Fuori il sole brucia, le imposte sono chiuse, la televisione sempre accesa. E’ pomeriggio pieno, uno di quelli che preludono all’estate quando le mosche cominciano a ronzare e il grano quasi maturo è piegato da un vento delicato. Il soggiorno sembra un accampamento. Non ci sono uomini né soldati, ci sono donne, non soldatesse, ma solo mamme, abbandonate, dopo aver sparecchiato, rassettato e mandato il loro mariti a riposare nei letti. C’è un’atmosfera come sospesa, un’aria come sospettosa in questo abbandono un po’ diversificato: chi, infatti, è stranamente disteso sul divano, chi come un gomitolo racchiuso in poltrona, un’altra con il gomito poggiato su uno spigolo del tavolo ha la testa reclinata sul palmo della mano. Pare dormono. Oppure sono assorte nei loro pensieri come questo greve pomeriggio. Pensieri profondi su figli, nipoti, sui loro trascorsi, su quello che hanno fatto, su ciò che non sono riuscite a fare e si propongono di realizzare in corsa col tempo che fugge, che passa, ahimé… Ma le mamme sanno sfidare il tempo. Sono forti, hanno fede, hanno coraggio.
Il sole è ancora alto e risplende, “Canale Cinque” ancora accesa, un attore sta interpretando una canzone del tanto amato e ricordato Aldo Fabrizi. Dice, mentre canta imitandolo: “Reginè sta piovendo”, mentre qua fuori è caldo e dentro di me, nel mio cuore, c’è una emozione per queste note che sono l’addio a Reginè, moglie dell’attore. Le mosche continuano a ronzare, un filo di vento si insinua furtivo, pare si dorma ancora o si sogna, chissà! Un bimbo in culla piange, è la sveglia. Si aprono le imposte, un seno allatta quel bimbo, la luce entra prepotente nella casa, quei corpi si ricompongono, hanno occhi lucidi come notti stellate: sognavano quelle mamme, non dormivano, le mamme non dormono mai, sognano i loro figli grandi, sparsi per il mondo e li rivedono bambini.
Immagine: Luce d’amore di Peter Quidley
In questo brano, si descrive con una dolcezza unica il rapporto indissolubile che si crea tra ogni mamma e il suo bambino sin dal momento tenerissimo dell’allattamento. E’ vero, le mamme non dormono mai, anzi sembrano soldatesse in guardia continua per vigilare sui loro eterni bambini. Complimenti Alberto.
Racconto molto dolce e delicato su quest’ora particolare del pomeriggio. Mamme che allattano i loro figli e non dormono al loro pensiero. Sembra di vedere davanti a noi un quadro dai colori tenui e di udire una musica soffusa di infinita dilcezza in questo momento all’apparenza perduto al ronzare delle mosche e alla calura del giorno. Complimenti, Lenio.
Son tutte belle le mamme del mondo quando un bambino stringono al cuor…dice una vecchia canzone. Ma Lei , con i suoi versi ha saputo decantarle ancor di più. Le mamme talvolta rinunciano alla propria felità per dedicarla ai figli.Grazie per aver scritto questo delizioso racconto “Controra” pensando alle mamme.
Complimenti
marinella(nonnameri)
Un ottimo racconto dall’atmosfera calda e sfumata dell’estate. Il sole, le imposte chiuse, la televisione accesa. Tutto pare sospeso nell’attimo del sonno del pomeriggio estivo. Bella la frase: “Il soggiorno sembra un accampamento. Non ci sono né uomini, né soldati, ma donne, mamme”. Ci sono i loro pensieri che aleggiano tra mobili e poltrone. Le mamme che sanno sfidare il tempo. Che hanno fede e coraggio. E nel meriggio che morbido incede tra inquietudini e sogni, un attore a Canale Cinque sta interpretando una canzone di Aldo Fabrizi…
Un “Pezzo” questo, scritto da un maestro della penna, con la scenografia, la pittura e la poesia nel cuore. Un racconto classificabile nella corrente culturale del Verismo romantico che si sta diffondendo sempre più tra autori e artisti contemporanei, sia che essi provengano dal web o che approdino per la prima volta sul web.
Un cordiale saluto e complimenti vivissimi.
Nicla morletti
Caro Alberto,
con quanta dolcezza e amore dipingi questo interno domestico alla controra. Tutti noi del Sud conosciamo i silenzi e i colori smorzati, la dolcezza dell’ora della penichella, quando nessuno ammette di dormire e, soprattutto gli uomini, usano dire che “ci si appoggia” soltanto. Piace anche a me descrivere questi momenti pigri carichi di nostalgia. E mentre gli uomini dormono, le mamme riposano vigili. “sognavano quelle mamme, non dormivano, le mamme non dormono mai, sognano i loro figli grandi, sparsi per il mondo e li rivedono bambini.” E’ vero, noi mamme non dormiamo, sognamo i nostri figli, se sono vicini li sognamo come saranno da grandi, se sono lontani li ricordiamo piccini e tendiamo loro la mano, pur così grandi e distanti.
Grazie per esserti immedesimato in tutte noi.
Lucia Sallustio
E’ un vero palcoscenico di dolcezza questa controra in un soggiorno prepotentemente illuminato, con prospettiva scenografica, da ineffabili tenerezze di mamme.
Complimenti vivissimi
Daniela Quieti
Con l’occhio attento del pittore e, vorrei dire, dello scenografo, l’attore Alberto Rubini, padre del famoso Sergio, racconta il momento della controra.
Bellissima prosa con una chiusa di grande effetto poetico.