Attraversami nel brulichio del mondo
quando la quiete vince la tempesta
Disperditi nel crepitio del cuore
che palpita e distrai pensieri erranti.
Barlumi che furono fiume per speranze ormai avvizzite
Intanto ch’io mi afferro al pugno di rimpianti
Reminiscenze sterili divengono mordaci
Agogna un spasimo silente come un caparbio carnefice
Attacca le caviglie e ferisce la normalità.
E c’è una donna oscura sempre a sottrarsi
Mentre mi vivo aggrovigliata al sogno
nel mercato della vita
in cerca di uno scampolo di baci
tuona e scroscia nelle mie poche certezze
quelle che ho riposto nel cassetto schiuso
del tempo acerbo e infante
Sono i miei resti queste quattro briciole di svigorita donna
che conserva audaci ricordi e frastuoni vigorosi
La pace è figlia generata dal silenzio
mentre incateno l’eco che si perde e soffoco il dolore
di al vento che l’amo…
Concordo con voi nemmeno a me piacevano le ultime due righe.Grazie per i complimenti..
Robert provvederò promesso.
…Uhm… concordo con Mashima, l’ultimo verso è superfluo… il resto è così intenso nel suo dolente accento da non essere nè ricerca nè evoluzione, è semplice essenza…
Non so Mashima, io non riesco a commentare questa “ricerca”, forse c’è una evoluzione (involuzione?) di Federica che non riesco a cogliere.
Ma il mio giudizio non fa testo, piuttosto noto, con dispiacere, che Federica non commenta mai gli altri. Viene qui solo a postare. Non lo so. Io non riesco a capire e giustificare questo atteggiamento di alcuni di noi.
Beninteso tutti abbiamo poco tempo, ma se vieni qui, un minimo di attenzione anche per gli altri… E’ il minimo no?
Mi sento come in un deserto.
Ma io non faccio testo.
Mi piace, eliminerei solo l’ultimo verso perchè stona con la ricerca linguistica che ha in sè la poesia.