Lei mi chiamava Jimmy, il mio sesso si era finalmente rivelato durante l’ultima ecografia; da allora l’avevo spesso sentita ripetere frasi come: “Jimmy si muove, Jimmy scalcia, Jimmy dorme”.
In principio non sapevo chi di noi due fosse Jimmy, solo più lardi mi ero reso conto che non potevo che essere io, dal momento che mio fratello o meglio, quel piccolo fardello caldo che stava rannicchiato dietro le mie spalle non si era ancora fatto scoprire; nessuno, a parte me, sapeva della sua esistenza.
Era schivo e tranquillo, raramente l’avevo sentito muoversi e solo talvolta le sue mani piccole ed esili avevano toccato il mio corpo, sospinte da un movimento involontario.
II suo volto aveva lineamenti delicati: naso affilato, labbra sottili, mascella ovale, sopracciglia appena accennate.
Era quella la sedicesima settimana di vita in utero e dentro quel grembo il tepore era delizioso e lo spazio ancora abbastanza grande per raggomitolarsi o stirarsi a piacere, lasciandosi cullare, ora dal ritmo tranquillo del respiro sopra di noi, ora dal movimento impercettibile delle acque intorno a noi.
Proprio in quel tempo per la prima volta l’avevo visto aprire gli occhi, guardarmi, e non c’era stato bisogno di altro perché le nostre menti si erano immediatamente sintonizzate; i loro contenuti erano perfettamente e straordinariamente sovrapponibili, poiché l’archivio genetico che li raccoglieva, conservandone la memoria, era assolutamente identico così come il nostro sesso: eravamo due gemelli maschi, monozigoti ovvero figli dello stesso istante, con gli stessi geni, le stesse fisionomie, le stesse banche dati.
Avendo perciò un passato prossimo e remoto di cui polivamo condividere storie e vicende comuni, trascorrevamo le giornate a scambiarci racconti e immagini, che scorrevano dentro le nostre memorie come dentro la pellicola di un film.
Eravamo legati da un intreccio di vite e di vicende, da intere genealogie di volti, da successioni di guerre e rivoluzioni, di terremoti ed eclissi, frutto di chissà quante combinazioni e scambi di geni; all’album di famiglia e di ricordi mancavano soltanto i nostri genitori.
Di entrambi sapevamo ben poco perché, avendo ciascuno di noi ereditato la metà dei loro cromosomi, ne avevamo in memoria soltanto stralci o frammenti che raramente ci riusciva di ricomporre con coerenza.
Mossi però dalla curiosità, o forse da un bisogno che allora sfuggiva alla nostra comprensione, cercavamo senza tregua di mettere insieme il maggior numero di informazioni disponibili, per poi tentare di costruire, pezzo per pezzo, il loro identikit; le soluzioni erano però così numerose e sempre così poco rispondenti alle nostre aspettative che ogni volta venivano scartate, cosicché al momento dovevamo accontentarci di deduzioni che ci provenivano da percezioni puramente istintive.
Era così che di nostra madre conoscevamo il cuore, la mente a cui era tanto facile accedere, le mani che sentivamo cingerci e accarezzarci, la voce sottile e rassicurante, la tenerezza e la forza dei sentimenti quando pensava a noi, o più esattamente a me, visto che di mio fratello ancora non sapeva nulla, ma questa è una precisazione su cui d’ora in avanti sorvolerò.
Ci piaceva comunque giocare a immaginarla come avremmo voluto che fosse, prendendo in prestito dalla nostra fantasia storica i modelli più adatti; da lì emergevano i volti più disparati frutto di tante memorie passate e sovrapposte: donne brune o bionde, alte o basse, coi capelli lunghi e raccolti o sciolti e liberi, bisnonne, trisavole, ave di chissà quali epoche, imprigionate con le loro fisionomie nei geni dei pronipoti e proiettate fino a noi come immagini virtuali dentro il futuro. A chi più fra loro poteva assomigliare nostra madre?
