Amedeo Minghi, il popolare cantautore e musicista italiano che tutti conosciamo ed amiamo, presenta nella nostra Rubrica “Leggiamo Insieme” – Presentazione di libri on line, “L’ascolteranno gli americani”, edito da RAI ERI.
Si tratta, come scrive Nicla Morletti nella recensione che si può leggere nel Portale Manuale di Mari, di “un libro di memorie, d’intenso lirismo, ma che descrive anche il comportamento e le emozioni di una generazione che si è formata e maturata tra gli anni sessanta e settanta”.
Presentiamo qui di seguito due brani del libro ed il breve podcast in cui Nicla Morletti legge le parole di una canzone.
Amedeo Minghi leggerà i vostri commenti e, appena possibile, vi risponderà in questa stessa pagina. Non perdete l’occasione di dialogare con uno dei più grandi artisti e musicisti italiani di sempre.
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Dall’introduzione di “L’ASCOLTERANNO GLI AMERICANI”
AMEDEO MINGHI – RAI ERI
Era dove Roma confondeva i suoi confini fra antichi esiti e nuovi insediamenti ancora incerti fra città e periferia, che sono nato e cresciuto. “All’ombra der Cuppolone” e di una vecchia ciminiera in disuso. Mi trovavo, di fatto, a vivere condividendo i giochi tra i monticcioli di terra, chiamati proprio – senza saperne l’origine ma seguendo la consuetudine – “Monteciocci”.
Le Mura Vaticane, cingendo la Santa Sede, passavano a poche centinaia di metri dalla mia casa, situata nel quartiere chiamato “Trionfale”. Scorribande quindi nel terriccio, corse e “le guerre sassaiole” fra le diverse fazioni a contendersi uno spazio che oggi sappiamo essere stato grande come non accadrà mai più, gare di scivolate sui pendii sporchi di fango che a strapparlo dalle scarpe prima di rientrare in casa ci voleva il sudore e poi le grande uscite “a caccia”.
“La caccia” consisteva nel “rimorchiare le straniere” e l’ingresso ai Musei Vaticani, così vicini, offriva effettivamente una grande varietà di “selvaggina” adatta a tutti i gusti, infatti, specie il primo venerdì di ogni mese, con ingresso gratuito, si spolverava quanto di meglio si possedeva, pochissimo in verità, e abbigliati di tutto punto, ci si tuffava alla ricerca dell’immaginaria avventura…
Eravamo fatti così, con le nostre piccole “stupiderie”, noi ragazzi cresciuti intorno al 1950.
DELLA MUSICA…
La musica mi cresceva dentro, cercando, disperata, una via di uscita, ma non sapevo dove indirizzarla. Le canzoni si andavano formando nella mia testa e la volontà di dar loro vita era forte, eppure non trovavo vie maestre.
Quella che avevo pensato e cantato in passato era bella, bellissima, ma occorreva una mia espressione, una personale visione della “forma canzone” che tenesse insieme la tradizione e quello che c’era di buono nell'”americanismo”, già straripante da tutte le parti.
Quel modo di ascoltare che avevo imparato sul fiume mi fu utilissimo.
Un nuovo prezioso amico, Luciano (ne ometto il cognome per riservatezza), grande appassionato di musica, che ho perso di vista dopo che è diventato testimone di Geova, aveva un abbonamento a una rivista internazionale che inviava ai propri iscritti le novità musicali immesse sui mercati di tutto il mondo.
Passavamo giornate e notti intere ad ascoltare le performances dei grandi gruppi rock d’oltreoceano, anche se le mie preferenze andavano – e tuttora vanno – agli artisti inglesi, più eleganti dei loro “cugini” americani, quasi sempre rumorosi o esageratamente spettacolari.
Infatti, mi piaceva ascoltare chi aveva il gusto delle pause che, come tutti abbiamo imparato, nella musica sono molto importanti. Contemporaneamente all’ascolto, frequentavo una gran quantità di locali dove c’era molta offerta di musica dal vivo.
Le cantine prolificate in quegli anni erano diventate vere e proprie fucine di talenti di ogni genere musicale e accadeva spesso che, famosi talent scout, frequentandole, scoprissero futuri artisti, pronti magari anche inconsapevolmente ad affrontare la professione vera e propria.
