Riposando il capo spalancato tra le stelle
si rovescia il brillare della nebbia
sui gradini fatti di buio e luce della vita
Il raggiungere il silenzio
come dito che ascolta il viaggio sulle labbra
è come un osare i pensieri della luna
qui è un tenerti stretta e rilasciarti
notte, in una danza che è il gioco imperfetto
di una penna che rifiuta tutte le catene
imposte e pretese dal giorno.
***
Immagine: Nocturne di Virgil Elliot, particolare
Dal Libro IL PROGETTO di Dorella Dignola Mascherpa
……………………..
Ubaldo stava accorgendosi soltanto in quel momento che Gianluca non era l’autista che aveva fatto un favore a Violante andando con lei alla stazione a prelevarlo; era invece lui l’amico che in quel momento contava di più; l’aveva nella sua casa, la voleva con i suoi amici e festeggiava il suo arrivo nientemeno che con un ricevimento!
“Nemmeno lo conosce e già parlano di stare insieme per settimane. A far che, poi, qui a Bologna! Almeno a Roma ci siamo Rocco ed io e noi siamo abituati a stare insieme ed a fare tutto insieme. No, Violante tornerà a casa con me, la convincerò!”
Non sapeva il ragazzo quanto fosse lontano dalla verità e non immaginava quanta distanza si fosse frapposta tra loro in quelle quarantottore.
Erano arrivati alla casa di Gianluca ed Ubaldo non era potuto restare indifferente alla solenne eleganza dell’edificio, Di tutt’altro stile ma quanto ad imponenza, lo si poteva paragonare alla Villa Caffarelli di Tripoli,
Salutò gentilmente la Signora Giulia e, dando per scontato che già gli avesse fatto preparare la stanza degli ospiti, ringraziò maldestramente per la cortese ospitalità, durante il suo soggiorno in Bologna,
La Signora si rivolse a Violante:
“Rimane con noi il tuo amico, Violante? Vuoi che faccia preparare una camera per lui?”
Ubaldo era arrossito violentemente sia perché gli suonava addirittura stridulo che la padrona di casa domandasse il permesso alla ragazza per poter decidere di ospitarlo; inoltre s’era accorto di aver fatto una gaffe maleducata,
Avrebbe dovuto dire che era lieto dell’invito di Gianluca e che ringraziava. Ma qualche cosa gli cancellava quel ragazzo dalla mente; lo sentiva come un intruso nella sua vita con Violante. Stando però le cose tutte a favore di questa famiglia di parenti, Ubaldo si era dovuto arrendere e tenersi garbatamente in disparte. Aveva deciso che avrebbe seguito loro come un cagnolino, senza atteggiamenti di primo piano,
Aveva avuto il tempo di riordinarsi, di togliersi l’odore di treno sotto una doccia e si era poi deciso a scendere dagli amici con il suo più bell’abito; una seta grezza di colore blu inchiostro sul quale spiccavano la camicia di seta color sabbia ed il farfallino dello stesso colore dell’abito, a pois chiari come la seta della camicia. Aveva indossato le scarpe lucide che aveva comperato a Roma il giorno prima e, mentalmente, aveva ringraziato Iddio d’aver avuto l’ispirazione di portare con sé abiti adatti al ricevimento. Bussarono alla porta:
Era Violante che era entrata senza indugi:
“Ubaldo, vieni con me a scegliere un abito da sera per il ricevimento” ed aveva fatto come per prendere la sua mano e portarlo fuori con sé.
“Ma no, guarda Violante, sono preparato, ho portato il mio abito più bello, guarda!”
Violante non lo aveva neppure guardato e gli aveva detto in tono insolitamente concitato:
“No, no, non è d’ambiente, non è fashion, non è moda!”
Al che Ubaldo spalancò gli occhi ed ebbe l’impressione di vedere l’amica per la prima volta:
“Che ti prende Violante, sei ammattita?”
In un baleno aveva ricordato tutte le loro feste con gli abiti colorati dell’India e le giacche nere dell’hotel che suo padre indossava ai “Gala” e che egli gli rubava di nascosto. Gli si era insinuata una sorta di amara repulsione per quel tono esotico e snob.
Lasciò tuttavia che la ragazza lo trascinasse come un fantoccio nella stanza di Gianluca a scegliersi lo smoking adatto.
All’istante aveva deciso di non pensare più a nulla, altrimenti avrebbe voluto chiedere come mai si fosse permessa d’entrare nella camera di Gianluca in sua assenza.
All’ora stabilita per il ricevimento, era arrivata gente di tutte le età: famiglie al completo con nonni e bambini; la sala dell’ingresso era adibita a salotto, con poltrone e divani messi in tutti gli spazi, alternati a tavolini e fioriere. Il tutto rendeva l’ambiente molto accogliente e le persone abituate alla casa, lo vivacizzavano con le loro risate, i loro abiti firmati, le loro acconciature stravaganti.
