. Non so quando ci rivedremo”. Accolsi questa notizia senza grande sofferenza. Praticamente conoscevo mio padre solo come persona fisica, null’altro. Non potevo rimpiangerlo. Al momento dei saluti ricambiai freddamente il suo abbraccio.
Due giorni dopo giunse mia madre. L’avevo immaginata sofferente e smagrita, ma dovetti ricredermi. Appena la vidi, pensai: “È innamorata”. Non mi sbagliavo. Appariva in forma smagliante ed, a tratti, sembrava ringiovanita. Il suo nuovo compagno si chiamava Oscar ed operava nel mondo dell’arte. Durante i giorni in cui rimase con noi, mia madre non fece altro che parlare di gallerie, di mostre e di pittura. Sembrava un’invasata. Nella sua memoria non c’era più traccia di mio padre. Era fatta così. Viveva la vita in maniera inquieta, seguendo di volta in volta i suoi impulsi emotivi. Infine un giorno arrivò anche Oscar. Pernottava nell’albergo del paese più vicino, ma la sera veniva a prendere mia madre ed usciva con lei. La riportava alla villa a tarda notte. La nonna viveva questa seconda stagione amorosa della figlia con sguardo freddamente critico. La disapprovava, ma taceva. Non taceva però il suo viso che era un libro aperto. Ella era naturale come il giardino. Il nuovo amore di mia madre ebbe una conseguenza: non si parlò più della possibilità che io tornassi a vivere con lei. Non sarebbe stato opportuno. Questa decisione riuscì a rendere la nonna meno severa e più indulgente con la figlia. Al momento della sua partenza la salutò con un certo calore e giunse persine ad avere un sorriso per Oscar. Io rimasi con la nonna e con Maria in quello che ormai era divenuto il “mio” mondo.
***
Leggiamo e commentiamo insieme questo brano tratto dal libro Il mio mondo ed altri racconti di Giuliana Colella, recensito da Nicla Morletti nel Portale Manuale di Mari.
Gentile signora Giuliana,
le scrivo per ringraziarla del regalo che mi ha fatto, ho letto il suo libro “donne e delitti” tutto d’un fiato, molto bello : tre racconti uno più coinvolgente dell’altro leggendolo, piano piano seguendo il filo delle indagini si arriva a capire cosa è successo alla protagonista proprio come se fossi lì a cercare di sbrogliare il bandolo della matassa, devo però dire la verità che nell’ultimo racconto “Irene” la fine l’avrei vista diversa e cioè che lei fosse partita insieme a Tommaso, visto che non era molto felice con il marito,però questo è il suo finale e va bene così.
La saluto cordialmente e la ringrazio di nuovo per il libro che mi ha regalato.
Natalia
Gentile Natalia,
la ringrazio per le sue belle parole. Nell’ultimo racconto Irene non segue Tommaso sia perchè ciò riflette la sua natura sia perchè la vita spesso è imprevedibile.
Grazie ancora.
Giuliana Colella
complimenti, un libro che suscita molti ricordi, riportando con la mente ai vecchi tempi.
Mi ha colpito la copertina ed il titolo ed ho fatto bene a cliccarci sopra e leggere. E’ un bell’invito a leggere il suo mondo per poterne fare uno tutto nostro. Molto genuino ed interiore e non importa se sia vero o inventato … il bello è leggere cose belle.
Un caro saluto
avevo già apprezzato il suo stralcio e l’atmosfera che ha saputo abilmente ricreare.
Spero di avere il piacere di ricevere il suo libro per poterlo apprezzare appieno.
Congratulazioni.
Stefania C.
Complimenti all’autrice, già da questo piccolo stralcio si può capire l’atmosfera del racconto, ci riporta indietro con la memoria, ad un tempo che ormai non c’è più, i profumi del giardino i suoi colori al tramonto, le composte di frutta fatte in casa, oggi i figli nostri non riescono neanche a immaginarle queste cose, che si sono perse forse irrimediabilmente, visto la vita frenetica che abbiamo; poi la storia personale della protagonista con i genitori separati ci riporta invece ai giorni nostri e ai tanti piccoli e grandi drammi della vita che questi ragazzi devono affrontare.