Anch’io mi buttai nella mischia, dentro questi locali perennemente inondati dal fumo di sigarette e non solo, confrontandomi con generi che nemmeno mi piacevano. Però, più che suonare o cantare, ascoltavo, cercando di interpretare le mie emozioni e queste passavano inevitabilmente per la melodia.
Per il mondo dei 45 giri non avevo alcun interesse. Ne compravo pochissimi e tra questi ancora mi ricordo il singolo di Caterina Valente, una sorta di Mina di allora che cantava in sette, otto lingue – una show woman straordinaria -, poi l’Equipe 84 con 29 settembre di Lucio Battisti, e ancora Mr. Tambourine man nella versione dei Byrds, gruppo che preferivo su tutti in assoluto e che sicuramente influenzarono anche i Beatles.
Non proprio questi ultimi, ma il rock inglese in genere, invece, ebbe un ascendente su di me. Nonostante mancasse forse il talento assoluto, c’erano dei gruppi con dei musicisti interessanti: il rock degli Spirit, dei Crimes, dei primi Yes, proponeva delle vere e proprie suites, con il tema esposto in apertura, poi tutte le variazioni possibili e immaginabili, con tempi diversi, per tornare infine al tema principale.
Ogni brano poteva durare anche un quarto d’ora! In quel rock c’era l’assimilazione, da parte dei giovani musicisti degli anni Settanta, della formula della musica classica, come ad esempio la sinfonia; c’erano i famosi dischi-concept dai quali ho tratto il principio – in seguito sempre mantenuto – che un album è un lavoro a sé stante, con un tema portante e non una semplice raccolta di canzoni.
Non mi interessava affatto ascoltare quei singoli estivi del tipo “stessa-spiaggia-stesso-mare” imperversanti in Italia. Sono riuscito a impreziosire, inconsapevolmente, i miei gusti musicali proprio attraverso la musica classica, le colonne sonore dei film e il rock dei grandi gruppi di allora.
Ero e sono autodidatta. Lo sono stato all’inizio per forza e dopo per scelta e tutto questo mi fu indispensabile per trovare, in seguito, la mia strada. Volutamente, ho lasciato che io e la musica restassimo due amanti, con le nostre ansie e i “lasciamenti” così che ogni nostro incontro mantenesse l’emozione della scoperta, il desiderio del ritorno, il gusto della rinnovata sorpresa. E siamo ancora innamorati. Certo, ad averla studiata, forse, avrei dato maggiore risalto alla mia fantasia, ma considero gli artisti portatori di un dono meraviglioso: la capacità di trasmettere le emozioni interpretando quelle di molti e diventandone le voci.
Se ripenso ai 25 album pubblicati, alle dieci colonne sonore realizzate e alle tante mie canzoni che in molti hanno interpretato, mi rendo conto di avere anch’io utilizzato questo dono. Ancora oggi, ogni volta che lo faccio, rimango stupefatto: questo è il dono che la musica fa a me.
Nicla Morletti legge le parole di “Io e la musica” di Amedeo Minghi.
Sono stata vermente onorata di aver letto questo libro! Amedeo è il mio cantautore preferito da quando avevo 3 anni (oggi ne ho 21) e leggendo la sua biografia mi sono sentita trasportata nel suo mondo, tra le sue emozioni…nella sua vita! Il modo in cui ha parlato della sua famiglia, delle sue figlie fa capire la grande capacità di Amedeo di mettersi a nudo per i suoi fan con una semplicità davvero disarmante la stessa che ritrovo ogni giorno che ascolto la sua musica! Amedeo è unico e speciale, non tutti lo comprendono, ma chi lo accoglie nel suo cuore non lo abbandona più!
Le belle parole del grande Amedeo Minghi ci accompagnano, gia da anni, con tante indimenticabili canzoni, lungo i sentieri delle emozioni.
Ora anche nel suo libro troviamo nitidamente delineata questa strada.
“Più che suonare o cantare, ascoltavo, cercando di interpretare le mie emozioni”.
L’artista esprime sempre delle emozioni. E la sua espressione artistica è il risultato di questo “ascolto”. L’arte deve coinvolgere emotivamente gli altri per essere tale. Ne sono convinto anche se continuamente si leggono ed ascoltano tesi differenti.
Del resto il grande successo nell’era moderna e contemporanea di grandi artisti della musica leggera è dovuto proprio a questa speciale capacità di sintonia emotiva con le persone. Altre espressioni artistiche si perdono invece nei mille rivoli della sperimentazione e delle ricerca formale.
