Il miliziano di Roberto Tamagnini

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La giornata era soleggiata, calda, le fronde delle palme si piegavano appena alla brezza leggera che proveniva, carezzevole, dall’oceano.
La luce era violenta sul mezzogiorno ed acquietava il rumore ed il lavoro del piccolo porto; le barche dondolavano appena sulle piccole onde; un sentore di pesce affluiva dalle casse, ormai vuote, che si accatastavano sulle calate e nei vicoli.
L’aria, pesante, nonostante la brezza, faceva indulgere all’assopimento ed era ciò che succedeva al giovane Fernando, che si riparava all’ombra di una baracca, nel pulviscolo dorato, con la schiena appoggiata alla parete, sentiva che gli occhi gli si chiudevano, mentre la mente gli si apriva e pensava alla sua vita.
Nei vicoli maleodoranti, nelle baracche ferveva una vita miserabile, un magma di sogni e di peccati; torme di ragazzini semi-legittimi correvano per le stradine, pronti ad ogni avventura.
Fernando si era ormai sviluppato, non molto alto, ma robusto, il viso affilato tendeva ad indurirsi, i tratti erano appena marcati, ma gli davano un’aria virile al di sopra dell’età.
Soldi non ne aveva, tranne quelli che riusciva a procurarsi con qualche traffico più o meno lecito. Non si azzardava ancora ad entrare nei giri che contano e che lui aveva intravisto; era smanioso di cominciare, di fare soldi.
Fernando era di intelligenza acuta, diventava riflessivo quando occorreva prendere delle decisioni, allora la sua banda di ragazzi ne rispettava i silenzi, sapendo che lui avrebbe agito per il meglio.
Non capiva nulla né di politica, né di economia, vedeva solo il luccicare del denaro che dava potere e poteva comperare corpi, anime e belle auto luccicanti.
La breve istruzione religiosa che gli avevano impartito la madre ed il prete, era scorsa via dalla sua memoria, le vaghe reminiscenze avevano una venatura idolatra, con un sottofondo di antiche credenze indie, un curioso sincretismo, non nuovo nel Continente. Quel Dio che proibiva praticamente tutto, non faceva per lui, meglio era la bonomia degli spiriti della natura accuratamente scelti, quelli terribili li scartava a priori.
Fernando sentiva una punta di sconforto al ripensare a sua madre Filar, sciatta ed ingrassata, manesca, vociante, che teneva a bada una torma di figli.
Fernando era il quarto di otto fratelli e sorelle e non aveva mai conosciuto suo padre, pensava ora mollemente che fosse uno dei tanti pescatori che rivolgevano richiami a sua madre. Parecchie volte aveva sorpreso sua madre che usciva da qualche baracca, lei arruffata, ma con qualche soldo in più con i quali sfamava la sua truppa.
Tutti i suoi fratelli vivacchiavano arrangiandosi con qualche lavoretto più o meno limpido, Venustiano il più grande, era già stato in prigione per contrabbando ed era l’orgoglio di sua madre.
Mercedes, la sorella più grande, continuava l’opera di sua madre, era vestita bene, profumata, con parecchi soldi che si guardava bene dal dare ai fratelli, qualcosa solo a sua madre; era di una bellezza solare, ma sguaiata “- una vera puttana -“, pensava malinconico Fernando.
Il quartiere della città portuale dove vivevano era degradato, senza servizi, puzzolente ma nonostante tutto, pieno di gente allegra che però diventava violenta; Fernando stesso sentiva la molla che lo comprimeva all’interno, soprattutto quando vedeva passare qualche bella auto luccicante con dentro uomini e donne ben vestiti, aggraziati, allora un sentimento confuso lo prendeva e sentiva la molla tendersi.
Fernando aveva visto scorrere il sangue più di una volta, per affari, rivalità amorose (figurarsi!), per vendetta, per rapina; la violenza lo affascinava e sentiva allora distendersi la molla interna.
Con la sua banda di adolescenti percorreva le strade in cerca di avventure, una volta le buscarono sode da un gruppo di ragazzi più anziani, perché si erano permessi di sconfinare in un territorio invisibile, ma non per questo meno reale.
Da quella volta giravano armati di coltello e Fernando sapeva che non sarebbe finita bene per lui e per loro; una vaga inquietudine lo prendeva e sentiva l’amaro in bocca.
Di scuola neanche a parlarne, Fernando però, giunto ai dodici anni, si era vergognato per non aver saputo leggere un cartello e così, dopo un giudizioso ragionamento, si era appartato dai compagni ed era andato a lavorare presso un anziano marinaio, scaricava cassette tutto il giorno, puliva il pesce e chiacchierava con Eusebio il marinaio.
Si era confidato con lui ed allora Eusebio, aiutandosi con un sillabario, nei ritagli di tempo, gli aveva insegnato a leggere e scrivere.
Fernando, finito il lavoro durato parecchi mesi, nel quale aveva imparato anche a manovrare la barca, era rimasto in possesso di qualche soldo e della nuova conoscenza che si era ripromesso di coltivare e così raccattava giornali e riviste e leggeva.
Ritornato alla sua banda, le sue conoscenze ne avevano fatto il capo, dopo anche una coltellata non grave rifilata ad Eupremio che lo contrastava.
Qualche anno era passato e lui aveva sentito il richiamo del sesso, un sorriso appena accennato apparve sul viso bruno con qualche goccia di sangue indio di Fernando semi-assopito che ripensava alla sua iniziazione amorosa.
Fernando, a circa tredici-quattordici anni, bighellonava per le stradine del porto, cullato dagli odori e dai sapori del mare che spazzavano il sentore stantio di pesce che gravava nei vicoli. Arrivava sopra ad un terrapieno e da lì gli piaceva spiare Maria Lourdes, una giovane prostituta, piccolina, dalle forme morbide che si dava da fare soprattutto con i marinai.