In un’altra sala più piccola vi era il buffet: un grande tavolo ricoperto da una tovaglia ecru molto ricamata e con tanti vassoi pieni d’ogni bendidìo.
Ubaldo era andato verso la vetrata che s’affacciava alla terrazza ed aveva guardato fuori pensando alla città notturna illuminata. Aveva invece visto soltanto il riflesso delle luci di casa sul muretto e sul muretto la grande chioma dei capelli di Violante vestita di color rubino, con le mani posate tra le mani di Gianluca.
Gli era parso subito un atteggiamento eccessivo, pensando a quanto poco fosse il tempo della loro conoscenza. Era vero che fosse un suo lontano cugino, però quello poteva sembrare più il comportamento di due che si stanno dicendo cose intime.
“Ma cosa vuole quello?” “Perché tiene tra le sue le mani di Violante? Ed ora cosa fa?
Perché le parla all’orecchio? Oddìo! Ubaldo vedeva la mano di Gianluca sul corpo di Violante, vedeva la bocca di lui sui capelli di lei; si sentì male, ebbe la sensazione di veder ruotare tutto intorno a sé e buio, tutto intorno era buio. Il ragazzo aveva posato la fronte sulla vetrata ed era rimasto impietrito, fermo a guardare i due che là fuori si baciavano appassionatamente.
Aveva provato un dolore acutissimo che gli tormentò l’anima in mille domande: “Perché soffri, cretino! Non hai mai pensato a lei come donna, praticamente non l’hai mai voluta, non ti è mai piaciuta…no, questo non è vero; mi è invece piaciuta molto sempre, ma non ne ero innamorato. Ma allora perché sto soffrendo di gelosia come un cane? Che significa? Può esserci gelosia senza amore? Non credo…! Credo di essere in delirio, devo fare qualcosa: “Smettetela voi due, non vedete che sto morendo?”
“Signore, Signore,come si sente? Ha bisogno di qualcosa? Oh, ma com’è pallido! Aspetti, vado a prenderle un bicchieri d’acqua.”
La donna era arrivata poco dopo, lo aveva fatto bere e, tenendolo per la mano lo aveva fatto sedere su una poltrona di vimini che era a portata di mano.
Ubaldo l’aveva ringraziata a denti stretti, senza guardarla e cercando di farle capire, col gesto del braccio, che desiderava se ne andasse. Ora che era seduto si sentiva più sicuro ed aveva iniziato a respirare regolarmente.
Si sentiva come avesse ingoiato un serpente. Lo stomaco gli era divenuto duro e premeva come una pesante palla di ferro. Cercò di allungare le gambe e di rilassarsi ma l’immagine di Violante gli stava fissa nell’anima straziandolo,
“Ma perché non le ho mai detto d’amarla? Non lo sapevo nemmeno io; lo sto scoprendo in questo momento e nel modo più atroce”.
“ Cosa posso fare? Potrò ancora intervenire?”
In un baleno si rese conto della brevità del tempo in cui tutto era avvenuto; ebbe un attimo di sollievo; “E se, invece, si amassero già da tempo ed io non l’ho mai saputo? Forse Violante è voluta venire in Italia perché sapeva che avrebbe avuto facile contatto con il suo innamorato…”Ma no, non è possibile, la conosco troppo bene! E se invece non è vero che la conosco bene, ed a mia insaputa ella ha vissuto una vita che io non conosco?”
Continuò a tormentarsi ancora a lungo, La musica di un trio invitato per l’occasione aveva dato inizio al ballo; guardò fuori e vide che i due non c’erano più. Le coppie ballavano nella veranda ed uscivano sulla terrazza nella complicità del buio che consentiva tutti i baci e le carezze che egli in quel momento odiava.
Gianluca e Violante lo avevano cercato ma non lo avevano trovato perché Ubaldo stava facendo tutto il possibile per celarsi ai loro occhi, per poterli sorprendere ancora ed avere così la possibilità di……”Ma quale possibilità, non posso proprio rimproverarle nulla. La mia amica è la persona più saggia che io abbia mai incontrato, la mia adorata amica, la compagna della mia vita; è colpa della mia viltà e del mio egoismo se non siamo fidanzati; nel profondo del mio animo io l’ho sempre amata ma non l’ho voluto ammettere neppure a me stesso temendo le responsabilità che inevitabilmente mi sarei trovato ad affrontare. Forse pensavo fosse troppo presto ed ho fatto male perché ora rischio di perderla. No, non è possibile che in due giorni…a meno che…?
Ecco che sto male di nuovo.” Lentamente si era diretto ai servizi perché la nausea gli contorceva lo stomaco. Vomitò, vomitò tutta la bile che gli si era accumulata dentro.
