Si era quasi alla metà dell’estate, quando, un giorno Marco si accorse casualmente che in spiaggia, a distanza di alcune cabine dalla sua, c’era una ragazza che lo fissava intensamente e con insistenza. All’inizio non lo notò più di tanto, era consapevole d’essere un bel ragazzo e non era la prima volta che era stato fatto segno dell’attenzione da parte delle ragazze, pensò che la cosa sarebbe finita lì.
Constatato, invece, che anche nei giorni seguenti quella ragazza continuava a fissarlo, il fatto l’incuriosì alquanto. Era una ragazza bruna, piccolina, piuttosto rotondetta, perfettamente formata e proporzionata, con un corpo da donna adulta. Quella cosa in sè così strana, era anche intrigante e avvincente perchè, a quell’epoca, stiamo parlando dei primi anni ‘50, non accadeva tutti i giorni che una ragazza prendesse l’iniziativa, cercando di provocare in ogni caso una reazione da parte sua. Marco decise che doveva trovare il modo di conoscerla….
Tenuto nel giusto conto le consuetudini e i pregiudizi ambientali dell’epoca, non era facile iniziare un rapporto di conoscenza con una persona dell’altro sesso, bisognava trovare il modo. A questo punto, bisogna fare un inciso di carattere sociologico che sia utile a chiarire qual’era, in Sicilia, la così detta “morale dominante” che regolava, senza possibilità di trasgressioni, i rapporti tra due persone di sesso diverso. In ogni caso,il rapporto di conoscenza e di frequentazione doveva avere la sua ragion d’essere che di solito era identificata nella finalità del matrimonio. Alla luce di queste considerazioni tutto sembrava molto complicato e quasi impossibile da realizzare, tenuto conto che Marco e quella ragazza avevano appena quindici anno ciascuno.Quel codice tribale di comportamenti che regolava l’instaurarsi di un rapporto fra due persone di sesso diverso, si riconosceva in un’epoca e costituiva la “summa” di tradizioni, usi e costumi d’intere generazioni passate e costituiva il retaggio, atavico, nella formazione della cultura e della morale delle popolazioni d’intere regioni….
E venne il giorno della dichiarazione d’intenti, accadde tutto com’era cominciato, fu lei Sara, che disse a Marco d’essere certa di amarlo perdutamente e che, se lui voleva, il suo amore sarebbe durato per sempre. Marco rimase in silenzio, affermare che non se l’aspettava sarebbe stato un mentire a sè stesso, forse avrebbe voluto prendere lui l’iniziativa ma, non si sentiva sicuro forse, aveva paura d’impegnarsi per il futuro. Non si sentì di dire niente, erano entrambi molto giovani, prendere un impegno del genere per tutta la vita a quindici anni gli sembrava un’enormità. Si sentiva confuso, aveva bisogno di riflettere, la cosa lo faceva diventare, per il ruolo che doveva assumere, più grande di quello che era in realtà. Quella notte Marco non potè chiudere occhio, mille pensieri affollavano la sua mente; per la prima volta, nella sua vita si ritrovò a farsi un profondo e sincero esame introspettivo. Si trovava di fronte ad un evento nuovo come non mai, qualcosa che lo aveva aggredito improvvisamente e lo teneva stretto, prigioniero di sè stesso. L’estate stava finendo, forse la stagione più bella che egli avesse mai trascorso e non solo per quell’ultima cosa che gli era capitata. Stranamente, non si rendeva ancora conto che proprio quest’ultima cosa, era la più importante e la più bella che gli potesse capitare: si era innamorato! (…)
Tratto da “Viaggio nella memoria” di Vittorio Sartarelli, pubblicato nel 2005. – L’AMORE –