Veramente bello, spero di avere la fortuna di poterlo leggere per intero, sono sicura che mi appassionerà.
Buongiorno signora Giuliana, anche io da adolescente venivo mandata a casa dei nonni dove il tempo rispetto al citta’ scorreva piu’ lentamente le regole da osservare erano diverse e la casa su tre piani era si piu’ scomoda , ma piena di fascino e loro poi i miei nonni cosi’ preoccupati che non mi accadesse nulla di male, ma felici al tempo stesso di avermi un po’ con loro
Grazie per aver scritto delle rige cosi’ belle che mi hanno evocato ricordi importanti, il suo libro lo leggerei tutto di un fiato in una di queste notti d’estate.
Ancora complimenti Paola
In questo stralcio del romanzo mi ha colpito molto la figura della nonna , severa eppure attenta all’educazione della nipote e a non turbare il mondo che le aveva costruito attorno con amore, perchè con amore ha cercato di dare alla nipote dei punti fermi per la sua vita , essendo labili e quasi inesistenti entrambe le figure genitoriali della ragazza.Mi piacerebbe sapere quando la ragazza lascerà la casa della nonna , se rivedrà i genitori e quale sarà il suo percorso di vita avendo avuto attorno a sè soltanto figure anaffettive.Chissà come avverrà la sua educazione sentimentale e chi la introdurrà al mondo dei sentimenti!
Colpisce molto la determinazione di questa ragazza, il voler allontanarsi il più in fretta possibile da due genitori che non la meritano. Difficile la sua infanzia, cresciuta con una nonna che la protegge, ma che è quasi incapace di dimostrarle il suo amore, e che nonostante tutto le da tutto ciò di cui ha bisogno, compresa un’istruzione. Vive su di lei il rifiuto pesante di sua madre, che la vede più come un peso che come una figlia. Mi piacerebbe sapere sa ne uscirà rafforzata da tutto ciò, o se si trasformerà in una persona cinica. Spero di averne l’opportunità.
è un brano bellissimo dove ogni cosa viene descritta con ogni minuzioso particolare per far cogliere al lettore odori, profumi emozioni. l’autrice fa immergere il lettore nel mondo da lei descritto e lo fa sognare insieme al personaggio da lei creato. Complimentoni, spero di poter leggere il suo libro.
sarà molto interessante vedere cosa combina questa giovane protagonista così ingenua, fresca. Come crescerà questa permalosa, fragile, testarda adolescente?
beh una cosa è certa: non dimenticherà mai i profumi dei fiori, degli alberi, degli orti e queso mitigherà il dolore dei graffi degli sterpi…
Questo breve spezzone del libro mi ricorda molto una mia fase di vita ossia la mia adolescenza. Anche io vivo in una casa molto simile a quella descritta è una casa costruita alla fine dell’800 e rievoca tante sensazioni molto sincere e belle.
In primo luogo il contatto con la natura, nonna Fabia è molto simile alla mia nonna che amava coltivare il suo orto e i suoi fiori, da piccola mi portava lungo il viale di alberi e mi raccontava la sua giovinezza, con me era sempre molto protettiva e mi voleva un gran bene e penso che ciò sia tipico delle nostre nonne.
Purtroppo non essendo figlia unica ed avendo i genitori che lavoravano da piccola ero spesso lasciata ai nonni così mi sentivo molto sola ciò era causato dalla mancanza i bambini nella mia zona poichè è un paese che ormai è stato abbandonato e lagioventù si è spostata nelle grandi città lasciando questo piccolo borgo quasi disabitato ma conservato nella bellezza del verde e della purezza della natura.
Ti ringrazio cara Giuliana per avermi fatto ricordare tanti bei momenti che purtroppo col tempo spesso si affievoliscono e si dimenticano, mi hai fatto tornare il sorriso sei davvero una ottima scrittrice! Grazie!