“Ub, ma che hai?” La voce ansiosa di Violante le era vicina mentre ricurvo sul lavabo cercava di far scorrere l’acqua,
“Oh, ma tu stai male!” Ora chiamiamo un medico!”
Quel plurale gli parve insopportabile, con uno sforzo era riuscito a rizzarsi, ad asciugarsi il volto imperlato di sudore ed a farle persino un sorriso,
“No Violante, non ho bisogno di un medico ma di te. Per favore andiamo a sederci da qualche parte e dimmi tutto. Ho bisogno di sapere quel che ti è accaduto in questi giorni.”
“Perché Ub, sei ansioso di sapere che cosa mi è accaduto? Te ne sei accorto da solo oppure Giulia te ne ha parlato?”
L’idea che Giulia ne fosse già informata aveva demoralizzato a tal punto il povero giovane che non riuscì a trattenere le lacrime.
“Violante, io ti amo,” le aveva gridato tornando ad asciugarsi il volto.
“Non me lo hai mai detto!” gli aveva risposto Violante sottovoce e in tono pacato,
“Non te l’ho mai detto perché non ne ero sicuro, ma ora che ti ho vista, perché sappi che ti ho vista tra le braccia di Gianluca, ora che ti ho vista intimamente abbracciata a lui, ho capito quanto profondo fosse il mio amore per te. La tua fisicità era messa in secondo piano sia da me che volevo a tutti costi non sciupare la sacra amicizia che c’era tra noi sia da te che non facevi nulla che potesse in qualche modo farmi capire che ti piacevo come uomo e non soltanto come l’ amico che era capace di capirti, di farti compagnia, di aiutarti.
La tua fisicità era nascosta e persino il giorno in cui i tuoi capelli sulla mia pelle mi hanno dato i brividi, hai incolpato i tuoi capelli, come se io fossi di marmo. La guardò con occhi imploranti: “Io ora provo un’attrazione indescrivibile, è come se si fosse rotto un muro di cristallo che ci divideva l’anima. I tuoi occhi ora sono divenuti magnetici, mentre prima li vedevo soltanto come occhi bellissimi uguali a quelli di tuo padre.
“Ti prego Violante, non farmi impazzire, ritorna da me. Prima quando ti ho vista sul muretto tra le sue braccia devo essere davvero impazzito perché ho delirato fino ad attirare l’attenzione di una signora che mi ha soccorso!”
Violante si era mantenuta calma ma dentro di sé aveva l’inferno. Stava per correre il rischio di perdere le cose più importanti della sua vita perché non le ci era voluto molto per capire che le era difficilissimo scegliere.
Gianluca era la felicità, la gioia vibrante di tutto il suo essere, al di sopra di ogni avvenimento triste o allegro che fosse. In qualunque condizione ella sarebbe stata felice.
Camminando sulle gambe tremolanti e con la sua valigia in mano, era uscito dalla sala accompagnato dalla musica dolce che in sordina aveva ripreso a suonare.
POESIA
PALPITO
vagavo sola nel
cielo della vita,
con l’anima smarrita,
inaridita.
Poi, d’improvviso,
tra la folla,
ho scorto uno sguardo
chiaro, un sorriso;
e sei passato oltre
indifferente,
forse ignaro.
E sei entrato
nelle mie pupille,
nella pelle,
e la fresca
acqua della fonte
ha riempito mille ampolle.
Un fremito,
un palpito,
un fiotto di rossore;
ed è stato subito amore!
Magnetismo,
arcana attrazione,
emozione imprevedibile,
tra anime vaganti
alla ricerca nei
sentieri del mondo.
Desiderio incontenibile,
nel cuore tradito
ma ancora sensibile.
Bacio sognato
di sapore rotondo,
gioia nascente
in un cuore fecondo.
Riaccesa
alla vita ritrovata,
nido profondo
di donna innamorata.
Grazie a te cara Gaia! Sono io a ringraziarti per le tue parole. Mi fa un immenso piacere sapere che la mia poesia unita alla musica ti ha preso per mano in questa danza emozionale.
In effetti hai colto una verità: ho iniziato a scrivere i Notturni ammirata dalla melodia dolcissima e malinconica di Chopin… e l’amore per l’atmosfera della notte ha fatto il resto, regalandomi molta ispirazione.
Marghy
Ho letto i tuoi intensi versi, cara Margherita, ascoltando un Notturno di Chopin, op.27 n.2.
Chiusi per un attimo gli occhi…. Ecco la rivelazione. Un piede dopo l’altro, sui gradini di buio, ho asceso la melodia, trasformandomi in una cascata di lucenti e infiniti petali oro…. Le tue parole per mano alla musica, sono state capaci di evocare un’emozione unica….. grazie! Gaia