Matteo Martini. Nasce dal fondo di una biro scarica e dai romanzi russi. Si nutre di lettere, alternandole di giorno in giorno, per espellere poi parole su fogli bianchi immacolati. I suoi vestiti, rigorosamente in bianco e nero, sembrano quelli indossati nei film muti. Si insinua nei cunicoli sotto terra dove corrono migliaia di informazioni e distribuisce segnali di speranza.