Di nostro padre invece avevamo imparato prima di tutto a conoscere la voce che, per quanto lontana e contraffatta dallo schermo che ci separava, risultava robusta e gradevole; avevamo anche dedotto che fosse un uomo imponente dal momento che col suo avvicinarsi proiettava su di noi un cono d’ombra che riusciva a oscurare totalmente il nostro campo visivo come durante un’eclissi di sole.
Gli piaceva raccontare storie d’avventura che parlavano di terre lontane e inesplorate, di montagne così alte da penetrare il ciclo, di grandi laghi solitari, alimentati da torrenti impetuosi che lì vi esaurivano la corsa, e noi rimanevamo svegli fino a linda notte ad ascoltarle, immobili, dentro il più totale silenzio.
La sua risata poi era così allegra e chiassosa da sollecitare intorno a noi un movimento di leggerissime onde che, propagandosi lungo tutto il corpo fino alla pianta dei piedi, ci procuravano una piacevole sensazione di massaggio e solletico.
Ji – così avevo deciso di chiamare il mio gemello – lo adorava e per lui il suo fragile cuore riusciva a palpitare di un’emozione così intensa, da farmi ogni volta temere un cedimento improvviso della sua già precaria, perché difettosa, struttura, Entrambi ne eravamo consapevoli, poiché dentro il grembo della natura tutto è noto, fin dall’inizio mente e corpo sono inseparabili e nulla avviene senza che ciascuna delle parti ne sia a conoscenza; sapevamo perciò che un incrocio fra i vasi arteriosi in uscita dal grande muscolo era stato sbagliato, provocando, proprio in fase di costruzione, un crollo di tutta la sua sezione sinistra. Quell’anomalia lo rendeva più vulnerabile, più delicato, ma finché fosse rimasto vicino a me, non avrebbe corso pericoli perché il mio cuore era abbastanza grande e forte per tutti e due.
JIMMY E JI di Patrizia Gaslini – Il Filo 2008 – pag. 94
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Il commento di NICLA MORLETTI
Romanzo originale, scritto in punta di penna. Di una morbidezza accattivante. Una storia insolita e per questo ancora più attraente. Un diario davvero speciale che narra l’evolversi di due vite nel grembo materno: Jimmy e Ji. Siamo all’alba della vita, nel cuore della vita stessa che germoglia lentamente, prima di sentire l’aria e di vedere il sole.
Cullati dal respiro della madre, i due feti imparano a sopravvivere in un luogo caldo e protetto, ma anche travolto da emozioni e sensazioni, che essi ancora non conoscono. Fragili e indifesi, Jimmy e Ji percorrono il loro cammino, mentre la natura, madre eterna di tutte le cose, li protegge e insegna loro ad essere forti. Pagine emozionanti di vita e d’amore.
Sono una studentessa francese, e sto cercando un libro da tradurre per la mia tesi di Master, pero’ un libro che non sia mai stato tradotto, è il caso per Jimmy e Ji? La storia mi affascina molto.
sono molto ansiosa di leggerlo, è molto intrigante e commovente.
Bellissimo legame tra fratelli, bellissimo l’amore che li unisce e la protezione del più forte. Bellissimo il riferimento alla vita intrauterina e al legame con i genitori. Memorie di un quadretto familiare.
Brava Patrizia.
Ho ricevuto una copia del libro, ne sono felicissima! Un bel regalo sotto l’albero! Ringraziando ancora, porgo i miei migliori auguri a lei, Patrizia, e al blog degli autori. Sarà mia premura dare il mio parere su questo blog quando avrò letto il libro.
ho voglia di continuare la lettura! E’ dolcezza e amore allo stato puro.
una storia raccontata da un punto di vista molto particolare e per questo molto affascinante… il mistero della vita è già di per sè un tema che desta tutta la mia attenzione e mi piacerebbe sapere come prosegue il racconto…
Questo è un romanzo che ti “prende” da subito, da prima! E’ da leggere, da amare, da tenersi vicino nei giorni buoni e in quelli meno buoni………. da stringere al cuore in punta di respiro……non vedo l’ora di leggerlo tutto.
