DISTRATTA E IPEREGO
Ognuno di noi può essere chiuso nella propria isola, sentirsi diverso, ma allo stesso tempo avere voglia di attraversare quel mare che si frappone fra noi stessi e gli altri, spesso non sappiamo come fare, non basta un’ "allergia" come difesa o saggezza del corpo, bisogna prima fortificarsi per poi poter affrontare il profondo mare della nostra esistenza. Lo scorrere sempre uguale dell’esistenza sull’isola della vita non è sufficiente per chi ha un animo predisposto a comprendere l’esperienza delle emozioni; Distratta, avverte che c’è di più, si può "essere" di più. Così un giorno approda sulla sua isola un forestiero, una novità, una finestra spalancata verso il mondo, un altro mondo, in un certo qual modo diverso dal suo.
Avviene così l’incontro tra Distratta e Iperego; due esiliati, due isolani, due persone diverse – anche se non tantissimo – per cultura ed esperienza. Essi si incontrano per rinascere, l’una grazie all’altro, decidendo di perdere una loro parte, donandosi quello che è più grande e forte in loro: l’immediatezza verso le emozioni, il senso vero della vita.
Ma le "reti tristi" della realtà, i bisogni, le necessità e i dolori della vita, fanno sì che Distratta e Iperego vadano incontro a strade differenti. Così arriva il momento della separazione. Distratta capisce che Iperego – sparito repentinamente – non tornerà. Continua ad attenderlo ma comprende che lui ha portato i suoi passi altrove, chissà forse per non soffrire, per non ricordare; o forse solo perché il dolore forte e intenso – quel dolore che morde l’anima e sconvolge una vita, lo stesso dolore che Distratta aveva ahimè, già provato – non gli permetteva di restare.
Il senso di abbandono si impadronisce di Distratta, il dolore è forte ma è proprio per questo che Iperego può trasformarsi in un creatore di bellezza. Distratta capisce, dopo due mesi finalmente capisce, che Iperego gli ha lasciato qualcosa quando la rimproverava di “dividersi” troppo e non prestare completa attenzione alle sue parole; quando le suggeriva di riappropriarsi del suo egoismo; quando le diceva di credere di più in se stessa e nelle sue capacità; quando le regalava le sue lacrime e il suo dolore; quando le mostrava, punzecchiandola, il proprio egocentrismo; quando le diceva che amare vuol dire voler il bene dell’altro a spese, a volte, del proprio. Distratta capisce appieno finalmente cosa le lasciava Iperego e cioè la possibilità di riconoscersi in un valore fortemente umano e così riesce infine, a trasformare i doni che ha ricevuto da Iperego in doni per sé stessa e per gli altri. Soltanto ritornando in contatto con ciò che è dentro di noi e vicino a noi (sentimenti, relazioni, conflitti), si può scrivere la "poesia" per il mondo: "quella che non sarà più di chi la scrive ma di chi gli serve”
E Distratta lontana, ma solo fisicamente, da Iperego e nell’attesa del suo ipotetico, desiderato ritorno sotto qualsiasi forma, gli regala un frammento del dono che lui aveva fatto a lei in precedenza; gli regala – sapendo con certezza che lui la vedrà – l’immagine che le è più cara… l’immagine di un Icaro libero; libero dalle antiche sofferenza, rinato; un Icaro che oramai ha imparato a non farsi toccare più dalla cattiveria, dalla gelosia, dall’invidia poichè sentimenti negativi e distruttivi che annientano e fanno male innanzitutto a chi li agisce, prima di chi li subisce. L’immagine di un Icaro che librandosi in un cielo stellato, allegoria della serenità e del caos insieme, riesce a mostrare senza alcun timore quel suo cuore rosso e pulsante, quale metafora della capacità d’amare senza nascondersi. Il regalo più prezioso per un Amico prezioso.
un bacio, Manu
Grazie Ilvy, una analisi attenta e sincera.
Questo in realtà non è un racconto classicamente inteso ma è un viaggio all’interno di un sentimento , l’amicizia, e di un abbandono quello dell’amicizia stessa che si trasfrma in una rilettura del rapporto amicale propriamente inteso. Un’introspezione del se.
Un’abbraccio di cuore
Mi viene da dirti innanzitutto che l’idea, la simbologia ricercata è bellissima e che è scritta bene ma….
E’ scritta troppo col cervello e poco col cuore, troppo ragionamento e poco abbandono…
Secondo me potrebbe essere il punto di partenza per uno scritto diverso…più emotivo e meno descrittivo…
Un abbraccio