Gentile Giuliana, mi ha colpito la figura di Nonna Fabia, colonna portante, un po’ burbera forse, dell’educazione alla vita della piccola protagonista del suo racconto. Una donna d’altri tempi, che sicuramente avrebbe potuto incidere positivamente anche sulla vita di sua figlia, così diversa dalla ragazzina pensierosa ed introversa che narra. Questione di alchimie più o meno riuscite,il cui esito dipende troppo dal casuale incontro delle possibili variabili che compongono l’esistenza di tutti noi, come particelle vaganti in un’atmosfera da fisica quantistica. Un salto di generazione e la vecchia casa è tornata ad essere abitazione e rifugio di colei che l’ha sempre amata e, nell’inconsapevolezza dell’infanzia, vissuta come tale.
Brava anche per la descrizione della vecchia casa e del giardino, che mi ha riportato alla mente ambientazioni di storie rurali e lontane, che non possono non arricchire la “paesaggistica” dell’anima di chi vi vive immerso.
PAOLA PICA
che piacere leggere una racconto che sa di antico ma che nello stesso tempo è nei nostri cuori, ora.
molto bello il fatto che la nonna dica alla nipotina che è una pianta, cioè che la ama molto.
complimenti, ilaria
con un tono pacato hai saputo ben descrivere e analizzare un tema scottante e attuale, cioè come scoprono l’amore e i sentimenti quei ragazzi che tra i loro genitori l’amore non l’hanno mai riconosciuto. ci si sente subito vicino a questa ragazzina, incuriosita da un livido nel seno, e alla nonna che vedendola serena in casa sua decide di occuparsi di lei. Complimenti
Chi a volte non vorrebbe fuggire da tutto e tutti, isolarsi completamente dal mondo che ci circonda, sfuggendo dagli incubi che ci attanagliano e dalle ansie della vita di tutti i giorni?
Anche la protagonista di questa opera fugge, ma fugge da un mondo di solitudine e di indifferenza per rifugiarsi in uno fatto di ricordi.
Grazie a questa “fuga” riaffiorano i ricordi di gioventù, di quando intraprese il difficile cammino per diventare donna, un cammino paragonato alla crescita di una pianta,in cui radici e germogli crescono all’unisono, un cammino in cui si incontrano uomini “che fanno cose strane” ma che fanno anche innamorare, come accade alla mamma della protagonista.
Chissà il misterioso Sirio, di cui si fa appena accenno, a quale delle due categorie appartiene?
Leggendo questo estratto sono riuscito ad entrare appieno nel mondo della protagonista, ho quasi assaporato la dolcezza delle marmellate e il profumo inebriante dei fiori grazie alle minuziose descrizioni dell’autrice.
Questo sarebbe sicuramente un bel libro da leggere e potrebbe certamente far comprendere, anche a me che non ho mai vissuto questo cammino, quanto sia difficile diventare donna.
Leggendolo affioreranno sicuramente i ricordi della nostra gioventù, e tutti, chi più chi meno, ci identificheremo nella protagonista.
Complimenti all’autrice!
Enrico
In questo stralcio di racconto mi ha sinceramente colpito la “freddezza” con cui la protagonista racconta della sua infanzia priva delle figure genitoriali, freddezza che sta a dimostrare quanto il dolore provato sia ormai un vago ricordo.
Non ci sono strascichi“emotivi”, turbe particolari legate alla mancanza dei genitori che si sono sempre disinteressati a lei e per i quali sa di essere stata una “presenza ingombrante”.
La donna adulta parla di sé bambina con una lucidità ed una consapevolezza che ti spiazzano, segno che il dolore è stato ormai razionalizzato e non ha lasciato (almeno a prima vista) nessuna implicazione psicologica.
La “solitudine selvatica”in cui la protagonista è cresciuta l’ha resa forte e la porta a fare un’analisi quasi clinica, come se quella parte di passato non le fosse mai appartenuta…
E se i ricordi affettivi sono analizzati in modo asettico, per contro, nei ricordi sensoriali emerge tutta la delicatezza di un’infanzia immersa nella natura.
