Il cigno –
È l’ora del tramonto.
Sono sola in questa campagna
e la mia mente si perde
nell’immensità d’un silenzio dimenticato.
Il sole si smarrisce a poco a poco
tra i cirri sfumati
tingendoli d’un pallido rosa.
Laggiù nel fiume un cigno
scivola leggiadro
fendendo l’acqua
e nuota libero e solitario,
nessuno può fermarlo.
Il candore dei suoi piumaggi
risalta ancor di più
sotto questi ultimi timidi raggi,
mentre mostra tutta la sua eleganza
col fiero collo bianco.
Adesso è vicino:
mi par di cogliere
nel suo incedere maestoso
una rassegnata tristezza.
E mentre lenta scende la sera
portando dietro di sé la calma,
quel cigno scivola sul fiume
e va avanti, non si ferma.
Anche tu, splendido cigno, sei infelice
proprio come gli uomini,
che spesso nascondono la malinconia
sotto il candido manto della parvenza.
Genova, maggio 1992
***
Il fanciullo
È mattina.
La valle bagnata di rugiada
si desta col primo sole d’agosto.
Laggiù nei boschi
regna la più profonda calma
mentre una leggera brezza stormisce
tra le folte chiome.
All’improvviso nei campi
odo grida festose:
è un fanciullo!
È felice
e corre libero tra i prati in fiore.
L’allegrezza di quei momenti
sfugge dai suoi occhi vivi
mentre si rotola tra i freschi fili d’erba.
O dolce creatura,
piccolo amico d’un’età tanto cara,
assapora la giovinezza!
Fanciullo mio,
gusta questo tempo di gioia e serenità
perché un dì
la crudel vita ti farà dimenticare
la spensieratezza di questi anni
e tutto sarà soltanto
il più soave dei ricordi.
Forte dei Marmi, agosto 1992
***
Il pescatore
Sono in riva al mare.
Inquieti voli di gabbiani
mi annunciano
l’arrivo della tempesta.
Violente raffiche di vento
mi schiaffeggiano il volto,
mentre cavalloni furiosi
flagellano la nuda costa.
Ma cosa succede?
Chi c’è laggiù
in mezzo al mare?
Tra le onde spumeggianti
scorgo una barca: è un pescatore.
Il suo grido disperato
mi giunge lontano,
disperso nell’impeto della burrasca.
O povero pescatore,
che cerchi affannosamente
la luce del faro,
unica salvezza per te,
adesso stai per annegare
travolto dalla furia del mare!
E tu, misero uomo,
sei come quel pescatore,
lotti sempre
tra le funeste onde della vita,
ma alla fine sconfitto,
persa la luce della speranza,
precipiti senza scampo
nell’abisso più profondo!
Genova, luglio 1993
***
Campane
È giunto settembre.
Nel paese
in ogni via
si gusta già
il sapore d’una piacevole calma.
Passeggio lungo un viale
mentre una pioggia di foglie
m’avvolge nel suo manto autunnale.
Immersa in quest’incantevole silenzio
odo in lontananza
il suono delle campane.
Quanta gioia donavano
nel festeggiare ieri
quella creatura appena nata!
Ma nulla oggi è più triste
di quei sordi rintocchi
che si perdono
nella malinconia del tramonto.
Forte dei Marmi, settembre 1993
***
Dal libro Il crepuscolo oltre la luce di Sara Ciampi presentato nel Portale Manuale di Mari.
Ho ricevuto il volumetto di poesie ” Il crepuscolo oltre la luce “. La ringrazio. Sara’ mia cura, dopo averlo attentamente gustato, recensirlo sul nostro comune Blog degli autori.
Cordiali saluti e auguri di successo.
Gaetano
Descrizioni nitide, fanno semplicemente un certo effetto leggerle, rendono calmi e quietano l’animo.
Veramente interessanti.
C’e’ una luce oltre il crepuscolo. Diversa. Ma vera. La danno la luna e le stelle.
Soffusa, permette una introspesione impossibile nel giorno.
Nella notte il lume interiore ci rischiara l’anima e il cuore. E il silenzio ci suggerisce l’itinerario beatificante Nei riflessi del crepuscolo sorge l’alba della coscienza.
Gaetano
bellissima poesia che arriva diritta al cuore