Questa capacità di “ascolto” è il vero potere dell’artista, concetto fondamentale in ogni tipo di espressione artistica. Impossibile coinvolgere emotivamente gli altri se noi per primi non proviamo l’emozione che vogliamo esprimere.
In questo modo anche il rapporto con la propria arte è una storia d’amore. E come due innamorati procedono l’artista e la sua arte.
Grazie di cuore al Maestro che ha presentato in questo blog il suo bellissimo libro.
FORESTA DI PANEVEGGIO – Tesero (Dolomiti)
Questo semplice racconto della musica nel bosco, lo invio volentieri come commento ad Amedeo Minghi che senz’altro lo apprezzerà come musicista.
In ogni bosco la musica, anche se muta, è avvertita nel nostro animo che si apre alla bellezza incontaminata dell’ambiente.
Sono le foglie degli alberi, sollecitate da una dolce brezza , che vibrano come delle canne “dorate”, e trasmettono una dolce musica, che viene avvertita, simbolica-mente,dai visitatori.
Facendo riferimento, in particolare,a questo romantico argomento, ho scoperto recentemente – durante un soggiorno estivo a Tesero(Dolomiti) – che nelle vicinanze di questo paese, vi è una foresta, chiamata “Foresta di Paneveggio” ma che qui viene chiamata “Foresta dei violini” , perché fra gli innumerevoli alberi che la compongono, vi è anche l’abete rosso, comunemente chiamato “Picea”che presenta nel suo interno delle particolari proprietà acustiche e quindi questo importante legname è utilizzato, da tempo, per la costruzione delle casse armoniche degli strumenti musicali.
Queste proprietà particolari dell’abete rosso sono state confermate dai costruttori di strumenti musicali, fra cui anche da Stradivari, che è una delle più importanti ditte nel campo dell’ utilizzo del legno per la costruzione dei pianoforti, viole, violini fisarmoniche,ecc.
In questa particolare foresta alpina, la musica viene avvertita, non solo “dallo stormire delle fronde”, e dalla maestà di queste foreste, ma anche, spicologicamente, dagli alberi che la compongono.
Quindi,i visitatori, passeggiando fra le piante del bosco,vengono attratti sentimen-talmente da questo abete e col pensiero vanno lontano: l’abete rosso li porta ad ascoltare, simbolicamente, della musica che preferiscono: opere liriche, concerti, ecc. e si immaginano, nel loro pensiero, che la foresta di Paveggio sia stata improvvisamente trasformata in un grande teatro a cielo aperto.
La visita in questa foresta di un gruppo di turisti della Toscana, è stata molto importante per le notizie raccolte attraverso una guida del nostro albergo particolarmente esperta e che ci ha fornito delle notizie sulle proprietà del legno di abete rosso, che personalmente non conoscevo.
Fra le altre cose, sopra esposte, ci ha spiegato anche che un gruppo di scienziati giapponesi sono venuti appositamente in questa foresta per sottoporre a raggi ultravioletti gli abeti rossi, con particolari sistemi tecnico scientifici direttamente sulla pianta. Questa ricerca ha confermato, anche se non ce ne fosse stato bisogno, la importante qualità armonica dell’abete rosso della foresta di Panacea.
sergio doretti
ho letto soltanto ciò che è qui pubblicato e già sono rimasta piacevlemente sorpresa per il modo in cui Amedeo ha descritto il suo quartiere e l’emozione che prova quando la musica urla forte dal di dentro.
La musica, la pittura, la scrittura, sono tutte pulsioni che vengono da dentro ed hanno bisogno di essere “partorite” e portate all’esterno.
conosco questa forte emozione che ho provato tante volte, e solo poche volte ho permesso che uscisse.
Aprezzo la sensibilità, la semplicità, che poi sono espresse in maniera speciale in alcune canzoni che amo molto.
Ti auguro tanto successo!
ciao, e ti scriverò non appena ho finito di leggere il libro.
MARIA
Non sempre le parole riescono a descrivere le emozioni e sicuramente sara’ cosi’ anche questa sera.
Non avrei mai nemmeno lontanamente osato immaginare di poter un giorno scrivere al grande Maestro Amedeo Minghi.
In questi anni la sua musica e la sua poesia, spesso sono rimaste le mie uniche compagne di viaggio, quando gli artigli della vita forte graffiano il cuore.