***

Dal capitolo I del libro Il miliziano di Roberto Tamagnini, recensito da Nicla Morletti nel Portale Manuale di Mari.

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Roberto Tamagnini

Roberto Tamagnini, nato a San Marino (RSM), il 1/03/1942, residente a Fiorentino (RSM), laureato in Scienze Politiche all’Università di Urbino, pensionato della Pubblica Amministrazione, ha pubblicato due libri per i tipi dell’AIEP di San Marino: Acta minima (racconti), Il Miliziano (romanzo breve); per l’UNICEF di San Marino, il reportage di viaggi intitolato: Khartoum; ha pubblicato inoltre: Quaranta vite in un attimo (racconti) per le Edizioni Passaporto – Roma; Il cerchio (romanzo) per Ibiskos Editrice – Empoli; Racconti per le quattro stagioni (racconti) per Serarcangeli – Roma.

Ha ottenuto riconoscimenti nei seguenti concorsi: Il Molinello, G. Verga, Shakespeare, Tolstoj (I° premio), Pavese, Hugo (premio pubblicazione), G. Gronchi (premio speciale), Il Porticciolo, Val di Vara, Val di Magra, S.Margherita Ligure.

10 COMMENTS

  1. Una vita difficile quella di Fernando, ancora giovane ma nonostante ciò circondato da mille problemi: I soldi, che non ci sono mai, una famiglia improbabile, senza la figura di un padre, la madre e la sorella intente d usarsi come merce di scambio e un fratello che aveva già visto le sbarre. Come potrà essere la vita di questo ragazzo? Che abbia fatto uno sforzo per imparare a leggere e a scrivere è da lodare, ma riuscirà a rimanere lontano dal richiamo dei soldi sporchi? Mi piacerebbe molto scoprirlo, e leggere questo libro tutto d’un fiato sino alla fine.

  2. libro emozionante ma nel contempo forte come il giovane personaggio. Complimenti, sicuramente il suo libro avrà un grandissimo successo di critica.

  3. Tra ingiustizie e violenza cresce Fernando, incarnazione dello scugnizzo planetario.
    Roberto Tamagnini ne intetizza il ritratto con poche pennellate, assai efficaci.
    Fernando – lo preconizza – diventera’ “importante”. Ma cambiera’ spartito di vita ?
    Per il riscatto occorrono, insieme, volonta’ e maestri. Fernando ha la prima,
    pero’ s’inmbattera’ nei secondi ?
    Mi piacerebbe indagarlo leggendo l’ intero Miliziano”.