E’ sicuramente un libro che parla d’Amore quello con la ” A ” maiuscola di quelli che leggi con il fazzoletto in mano indipendentemente dal finale.
Personalmente delle sane e spontanee lacrime che vengono dal cuore a me fanno spesso bene perche’ aprono la mente .
Barbara
Vedo che non sono l’unica ad essere attratta dalle pagine di questo libro, dal tema che affronta, ed in particolar modo, da come lo affronta. Bisognerebbe non avere sensibilità per non commuoversi leggendo certe frasi che forse, prima di arrivare alla mente ed essere elaborate dal cervello, colpiscono direttamente il cuore. Mi hanno sempre affascinato i gemelli, il loro rapporto così intimo ed empatico, la loro sintonia, è davvero uno dei misteri più profondi della natura. Leggendo ho cercato già di immaginare la fine che potrebbe avere questo libro, se fine può chiamarsi, visto che a mio parere questo rapporto così profondo tra questi due feti non potrà comunque spezzarsi in alcun modo. Questa è la vera essenza della vita.
Un romanzo carico di emozioni, davvero intense le descrizioni, pur essendo raccontate dal punto di vista di questi due neonati che stanno per immettersi nella vita..credo che la particolarità sta proprio nelle descrizioni, così dolci, di questi due feti che ancora non sanno nulla della vita, ma mi piace questa unione che li lega e anche questo “celare” la verità a mamma e papà sul fatto di essere due…quasi come se stessero facendo un dispetto…
molto commovente questo stralcio del libro e molto curiosa la scelta dell’io narrante: e’ un punto di vista insolito e a mio avviso molto accattivante. in piu’ quando si narra di storie di bambini tutto e’ molto piacevole! mi piacerebbe molto aver la possibilita’ di leggere il seguito.
credo sia una lettura per molti,ma se come me si ha la fortuna di far parte di un parto gemellare,tutto cambia,solo chi ha vissuto e ringraziando Dio vive in simbiosi da una vita intera con una copia di se stesso può capire al meglio cosa significhi il
cito:”non c’era stato bisogno di altro perché le nostre menti si erano immediatamente sintonizzate”
chi è gemello sà di cosa sto parlando..
ed è bello leggere su carta di un amore che va oltre,infatti mi si è stretto il cuore alla frase
cito:”finché fosse rimasto vicino a me, non avrebbe corso pericoli perché il mio cuore era abbastanza grande e forte per tutti e due”
mi piacerebbe sapere come va a finire..ma soprattutto sottolineare e citare le frasi che mi rimangono impresse nel cuore..
Carissima Francesca,
il tuo commento mi ha commosso e fatto riflettere.
Sei una lettrice attenta, perchè nonostante poche pagine lette ti sei lasciata catturare da dettagli e parole che solo una certa sensibilità è in grado di cogliere e far proprie. Sono proprio certe frasi che fanno da segnapassi al racconto e che come autrice vorrei suscitassero emozioni forti, le stesse che continuano a suscitare in me ogni volta che le rileggo. E’ pur sempre vero che lettore e autore non s’incontrano per caso ma per un’ affinità elettiva e selettiva al tempo stesso, e forse è questo che è capitato a noi grazie a Jimmy e Ji che insieme a me ti ringraziano per tanta grazia e gentilezza.
Patrizia
Un racconto simile mette tanta tenerezza, fa nascere delle emozioni nuove e delicate, scuote gli animi… le frasi dolci dei bambini portano con se tanta gioia e meritano un mondo felice e gioioso davanti a loro!
Complimenti, mi piacerebbe avere la possibilita’ di leggere per intero questo libro!
davvero un libro originale che mi piacerebbe leggere. Un punto di vista diverso che mi affascina. complimenti, spero di poter approfondire la lettura. Stefania C.
complimenti, sin dalle prime righe si sente la bellezza della vita, mi piacerebbe leggerlo fino in fondo…
Io l’ho letto ed apprezzato
per quella “ricerca”, per il tentativo di capire e di sapere.