Le sue canzoni sono onde di quel mare azzurro, calmo o agitato, in cui tutti noi navighiamo, quasi lui fosse un “cantastorie di questa nostra corte”; sapiente interprete del vento delle emozioni umane.
Grazie Maestro per aver a tutti regalato indimenticabili emozioni, ma ancor di piu’ per aver cullato le mie tristezze con le tue dolcissime melodie.
P.S…….inutile dire che leggero’ con infinito piacere il libro.
alifarfalla
Ho avuto il piacere di constatare che anche il ‘maestro’ Minghi, si é lasciato cogliere dal suo amore per la musica e ha deciso di trasmetterlo agli altri per convogliare con questo mezzo, che gli era consono, le emozioni che tutti sentono ma che solo un artista sa tradurre, a seconda della sua arte, in musica, parole, immagini.
E’ quello che ho sentito necessario di fare io stessa, e anche io da ‘autodidatta’, cioé semplicemente lasciando scorrere quello che sentivo!
Complimenti Amedeo, e buona continuazione!
Tutto avrei pensato tranne che poter leggere pagine scritte dal mio cantante preferito.
Maya ha già fatto riferimento al brano che ricorda il titolo del libro.
Allora a me resta: riascoltare le sue bellissime canzoni che hanno fatto da sfondo alla mia vita e imergermi nella lettura di queste pagine.
Poi inviare un abbraccio al lei carissimo maestro e lasciare sulle ali del vento il mio grazie sincero per l’emozioni che mi dona senza saperlo a me donna qualunque.
Tonina Perrone
Poesia e musica nelle pagine di ricordi lontani, indelebili ed unici.
E’ un piacere immenso ed una gioia essere qui, insieme agli amici del Blog Degli Autori a festeggiare un grandissimo artista come Amedeo Minghi che seguo e apprezzo da anni, da quando, appena adolescente, imparavo a memoria i testi delle sue canzoni. Amedeo Minghi, un vero poeta della nostra musica, ci ha regalato nella sua lunga e prestigiosa carriera autentiche perle da conservare nel cuore. Con le sue melodie, con le sue parole trasposte in musica e con la sua profonda sensibilità che emerge da ogni sua intervista egli è capace di sfiorare l’anima lasciandovi una traccia profonda.
Davvero interessante questa biografia in cui ci offre la possibilità di conoscere meglio il suo percorso artistico e musicale. E già il titolo del libro mi emoziona, perché è tratto da una delle sue canzoni più belle e più struggenti “1950”, un vero capolavoro:
…la radio trasmetterà la canzone che ho pensato per te
e forse attraverserà l’oceano lontano da noi
l’ascolteranno gli americani che proprio ieri sono andati via
e con le loro camicie a fiori, colorano le nostre vie
e i nostri giorni di primavera che profumano
dei tuoi capelli e dei tuoi occhi così belli
spalancati sul futuro e chiusi su di me…
Indimenticabile poi fra le sue innumerevoli canzoni resta “Un uomo venuto da lontano” dedicata a Giovanni Paolo II, una canzone che lascia i brividi sulla pelle.
Ma ogni sua composizione sarebbe da menzionare, dalla prima all’ultima “Cammina cammina”, veramente meravigliosa.
Un grazie infinito al grande Amedeo Minghi per tutto ciò che ci trasmette, dal punto di vista musicale, poetico ed umano e complimenti vivissimi per tutta la sua attività.
Maya
p.s. sono infinitamente felice che l’artista abbia voluto iniziare il suo tour 2008 dalla mia adorata città, Ortona a Mare. Purtroppo non ero in Abruzzo in quei giorni, altrimenti sarei stata ad applaudirlo nel nostro bel Teatro Vittoria.
Emozionante leggere uno dei miei musicisti italiani preferiti che seguo da bambina con affetto una persona umile che racconta del colpo di fulmine per la musica del suo amore e continua scoperta. Una musica che non è profitto a tutti costi o commerciale che deve soddisfare le esigenze di chi vuole investire e consumare ma una musica Sentita che ti viene a cercare e in quell’incontro le si da voce si sobbalza e le si presta il cuore. Caro Amedeo ho sempre sentito il cuore nella tua musica oasi pura nel caos..
Grazie
Sonia
Il libro di Amedeo Minghi senza dubbio rappresenterà, con garbo ed eleganza, un opera intrisa di poesia e magia; daltronde in questo lui è un maestro.
