Lassù in cielo
s’accendono le stelle di notte
anche quì sotto
c’è un bagliore
Roma è brillante
come un bracciale di diamanti.
Roma non s’arrende al sonno
come tanti che dormono
o muoiono
serrando gli occhi.
Roma ha cuore e polmoni forti
da sempre da millenni
e tira nel frastuono
oltre l’aurora.
Roma di di notte
vive più del giorno
frenetica come donna in calore
la gente suona e canta
s’ingozza se ne fotte
dentro, i locali sono gremiti
e fuori le strade e i vicoli
sono pieni di tavoli imbanditi
camerieri sfatti
corrono con le portate
dovunque piatti
ricolmi unti di sughi
bottiglie dimezzate
e gente ridanciana.
Sulle panchine
ai piedi delle Chiese
e sotto i ponti
le larve umane
vecchi barboni.
Sui marciapiedi
o in angoli remoti
tentano mariti bramosi
le puttane.
Dovunque Roma
e in ogni modo vive di notte
solo quì dentro
dentro l’ospedale
alla fine del giorno
cala un silenzio
un silenzio d’attesa
un silenzio di dolore
un silenzio di speranza
un silenzio d’amore
un silenzio di preghiera
e in questa strana pace
chiude una porta l’infermiere
spegne la corsia
solo un flebile lamento
ed è subito notte.
Non conosco la Roma che tu descrivi, ci vengo spesso ma ho negli occhi solo perle meravigliose del suo fastoso passato. Vorrei conoscerla più a fondo, come te, anche se questa bellissima città non é soltanto bracciale di diamanti ma anche barboni sotto i ponti e silenzio d’ospedale. Complimenti per la tua bella e sentita poesia, Lenio.
Ho riconosciuto la Roma che Alberto Rubini descrive in questi suoi versi. L’ho incontrato anch’io questo aspetto della vita notturna brulicante di vita e di abbandono. Però anche nella Roma imperiale, che non conosce sosta da secoli, cala il silenzio della vita. Il momento dell’attesa, del dolore, della preghiera.
Una gran bella poesia. Rumore, frastuono. Roma vive di notte. Come un cuore. Pulsa la vita negli angoli remoti, per le strade, sui marciapiedi. Brilla come un bracciale di diamanti e soffre tra i barboni, tra gente che nasce, gente che muore. Così è la vita a Roma. Da secoli. E il canto non cessa. Fluisce ininterrottamente come l’acqua dalle fontane, come il traffico in città. Bellissima la descrizione dell’ospedale. Una porta viene chiusa. Ed il rumore resta là. Fuori. Come l’eco lontana di un canto. Dentro l’ospedale cala la coltre del silenzio che si fa attesa e preghiera. Ed è subito notte. Una poesia così vera, così romantica. La notte: un sipario che si chiude sul giorno.
Nicla Morletti