Credo si sia avvicinata alla realtà.
Dà una veduta tridimemsionale della nostra esperienza e, di più, proietta nei piani del non esperienziabile.
Coraggiosa e valida prova !
Molto commovente questo racconto. Molti scrivono di mamme che parlono dei loro bambini, ma nessuno di bambini che parlano dei loro futuri genitori, percepiti dal grembo materno. E’ proprio questa la forza di questo libro. Colpisce anche il grande peso che Jimmy deve sopportare: il fatto che solo lui sa di avere un fratello, e quindi solo lui sa che suo fratello è malato. E nella sua piccola mente di bambino pensa che lui riuscirà ad essere abbastanza forte per tutti e due. Sarà così? Non posso rispondere, ma mi piacerebbe davvero scoprire come continua e finisce questa toccante storia.
spero che il seguito non sia triste….
no i due fratellini uniti per sempre si aiuteranno l’un l’altro combinando tanti guai ma cavandodela sempre…VERO?!?!?!?
Solo una parola: sognante!
Grazie per le emozioni che mi hai dato e per le lacrime di gioia che mi sono scese nel leggere questo piccolo brano…come hai saputo toccare la mia anima! grazie ancora
Tenerissimo questo racconto che è un inno alla vita, alla maternità e all’importante legame che si instaura tra madre e figlio fin dalle prime settimane di gestazione.
La delicatezza con cui l’argomento è stato trattato, denota, da parte della scrittrice, oltre che competenze di tipo scientifico, soprattutto un grande amore ed un profondo rispetto per il prodigio del concepimento e, forse, anche un tentativo inusuale di infondere nelle future giovani donne che faticano ad accettare la maternità, speranza e sentimento materno.
Molto bella anche la descrizione del rapporto affettivo tra i due gemelli che riflette perfettamente ciò che il più delle volte succede nella realtà: un rapporto di strani legami di dipendenza e di empatie inspiegabili, tuttora al vaglio di ricerche e relative ipotesi.
Il tutto narrato con una vena di delicato umorismo che ricorda un poco l’inizio del celebre film “SENTI CHI PARLA” in cui la voce del doppiatore (Paolo Villaggio), unita alle visioni del neonato che fluttuava nel grembo materno, era riuscita mirabilmente a farci sorridere…
La ringrazio per la brillante analisi e per la squisita sensibilità come lettrice, come madre, come donna, ma soprattutto come essere umano,
Antonella
Carissima Patrizia è un racconto bellissimo e romantico ed è meraviglioso pensare alla vita, al suo primo albore in due fratellini gemelli che stanno per incontrare il mondo. Tutto questo ci porta a riflettere ad una favola meravigliosa: i pensieri di Jmmy e ji sono di speranza, in particolare quella di trovare, in questo nostro mondo, soprattutto un nido di amore e di pace.
Complimenti e auguri.
Cara Patrizia,
Ho letto con grande emozione questa pagina del tuo romanzo, dove fai parlare Jimmi prima della nascita, lui parla delle sensaziioni che sente in questa culla materna e del suo fratellino Ji che è vicino a lui che però nessuno ancora sa della sua esistenza, Ji è piccolissimo e soffre per un problema al suo cuoricino, ma ha vicino questo fratello che lo proteggerà perchè il suo cuore è grande e forte per tutti e due.
Ho voluto prima commentare il libro, ora ti spiego perchè questa pagina mi ha colpito.
Una mia cara amica sta vivendo proprio questa pagina di parole, è come se fosse entrata silenziosamente nel tuo libro, ma non per vivere una fiaba, ma la realtà
Dopo tanti anni…finalmente la notizia che aspettava un bambino, all’ecografia grande sorpresa: erano gemelli, due maschi uno più grande uno più piccolo, dopo un’analisi accurata al più piccolo hanno riscontrato un problema al cuore, ora è ricoverata all’ospedale perchè deve portare a termine la gravidanza difficile che ha avuto, entro fine Giugno faranno un cesareo, ma il più piccolo dovrà essere subito operato, per poter avere la possibilità di una vita normale.