Sono stata già colpita profondamente dalla presentazione del libro, presente in questo post. E’suggestiva e straordinariamente sensibile l’introspezione attraverso la quale l’autore trova l’occasione per rimuginare sul suo passato, luoghi, persone… momenti rimasti indelebili nella mente di Amedeo.
Altrettanto emozionante è il rapporto vivo e acceso che si è ormai innescato con la musica, che come un vortice non ha più abbandonato l’autore, suo sempre ammiratore e adulatore!!
Complimenti vivissimi!!
Rif. Commento di ieri sera.
Prima di tutto vorrei fare i miei complimenti a Nicla Morletti che ha avuto
un ‘idea meravigliosa ad introdurre nel Blog il sunto del libro scritto da Amedeo Minghi che ci ha fatto conoscere le sue emozioni e quanto ci ha dato con la sua musica e con i suoi sccritti: “Volutamente, ho lasciato che io e la musica restassimo due amanti”
Ci ha fatto sognare e ci ha dato l’opportunità di “ aprirci “ anche alla sua alla letteratura.
Ieri sera ho scritto un commento, poi ho visto la partita della fiorentina e quindi sono andato al letto.
Dico questo perché nella notte, in dormiveglia, ho ripensato al commento che avevo scritto . In particolare quando affermavo che la musica deve venire dal cuore e non si insegna attraverso la matematica e la fisica.
Potevo aggiungere: l’insegnamento attraverso il Conservatorio.
È vero ma al Conservatorio insegnano la tecnica della musica, le varie chiavi di lettura e si riferiscono alla musica già scritta. Scritta da musicisti famosi che, a loro volta, hanno pensato le loro opere altrove:
– Puccini, la Madama Butterfly, penso che non sia stata scritta al Conservatorio, ma pensata sulla spiaggia del Lago.
– Mascagni la Cavalleria Rusticana l’avrebbe composta sulla riva del mare Tirreno con la vista dell’Isola di Capraia ed in prospettiva la Sicilia.
Quindi confermo che la musica , quella che nasce spontanea, da un’emozione, da un amore profondo , dalla vista di un panorama bellissimo, nasce nel cuore e la vivi profondamente.
Quindi rinnovo i complimenti per Amedeo Minghi, ma vorrei aggiungere:
“brava Nicla hai contribuito a farci sognare”.
Sergio Doretti.
E’ la prima volta che commento un elaborato e guarda caso mi trovo davanti allo specchio a cantare le calde melodie di Amedeo,che nei giorni freddi scaldavano il cuore. Che dire poi della frase “la musica mi cresceva dentro…ma non sapevo dove indirizzarla” Emozionante! La musica, come una donna in attesa, sente il palpitare di vita nuova e cerca di proteggerla. Vuole il meglio,ma non vuole sbagliare.Teme di non essere in grado di indizzarla,
cresce così insieme a quel figlio come due esseri in simbiosi. Come Amedeo e la sua musica. Due eterni innamorati! Ti leggerò, dolce poeta. Un saluto, nonna Mery (Marinella)
LA MUSICA.
Amedeo Minghi è nato con la musica nel sangue.
“Passavamo giornate e notti intere ad ascoltare le performances dei grandi gruppi rock d’oltroceano, anche se le mie preferenze andavano – e tutt’ora vanno – agli artisti inglesi, più eleganti dei loro cugini americani”.
Da quanto sopra se ne deduce che Amedeo ha tentato, fin dai primi anni di vita, di cercare uno sbocco alla sua passione musicale “La musica mi cresceva dentro, cercando, disperata, una via di uscita, ma non sapevo dove indirizzarla”
Lui ha potuto indirizzarla, mettendosi a contatto coi grandi gruppi rock e studiando e cercando di rendere la sua musica più romantica attraverso le sue emozioni.
Gli anni 90 sono anni di successo per Amedeo Minghi: “Vattene Amore o trottolino amoroso” cantata insieme a Mietta, terza al festival di San Remo. Inoltre con le sue canzoni negli anni 90 ha vinto dieci dischi di platino, un “telegatto” e molti altri premi.
All’inizio ho afffermato che Amedeo è nato con la musica nel sangue e questo è stato confermato dai suoi numerosi successi. Questo è un dono della natura che lo ha portato ad intraprendere questa importante e meritata professione che poi è, a mio parere, è una vera e propria missione.
