“A che cosa pensi?”
Quante volte vi sarà capitato di rivolgevi questa domanda? Quando si sta insieme uno vorrebbe sempre scrutare nella mente dell’altro, cercare di capirlo, di comprendere preoccupazioni o semplicemente condividere. Quando affiora dal silenzio questa domanda mi sento come seduto davanti a un pianoforte, ogni tasto corrisponde a un pensiero, uno dei tanti che mi sfiora la mente lo premo, e dico “non mi ricordo se ho chiuso il gas”. Può succedere invece che si componga un vero e proprio accordo composto da tanti pensieri, e dopo qualche attimo di silenzio dico,”non avrei mai pensato come potesse essere bello stare vicino a te, sentire il calore del tuo corpo, immergermi nel battito del tuo cuore, accarezzarti come una lenta piroga scivola sull’acqua ferma. Non avrei mai pensato di leggere nei tuoi occhi, nel profondo mille minuscoli disegni e colori”. Ma sappiamo tutti che non sempre succede così, spesso si pensa a se stessi ai propri malesseri interiori, alle bollette che stanno per scadere, agli anni che passano, e ai passi incerti che ancora si compiono per affrontare la vita. Allora il più delle volte si risponde “a niente”, e tutto rimane lì fermo, immobile. Ma anche il silenzio ha un rumore, a volte serve per trovare pace, altre perché si è talmente appagati di un momento che qualsiasi cosa si dice diventa inevitabilmente stonata. I pensieri della mente me li immagino come tanti cunicoli di una grotta che scende sempre di più in profondità, a volte ci si deve sdraiare per poter andare avanti, ma poi ci si ritrova sempre in ampio spazio dove ogni parola rimbalza, si sentono gocce che cadono e credo che quelle sono l’essenza della nostra memoria che col tempo si dissolve.
Immagine: All that can Be Done di John Meyer
Trovo questo racconto molto bello.
Ottima la descrizione dei pensieri che affollano la nostra mente. Questa mente che spazia, che è mobile come le onde del mare, come gli uccelli nel cielo. Questa mente che lascia tracce indelebili sul web quando si riesce a fermarla con la PAROLA, che in un momento si fa infinito. Il tutto accompagnato da una dolce poesia.
Complimenti
Nicla Morletti
Bellissimo post di un autore di grande talento che conosco già da alcuni anni.
Complimenti Miskin.
“cercare di capire, di comprendere preoccupazioni o semplicemente condividere…” benissimo! rientra nel gioco e nelle regole delle relazioni e dell’amore. Ma la domanda “cosa stai pensando?” è crudele, spietata, soffocante, invadente: io la vivo quasi come una violenza, un tentativo di possedere i miei pensieri, un voler esercitare un potere sopra di me sopratutto quando sono assorto con me stesso e sto pensando, appunto, miriadi di situazioni che si aggrovigliano tra di loro, tanti tasti di pianoforte sparpagliati quasi fuori dalla tastiera, oppure anche un
accordo …
E alla domanda i pensieri si afflosciano, sfuggono … “A niente” non è una risposta evasiva, diventa l’unica possibile.
Forse sono io ad essere un po’ bacato!
In ogni caso il tuo scritto è veramente poesia.
Grazie
Francesco
Pensieri inquieti che, per mirabile antitesi, sanno convertirsi in dolcezza. Complimenti
Daniela Quieti
Già! a che cosa pensi? …Tutte le volte che mi sono posta questa domanda, mi sono trovata davanti un groviglio di filo spinato e silenzio. Era così intenso da fare rumore! Può succedere invece che i pensieri volgano altrove…accanto alla persona amata. Cercando …l’ uno nell’occhio dell’altro sentimenti celati.I pensieri passano, come il tempo. Ma la speranza è l’essenza della vita!
Complimenti!
marinella(nonnameri)
Lucida analisi, Miskjn, dei pensieri che affollano la nostra mente. Non sempre si pensa a quello che il momento suggerisce, o che si vorrebbe. I nostri pensieri sono come un lago, sotterraneo, che é difficile incanalare in modo razionale. Ma il tuo racconto é anche e soprattutto dolce poesia, che sa trasmettere sentimenti di amore e di pace interiore, e per questo ti faccio i miei più vivi complimenti, Lenio.
Questo racconto/disamina lo apprezzo particolarmente in questo periodo, dove quegli “a niente” si stanno accatastando numerosi e non va affatto bene, proprio perché negli occhi dell’altro leggi le inquietudini e davvero vorrei sapere “a cosa pensi?” o anche “che ti sta succedendo?”..
no, non va affatto bene… se in quei cunicoli non ti fanno affacciare..
Bravo Miskin 🙂
Ars
Riflessioni bellissime e condivisibili. Il dispiacere dell’uno, nel vedere il proprio partner assorbito da altri pensiri che lo distolgono da lui/lei e la paura che ci siano ombre a frapporsi tra di loro. Dall’altra parte, se c’é amore, c’é il timore di suscitare quelle temibili ombre e di provocare del male. Se non c’é amore, allora, é una tremenda prigione che fa desiderare di essere altrove, libero/a. Il “niente” rituale lascia, comunque, l’altro o l’altra nel dubbio e nella gelosia dell’ignoto che corrode. E’ anche una risposta auto-difesa, perché la mente é l’ultimo baluardo della libertà.
Complimenti per la scrittura.
Lucia Sallustio