Non so come finisce la storia del tuo libro, io spero bene, proprio per la vittoria della vita, e prego con tutto il cuore che quei fratellini che vedranno la luce assomiglino a Jimmi e Ji.
Spero, che da Lassù volgano uno sguardo a questa madre, che soffre da tanti mesi. Un giorno, dirò alla mia amica che nel giardino di Manuale di Mari, una scrittrice Patrizia Gaslini, senza sapere niente di lei, aveva scritto la sua storia.
Un caro saluto
Maria Luisa Seghi
P.S.- Chiedo scusa per la lunghezza del commento.
originale l’idea di descrivere cosa potrebbe pensare un bimbo non ancora nato, parlando di sensazioni che non si possono ricordare.
La prima culla d’un bimbo e’ il ventre materno. Li’ si forma. E, nel caso di gemelli, si produce una comunione.
Patrizia la descrive cosi’ bene da fiabare la realta’.
Mi piacerebbe gustare l’intero racconto. Avvolto dal liquido amniotico della maturita’.
Gaetano
Interessante, credo che quello che si voglia far emergere non sia tanto la narrazione da dentro l’utero, ma la rivalita’ e l’estraneita’ spesso presente nel rapporto fra fratelli. Mi piacerebbe molto sapere come andra’ a finire il rapporto fra Jimmy e Ji, anche per scoprire se la mia impressione é stata quella giusta.
Questo racconto è ricco percezioni e sensazioni che tutti abbiamo vissuto, che non ricordiamo e possiamo solamente immaginare, la nostra prima dimensione.
La parte finale è di una tenerezza disarmante.
Parole che solo una persona con un cuore grande e un grande intuito può scrivere.
Complimenti, sarebbe bello ricordarsi del grembo materno e della prima luce, a volte mi chiedo perchè la natura umana è più capace di farti ricordare episodi brutti che belli.
Mi piacerebbe tanto approfondire il suo libro.
Grazie.
Ho provato sentimenti di commovente dolcezza alla lettura di questa pagina tanto emozionante perchè pone temi importanti e in parte sconosciuti sulla vita prenatale dei bambini. Non saprei se sono in grado di pensare,ma sicuramente già riconoscono molte cose che avranno influenza nella loro vita in questo mondo.
Trovo inoltre interessante il concetto espresso dall’autrice sull’originaria completa unione di mente e corpo nei nascituri.. Insomma ci sono davvero tanti spunti sia sul versante della curiosità che in quello dei più teneri sentimenti per continuare con grande entusiasmo a leggere fino in fondo l’avventura di Jimmy e Ji.
.) Gianna
Molto interessante, Patrizia, il tuo racconto, questi due piccoli esseri ancora nella pancia della mamma che hanno pensieri come esseri umani. Sarà davvero così? Mi interessa sapere cosa avviene poi, quando usciranno, riuscirà il fratellino debole a sopravvivere? Come sarà l’impatto con i genitori? E con il mondo esterno? Come vedi sono molto curioso, e l’unico modo per levarmi ogni curiosità é di leggere il tuo libro. Quello che io presento in questa stessa iniziativa non è d’altronde meno strano e coinvolgente del tuo. A risentirci e a leggerci, Lenio.
Un romanzo “diverso”, che viene direttamente dal grembo materno. Originale l’esposizione che mi ha suscitato forti emozioni, da pelle d’oca e tenerezza.
Complimenti sinceri.
Stefania
Quando il tema di un racconto sono i bambini, è sempre piacevole leggere, per scoprire emozioni nuove.
Complimenti.
marinella(nonnamery)
Un romanzo delicato e tenero. Una scrittura soffice e leggera come l’anima dei bimbi, un attimo prima di vedere la luce e respirare l’aria di questo nostro pianeta.
Nicla Morletti