Quindi, tutto questo conferma, che la musica non è una materia tecnica che si impara con la fisica o la matematica, ma è un dono che ti porta a sognare.
Come molti contadini della nostra alta maremma che sono portati a comporre ed a cantare dei versi poetici rallegrando le varie feste paesane.
Anche questi poeti dilettanti, hanno la musica e la poesia nel sangue però non vanno, purtroppo oltre la festa paesana.
Questo conferma che la musica è un dono divino.
Grazie Amedeo che ci hai fatto e continui a farci sognare.
Sergio Doretti.
La musica…rimango sempre stupita della forza dirompente e penetrante che essa sa infondere nell’ animo umano. Di come sa plasmarlo, educarlo e migliorarlo all’ascolto della Bellezza,cioè di quel culto del Bene e del Bello che tanto uomini hanno seguito e perseverato, da secoli,ormai. Pensiamo agli antichi greci…e spero cn tutto il cuore che la Musica irrori ancora i nostri animi, quelli di uomini e donne in quest’epoca martoriata, che molto sottrae alla Bellezza, alla Natura,alla Musica, alla Poesia..insomma all’Arte in generale,cioè alla Vita in generale.
Ad Amedeo una grazie di cuore, perchè con la delicatezza e la passione che solo un artista come lui può avere continua a parlare di Musica, e a raccontare la Vita, la nostra.
Cercare un poeta ed in un sua presenza sentirsi in pace, nulla volere e di nulla dubitare, e senza domande sulle labbra: ascoltare Amedeo Minghi è come ascoltare l’aprile, figlio del mattino e del sole.
Laura Tonti Parravicini
Che piacere poterti avere qui, grande Amedeo. Pensare che ci leggerai.
E’ la mia infanzia e prima adolescenza a custodire il ricordo delle tue canzoni. La radio in cucina che la mia mamma teneva, come adesso, costantemente accesa e la tua voce calda che si diffondeva in casa, intrecciata alle piccole cose di tutti i giorni.
Leggere di come hai trovato la musica, e di come lei ha trovato te è stata un’emozione ancora più grande. Leggerti, oltre che ascoltarti cantare.
Grazie Amedeo.
Della tua Arte, che hai voluto condividere con tutti noi.
Grazie Amedeo per la tua musica, grazie per la tua storia. Anchi’io sono stato bambino con molta allegria e il vento della vita che mi portava. Poi è arrivata anche la tristezza traversando le strade tortuose degli uomini. Mi ha salvato l’amore e la poesia, il mio canto, la mia musica. Tu hai dato armonia alle mie parole con le tue canzoni, ho ritrovato il mio cuore di ragazzo innamorato.
Grazie.
Bellissimo il racconto dell’amore con la musica, che è di certo ricambiato. E’una pagina molto intensa di vera poesia in questo avvicinarsi e cercare di entrare nell’arte. E hai scritto una bellissima frase che è il ‘condensato’ del pensiero di ogni Artista vero: “… considero gli artisti portatori di un dono meraviglioso: la capacità di trasmettere le emozioni interpretando quelle di molti e diventandone le voci.”
Questo dice già tutto su chi sei e di ciò che ‘senti’.
Un grande abbraccio e in bocca al lupo anche per questo libro.
Morena
Amedo Minghi, un grande Maestro della parola, della musica e dell’emozione. Ho letto il brano proposto nella presentazione e trovo bellissimo quest’amore tra Lei e la musica. Questo vivere di lei e per lei, nelle ore della notte e del giorno. Lei, intramontabile amica, amante e preziosa deonna del cuore che fa innamorare sempre.
Ciao Amedeo, mi è piaciuta molto la frase che tu e la musica siete amanti perchè in effetti chi è creativo crea un rapporto indissolubile tra sè stesso e ciò che ama senza scoraggiarsi di fronte agli inevitabili ostacoli.Inoltre, le tue canzoni rispecchiano un personaggio vicino alla gente comune che ha visto nascere vari generi musicali unendoli con grande maestria. Saluti
Poeta, della musica sì, ma tanto delle parole e non so mai quanto Amedeo sa trasmettermi più emozioni attraverso le parole o attraverso la musica… sto sbagliando nel scinderle.. perchè arrivano a me entrambe e in alcune canzoni davvero molto intensamente.