    Gaetano

  4. Questo interessante romanzo mette in evidenza con maestria la impossibilità dei giovani di uscire dal “pelago” di una situazione grave che, purtroppo, li rende succubi contro la morale e la vita.
    Penso che faccia piacere al lettore, di vedere Fernando lottare per “rifarsi” una vita, compresa la voglia di imparare a leggere ed oltre.
    Questo romanzo nel suo percorso ci porta nei porti fra i pescatori e fra il vivere vertiginoso e confuso della folla fra il mare, le barche e gli scambi di prodotti, più o meno illeciti.
    Vorrei leggere, nei capitoli successivi, l’uscita da questo “inferno” da parte di Fernando ed eventualmente anche dei suoi fratelli.
    Complimenti e auguri.

  5. Fernando pensa che riuscirà a riscattarsi dalla propria condizione grazie ai soldi: una bella auto val bene l’utilizzo della violenza, di espedienti poco raccomandabili per raggiungere il proprio obiettivo, sembra pensare. Ciò che si riesce a cogliere in queste poche righe è il mondo di un ragazzo che non ha avuto nulla in regalo dalla vita e che costantemente si trova a scontrarsi con realtà aspre e piene di insidie.
    Non so come evolverà la storia , il titolo incuriosisce, perciò sarebbe un bel regalo poter completare la lettura.

  6. Trovo stupendo questa parte del racconto, una raffigurazione di un luogo socialmente difficile, grezzo ed affascinante.
    Fernando è un ragazzino che deve diventare grande in fretta, in anticipo, per sopravvivere alla società che lo circonda e questa è già una gran bella sfida su cui lavorare. Da ciò che ho letto in queste righe penso che Roberto Tamagnini sia degno di questa sfida, avrà sicuramente scritto un libro entusiasmante.

  7. Caro Roberto, leggendo queste righe mi hai dato l’occasione per ripensare a molti avvenimenti che al giorno d’oggi accadono anche nelle nostre città ossia bande di ragazzini, prostitute e loschi giri d’affari.
    Hai dato molta importanza ai piccoli particolari cosa che mi piace parecchio e hai offerto al lettore la possibilità di immaginarsi a fianco del protagonista Fernando e di riflettere ogni suo pensiero e sensazione.
    La ricchezza di particolari e la schietta realtà con cui riporti la storia di Fernando sono, secondo me, i punti di maggior qualità del tuo libro che merita davvero di essere letto ed apprezzato fino in fondo.

  8. Bellissime descrizioni, Roberto, di un mondo violento e difficile, di gente che ogni giorno rischia la vita per sopravvivere. Un libro che vorrei davvero leggere perché già dal suo inizio mi ha conquistato. A risentirci e a leggerci, Lenio Vallati.

  9. Ha attirato la mia attenzione questo incipit per come viene tratteggiata la figura di questo ” scugnizzo” , Fernando,un ragazzino sveglio e di strada,a contatto con quella che si delinea subito come una ” dura realtà”.Mi chiedo cosa ne sarà di lui e quale sarà il suo futuro.Il titolo lascia presagire qualcosa di drammatico e per questo vorrei continuare questa piacevole lettura di questo ” magma di sogni e peccati ” in cui si troverà ancora il protagonista.
    Complimenti, Maria

  10. Mi ha subito colpito la figura di Fernando, di questo giovane che si affaccia al mondo, con una famiglia “particolare” alle spalle che si atteggia da duro per non offrire la sua fragilità.
    Il racconto mi sembra ben descritto, sembra di sentire la brezza dell’oceano e vedere la terra assolata: immagini molto poetiche.
    Mi incuriosisce il titolo e come la storia si evolve ed è articolata. Spero di saperne di più.

    Intanto complimenti all’autore sia per lo stile fluido che per aver saputo incuriosire e credo anche dare a noi lettori ciò che sempre ci aspettiamo anche da un racconto breve: sognare e imparare.
    Saluti.

    Stefania C.

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