Il giardino smagliante di colori, la composta di frutta e cioccolato, il rumoroso bacio di Carmela… sensazioni visive, olfattive, uditive che riemergono dal passato con una forza prorompente e che fanno capire quanto siano state importanti per la bimba cresciuta in solitudine e ne abbiano potuto mitigare la sofferenza.
E’ questo contrasto tra rievocazione disincantata di un dolore ormai superato e delicatezza e profondità di ricordi a livello sensoriale che sta, secondo me, la particolarità del racconto, almeno di quella piccola parte che ci è stato concesso di leggere…
Complimenti alla scrittrice della quale invidio la capacità di saper mettere così bene su carta i propri pensieri…
Antonella
Cara Giuliana, a mio modesto parere questa storia è stata narrata con la poesia della semplicità della vita.
Una poesia che rappresenta la vita vissuta, comune alla maggior parte di noi. Chi non ricorda “quel tempo lontano”, ma sempre pieno di ricordi? In particolare, nel caso personale, io ricordo sempre la bisnonna ed il bisnonno e lo accomuno a tante storie e novelle per bambini, ancora presenti nelle librerie ma, purtroppo meno lette.
Complimenti e tanti auguri.
sergio
Non sempre i genitori sono i migliori educatori. Tal volta essi van ricercati nei parenti . Particolarmente nei nonni, che hanno – nei confronti dei nipoti – una speciale predilezione.
Giuliana ricorda la sua fanciullezza in chiaroscuro con tocchi genuini di rimembranze.
E richiamando la figura delle poppe, si lascia trasportava nei turbamenti dell’adolescenza. Quando tutto cresce. Anche la preoccupazione di diventare adulte.
Leggerei volentieri questo volume.
Gaetano
Che bel mondo visto con gli occhi di una ragazzina adolescente, ingenua e curiosa. Un racconto fatto di cose semplici come il luogo stesso del racconto con la vecchia casa, il giardino coltivato ad ulivi e ad alberi da frutto e cose complesse come le relazioni umane , in particolare quella non andata a buon fine tra il padre e la madre della protaginosta e le espressioni della nonna che pure col tempo lei ha imparato a capire.
Mi compiaccio con Giuliana per aver scritto questo racconto che riesce ad emozionare ed a rendere partecipe in prima persona chi legge.
Sono racconti che vengono dal profondo del cuore e sono capaci di far rivivere dei pensieri nascosti e dimenticati nella mente.
Grazie a questi autori che riescono a dipingere con le parole le emozioni più nascoste del nostro subconscio.
Congratulazioni.
Il tuo mondo appartiene purtroppo, a tanti giovani di oggi vittime di separazioni tra coppie oppure di coppie incoscienti che pur avendo avuto i figli non erano ancora pronti ad una maternità/paternità°. Meno male che in queste storie si trova sempre una soluzione di parenti o altre persone estranee che sanno donare tanto amore per colmare il vuoto affettivo dei genitori naturali. Secondo me i figli sono di chi li cresce ed accudisce non di chi soltanto li procrea e poi se ne frega togliendo loro il tempo per il divertimento e l’educazione per pensare troppo a sè stesso. Questo racconto invita dunque, alla riflessione su quanto i giovani apparentemente forti e allegri soffrono del disinteresse dei genitori soprattutto quando stanno mutando da bambini ad adolescenti e quindi stanno iniziando a capire tante cose.
Storie che, come brani di vita, si dipanano, seppure saturi di dolore e velati di malinconia, in tratti di tenerezza verso un mondo, forse diverso da quello che ogni bambina e ogni figlia può desiderare, ma tuttavia protettivo nei confronti della dignità e dei veri sentimenti e non privo di quel calore umano e di quell’amore che solo le nonne sono capaci di donare.
Un amore e una serenità che si intuiscono anche dall’ambientazione della casa ospite situata in mezzo alla natura e con tradizioni semplici, ma improntate ad un benessere sia fisico che spirituale.
Spero di continuare a leggere questa vicenda che mi ha catturato…
Complimenti e un grazie di cuore.
