Non invitarmi mai
dove tu stai ballando,
dove la stoffa fine
sfiora le tue caviglie.
Non incrociare il mio sguardo
mentre ti muovi leggera,
mentre la tua lievezza si fa note
e tasti scuri di pianoforte;
non invitarmi mai.
Non guardarmi
mentre i tuoi piedi si librano
nell’ estasi dolce
d’una danza infinita,
mentre la tua figura
diventa un origami di seta,
e il divino
canta la sua canzone.
Non sorridermi
quando la bellezza del tuo corpo
si fa scrigno per le parole
e si intravvede il seno bianco
sotto alla camicia.
Abbiamo perso qualcosa di grande
a non guardarci negli occhi noi due,
a non incontrarci nelle pause di questa musica,
stringendoci alla voce calda di Battiato,
confusi al groviglio
-dei tuoi capelli.
Chissà com’eri già bella tu,
nel millenovecento
novantasei.