Territorio e motori

Territorio e motori

Questa che voglio raccontare è una storia vera che prese le mosse verso la fine degli anni ’40, mi riferisco, ormai, al secolo scorso e, dipanandosi sino a noi sospinta dagli echi, spesso a lungo sopiti, della storia, delle tradizioni e del sentimento connessi al culto per il nostro territorio.
La vicenda che narrerò è piena di sentimenti umani e di autentica passione sportiva e, nel ricordo di avvenimenti che si sono verificati durante la mia infanzia, non possono prescindere dall’affetto e dalle profonde radici che mi legano ad una persona cara della mia famiglia.
E’ mia intenzione raccontare di mio padre Francesco, pilota e costruttore automobilistico che, nei lontani anni ’50 si mise in evidenza in Sicilia, per la sua genialità inventiva e le imprese sportive. Scrivere di lui, lo considero un privilegio unico, come del resto si considerano, ancor oggi, dei privilegiati coloro che come me lo hanno conosciuto e gli sono stati accanto anche fisicamente. Il resto lo esprimerò con l’orgoglio di appartenenza alla mia terra di Sicilia ed alla mia città natale Trapani, lasciandomi trasportare dall’onda emozionale dei ricordi che mi riconducono con nostalgia alla mia gioventù.
La storia dell’automobilismo sportivo a Trapani, comincia nel lontano, ormai, 1948 quando un meccanico con una grande esperienza di macchine e motori ed una non comune abilità nella guida, decide di ritornare alle corse, con una macchina nuova, interamente da lui costruita nella sua officina meccanica. Egli, dopo avere effettuato un lungo periodo di apprendistato e di specializzazione tecnica presso le più grandi e rinomate officine meccaniche di Palermo ed avere accumulato numerose esperienze come pilota di macchine da corsa, con la partecipazione a tre edizioni della “Targa Florio” e ad una del “Giro di Sicilia”, nel 1930 si trasferisce a Trapani. Quell’esperto pilota e quell’ingegnoso meccanico era mio padre !
Siamo appunto nel 1948, quando Francesco Sartarelli, nato a Jesi nelle Marche ma, trapanese d’adozione, con una corposa esperienza di tecnico e di pilota, tornava alle corse e precisamente alla VIII edizione del “Giro di Sicilia”, con una macchina della quale era il costruttore.
L’avere assistito personalmente alla costruzione di quella macchina, per molti versi singolare e per molti altri unica ed eccezionale, mi rende legittimamente orgoglioso del mio genitore e, ricordare avvenimenti che si sono verificati durante la mia gioventù, mi procura sempre un’emozione intensa e indicibile.
Sono cresciuto anch’io nella sua officina, passavo delle ore a guardare quello che faceva mio padre, mi piaceva osservare la sua perizia e la sua precisione nel lavoro che amava. Anche se sono passati molti anni da allora, mi sono rimasti impressi gli odori e i colori di quel luogo familiare, quasi mistico, l’odore della benzina avio, delle macchine, dei motori smontati, era una miscellanea di essenze che avevo imparato ad amare, anche perchè in fondo, quegli odori li aveva sempre addosso mio padre, quando indossava la sua tuta da lavoro blue che gli confezionava con amore mia madre.
Con quella macchina egli iniziò la sua nuova avventura sportiva che lo avrebbe portato a gareggiare, per sette lunghi anni, su tutte le strade della Sicilia, cimentandosi con alterne vicende- a volte con successo- con i più agguerriti e talentuosi piloti, sia siciliani che del “Continente” i quali, quasi sempre, sui avvalevano di mezzi meccanici allestiti in fabbrica più leggeri e con propulsori più potenti.
Giova ricordare che erano quelli, gli anni immediatamente successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale che furono durissimi e difficili per l’italia e, ancor più, per la Sicilia, per la sua purtroppo endemica caratteristica di arretratezza. Nel 1947, tuttavia, si può registrare in tutta la penisola un risveglio insospettato ed un fervore d’iniziative nella costruzione di nuove automobili da competizione. Il fenomeno( insolito per il periodo di profonda crisi economica durante il quale si registra) è sostenuto da alcuni valenti artigiani della meccanica – il più famoso ed anche il più fortunato dei quali fu Enzo Ferrari – ma anche da tanti altri come Stanguellini, Giannini, Taraschi, per citarne solo alcuni che, come mio padre possedevano oltre all’ingegno, una forte carica d’iniziativa e di passione sportiva.