E’ interessante il ricordo che hai di quegli anni, così pure la descrizione di come è nato il tuo “tutto”… non mi resta che acquistare il libro ora che mi hai incuriosito 🙂
Un piacere grande averti qui con noi
Ti abbraccio
Ars
Un saluto al grande Maestro Amedeo Minghi che ha saputo coniugare sempre musica e poesia. Grazie per aver accompagnato i momenti più belli della nostra vita con la musica delle parole e delle note più belle.
C’è una frase che mi è rimasta impressa del libro “L’ascolteranno gli Americani” che voglio riportare e che sento così vicina al mio modo di sentire. Una frase che da sola è poesia:
“Volutamente, ho lasciato che io e la musica restassimo due amanti, con le nostre ansie e i “lasciamenti” così che ogni nostro incontro mantenesse l’emozione della scoperta, il desideri del ritorno, il gusto della rinnovata sorpresa. E siamo ancora innamorati.”
Auguri delle cose più belle
Affettuosamente
Nicla Morletti
Sei in macchina o in casa su una poltrona. Ascolti una canzone di Amedeo, che non è solo musica ma poesia e ad ascoltarla ti immergi nell’assoluto, fra le nubi dell’infinito portato dalla brezza del vento.
“I ricordi del cuore, Come due soli in cielo e Cantare è d’amore” sono alcuni titoli delle sue canzoni primi anni 90. Anche leggendo solo i titoli, prima di ascoltare la canzone, ti travolge l’emozione, una emozione forte che col pensiero ti porta lontano nei boschi incantati della macchia mediterranea dove gli alberi con le loro foglie vibrano al vento e tu ascolti, ascolti quella musica che è amore e poesia e che ti porta a rivivere i concerti di Amedeo Minghi, e la poesia di quei concerti e li accomuni alla musica del bosco.
Complimenti Amedeo e tanti Auguri –
Sergio Doretti.
Ho trovato molto interessante leggere del tuo amore per la musica e di come è nata la tua carriera. Penso di provare qualcosa di simile per la scrittura. Certo, intraprendere il cammino dell’artista è molto difficile, ci vuole veramente una grande passione ed è quella che tu metti nelle tue canzoni che, probabilmente, piacciono proprio per questo.
Ti auguro di avere successo anche con questo tuo libro, caro Amedeo.
Grazie per le tante emozioni che ha donato con le Sue canzoni. “Il profumo del tempo” avrei voluto scriverla io per come la sento mia.
Leggerò con piacere il libro.
Daniela Quieti
Nel 1960 io per andare al lavoro partivo da Via Paola Falconieri in Monteverde, e passavo PER LE MURA CHE HA CITATO MINGHI. QUANTI RICORDI.
Leggerò il libro ed ascolterò le canzoni. Enrico
Grande Amedeo, il tuo nome mi riporta parole cariche di emozioni. E mi fa ricordare quel meraviglioso 17 marzo dell’anno scorso al Molinello dove entrambi salimmo sul palco per la premiazione. Per te uno dei tanti successi, per me il più bel giorno della mia vita. Conservo ancora come una reliquia quella foto che ci ritrae insieme. Acquisterò senz’altro il tuo libro e lo leggerò con grande piacere, un abbraccio, Lenio.
Caro Amedeo Minghi, ti ho sempre ammirato per le tue interpretazioni canore e per il testo delle tue canzoni, sempre toccante, ma ho potuto apprezzarti anche come scrittore a trecentosessanta gradi, grazie agli stralci letti nel presente blog, tratti dal tuo libro “L’ascolteranno gli americani”
Le tue espressioni sono fresche ed il procedere quasi a mo’ di diario rende la comunicazione appetibile anche all’uomo della strada.
Ho sempre sognato che le mie fiabe (scrivo fiabe) fossero musicate da uno come te, ma mi rendo conto che ti chiederei davvero troppo! Comunque se qualcuno dei tuoi amici artisti, vi si volesse cimentare, può chiedere la mia email alla redazione del Blog degli Autori.
Comprerò il tuo libro.
Marina Maria Iosè Riotto
Grande Amedeo Minghi!
Leggerò il libro con molto interesse.
Ad Amedeo che ha accompagnato con le sue canzoni, gran parte della mia vita, il grazie più grande perchè in questo libro, nelle pagine che ho letto, non solo ha messo le sue emozioni ma mi ha accarrezzato con la poesia.