Gianna
Ciao Giuliana. ti ricordi di me? Abbiamo presentato insieme i nostri libri a Villa Bandini, qualche anno fa. Mi fa piacere riincontrarti adesso sul Manuale, e conversare di nuovo con te. Ho il tuo libro Inquietudine e altri racconti che ho apprezzato molto e che contiene racconti pervasi da grande poesia. Spero di leggerti ancora,e di farti leggere i miei libri. A risentirci, Lenio.
Cara Giuliana,
ho letto questo estratto del suo libro divorandone le parole. Ho simpatizzato per la piccola protagonista e goduto di un’atmosfera da romanzo di formazione ottocentesco, di quelli che mi piacciono tanto perché ci sono i giardini, i profumi e i sapori della buona cucina che é arte e non junk food o fast food come spesso accade oggi. La stessa copertina del libro aiuta a crearsi quest’immagine, anche se, ovviamente, il tempo storico è tutt’altro.
Una bella narrazione fluida, descrizioni puntuali di ambienti e persone che aiutano a costruire le relazioni familiari.
Complimenti di cuore.
Lucia Sallustio
Mi piacciono i racconti così, descrittivi e pieni di sentimenti, poetici ed evocativi, mi riportano ad un mondo scomparso, mi fanno conoscere realtà dimenticate.
Un libro che sembra dare emozioni, far rivivere mondi ed esperienze, un libro che da: questo è ciò che mi sembra il suo, appunto il “suo mondo” a cui gentilmente ci ha concesso di fare capolino.
Spero di scoprirlo bene e di provare le forti emozioni che credo mi potrà dare.
Grazie e complimenti.
Stefania
Quante belle sensazioni mi hanno trasmesso queste parole!
Anche io ero solita, nei momenti tristi, rifugiarmi a casa dei mie nonni (casa in cui avevo passato la maggior parte della mia infanzia). Dopo la loro morte era rimasta chiusa, i mobili coperti, le persiane chiuse, niente più traccia di vita. Per me però era come una boccata d’aria fresca: tutti i miei ricordi più belli erano lì, insieme ai “profumi” dei miei nonni. Ma soprattutto, ogni cosa mi infondeva pace e serenità…
Parlo al passato perché nella vita reale, contrariamente a ciò che accade nei sogni, la fregatura è appostata dietro l’angolo: questioni di eredità…c’è sempre chi è più furbo…ora nei momenti “no” non posso fare altro che rifugiarmi nei miei ricordi…almeno quelli non me li toglie nessuno.
L’estratto del romanzo è appassionante: le marmellate fatte in casa, i turbamenti dell’adolescenza e relativi contrasti con i genitori, la natura che regna incontrastata, il mondo dei ricordi…
COMPLIMENTI!
Ho letto questo racconto con il sorriso sulle labbra. Con tenerezza la protagonista racconta le vicissitudini della sua vita vissuta con la nonna. Ricorda i profumi del giardino, unico interesse che la nonna mostrava avere. Il fatto stesso che le spiegasse che lei (Sara) fosse come una pianta significava che le voleva bene. Come si può vivere con una nipotina è non amarla? Le nonne rappresentano un punto fermo nella vita di ciascuno di noi, alle quali dobbiamo rispetto e tanto amore. Grazie Giuliana per avermi portato indietro nel tempo, grazie a te ho rivissuto la mia infanzia. Oggi che sono una nonna anch’io, spero che un giorno la mia assenza venga ricordata con la stessa tenerezza che che mi porto dentro io. Complimenti!
Marinella(nonnamery)
Evviva i nonni!!!
Non sa cosa darei per poter avere la mia nonnina vicino. Spero che anche da lassù non si dimentichi di me!!
Cara Giuliana,
è stato un immenso piacere ritrovarti, dai tempi del comune insegnamento, in questa bella Casa degli Autori e con la tua altrettanto bella opera. Che non può che essere tale, per come ti ricordo.
Complimenti e un carissimo saluto
Daniela Quieti