Francesco Sartarelli, in sette anni, disputò qualcosa come sessanta gare, sempre con la stessa macchina, interamente da lui costruita, che aveva un telaio a traliccio, molto pesante ma, con delle sospensioni del tutto innovative, rispetto ai concetti tecnici abituali del tempo, perchè erano tutte e quattro a ruote indipendenti, dovute alla genialità inventiva del suo costruttore. Si avvaleva di un propulsore di derivazione Fiat 500 A, elaborato e portato alla cilindrata di cc. 750 dall’industria Siata di Torino. Il tutto era regolarmente omologato per partecipare alla competizioni automobilistiche riservate alla Categoria Sport di quel tempo.
Il suo ruolino di marcia registra: sette Giri di Sicilia, dei quali cinque conclusi con dei ritiri per guasti meccanici e due portati a termine con un IV ed un VI posto; tutte le cronoscalate siciliane nelle quali, nel 1949 ottenne un primo posto assoluto nella Giardini-Taormina, nel 1950 fu secondo nel campionato siciliano della montagna, nel 1951 un secondo posto assoluto nella Messina- Colle S. Rizzo.
A parte queste affermazioni che avevano dell’eccezionale – se si considera che la sua, era una macchina costruita artigianalmente sul posto, con un propulsore di appena 750 cc. che era riuscita a mettersi dietro macchine di cilindrata superiore e piloti non certo da strapazzo – tuttavia, le gare più entusiasmanti che egli disputò e che gli valsero le maggiori soddisfazioni furono: la XXVII Targa Florio del 1936, nella quale si classificò VIII assoluto con una Fiat 508 S; la XXXIV Targa Florio del 1950 nella quale si classificò IV di categoria e X assoluto; la XXXV Targa Florio del 1951, nella quale fu I di Categoria e VII assoluto, queste due ultime gare furono disputate sempre con la sua macchina di appena 750 cc.
Gli anni ’50 furono di buon auspicio per lo sviluppo dell’automobilismo sportivo trapanese e, nel 1954, quando mio padre terminò la sua attività agonistica, l’Auitomobil Club di Trapani organizzò la prima gara automobilistica di velocità in salita. La crono scalata Trapani – Monte Erice, il 5 Settembre di quell’anno.
Oggi esistono giovani piloti che hanno la passione per le auto sportive e da competizione, tuttavia, pure apprezzando queste iniziative personali, non c’è più nell’ambiente sportivo automobilistico quel clima di passione coinvolgente, con quel sapore pionieristico e “retrò” dei famosi e mitici anni ’50. Ma, il passato, come tradizione del territorio, spesso ritorna. Gli avvenimenti di quegli anni epici hanno sempre il sapore forte e nostalgico delle cose antiche, il fascino delle cose belle e preziose di una volta.
Da una decina d’anni a questa parte, infatti, è nato e cresciuto notevolmente il culto per le auto d’epoca, testimoni preziose di un tempo sicuramente irripetibile. Sono sorti in tal modo, per l’iniziativa di alcuni appassionati, i “Clubs di Auto E moto d’Epoca” in molte città d’Italia e della Sicilia, soprattutto dove, nella storia sportiva locale c’è stato un pilota o un antesignano dello sport automobilistico, rimasto nei ricordi degli appassionati.
Un pomeriggio del 1995 vennero a trovarmi a casa alcuni esponenti di spicco dell’automobilismo sportivo trapanese, erano portavoce di un’iniziativa che si apprestavano a sottopormi. A dire il vero- all’inizio ero un pò sorpreso e piuttosto incuriosito – m’informavano del loro desiderio e di altri sportivi della città, di dare vita a Trapani ad un Club di Auto e Moto d’Epoca. Mi chiedevano di potere intestare questo Club alla memoria di mio padre.
Mi consegnarono una lettera che aveva tutte le caratteristiche per sembrare una vera e propria “petizione”. La cosa, anche se informale, mi commosse alquanto e, mentre la richiesta mi riempiva d’orgoglio per mio padre che ormai, purtroppo, non c’era più, quello che mi colpì fu l’insistenza, la determinazione e l’entusiasmo rievocativo di quelle persone. Fui lieto e mi sentii onorato allora, di aderire subito a quella richiesta – nobile- avanzata con il cuore da quegli sportivi veri, i quali con la loro inziativa si proponevano di ricordare il pilota che era stato a Trapani l’antesignano dello sport automobilistico consegnando il suo nome alla storia di quegli anni di piloti, pionieri e costruttori, la cui epopea non si è mai estinta.
Erano trascorsi, allora, poco più di cinquanta anni dal momento in cui mio padre aveva smesso di correre, eppure, c’era ancora chi si ricordava di lui e delle sue mitiche imprese sportive. Quella iniziativa, meritoria, nel 1995 mi servì da “imput” a concretizzare quello che per anni era stato per me un sogno nel cassetto e cioè, scrivere e pubblicare un libro sulle imprese sportive di mio padre, cosa che avrei fatto nel 2000, pubblicando un volume che oltre al testo rievocativo conteneva ben 90 foto inedite dell’epoca che hanno contribuito a ricordare e ricreare il clima di quel tempo.

***

Immagine: 1953 – 37^ Targa Florio Tribune di Cerda – Foto tratta dal libro “Francesco Sartarelli” di Vittorio Sartarelli

Questa che voglio raccontare è una storia vera che prese le mosse verso la fine degli anni ’40, mi riferisco, ormai, al secolo scorso e, dipanandosi sino a noi sospinta dagli echi, spesso a lungo sopiti, della storia, delle tradizioni e del sentimento connessi al culto per il nostro territorio.
La vicenda che narrerò è piena di sentimenti umani e di autentica passione sportiva e, nel ricordo di avvenimenti che si sono verificati durante la mia infanzia, non possono prescindere dall’affetto e dalle profonde radici che mi legano ad una persona cara della mia famiglia.
E’ mia intenzione raccontare di mio padre Francesco, pilota e costruttore automobilistico che, nei lontani anni ’50 si mise in evidenza in Sicilia, per la sua genialità inventiva e le imprese sportive. Scrivere di lui, lo considero un privilegio unico, come del resto si considerano, ancor oggi, dei privilegiati coloro che come me lo hanno conosciuto e gli sono stati accanto anche fisicamente. Il resto lo esprimerò con l’orgoglio di appartenenza alla mia terra di Sicilia ed alla mia città natale Trapani, lasciandomi trasportare dall’onda emozionale dei ricordi che mi riconducono con nostalgia alla mia gioventù.
La storia dell’automobilismo sportivo a Trapani, comincia nel lontano, ormai, 1948 quando un meccanico con una grande esperienza di macchine e motori ed una non comune abilità nella guida, decide di ritornare alle corse, con una macchina nuova, interamente da lui costruita nella sua officina meccanica. Egli, dopo avere effettuato un lungo periodo di apprendistato e di specializzazione tecnica presso le più grandi e rinomate officine meccaniche di Palermo ed avere accumulato numerose esperienze come pilota di macchine da corsa, con la partecipazione a tre edizioni della “Targa Florio” e ad una del “Giro di Sicilia”, nel 1930 si trasferisce a Trapani. Quell’esperto pilota e quell’ingegnoso meccanico era mio padre !
Siamo appunto nel 1948, quando Francesco Sartarelli, nato a Jesi nelle Marche ma, trapanese d’adozione, con una corposa esperienza di tecnico e di pilota, tornava alle corse e precisamente alla VIII edizione del “Giro di Sicilia”, con una macchina della quale era il costruttore.
L’avere assistito personalmente alla costruzione di quella macchina, per molti versi singolare e per molti altri unica ed eccezionale, mi rende legittimamente orgoglioso del mio genitore e, ricordare avvenimenti che si sono verificati durante la mia gioventù, mi procura sempre un’emozione intensa e indicibile.
Sono cresciuto anch’io nella sua officina, passavo delle ore a guardare quello che faceva mio padre, mi piaceva osservare la sua perizia e la sua precisione nel lavoro che amava. Anche se sono passati molti anni da allora, mi sono rimasti impressi gli odori e i colori di quel luogo familiare, quasi mistico, l’odore della benzina avio, delle macchine, dei motori smontati, era una miscellanea di essenze che avevo imparato ad amare, anche perchè in fondo, quegli odori li aveva sempre addosso mio padre, quando indossava la sua tuta da lavoro blue che gli confezionava con amore mia madre.
Con quella macchina egli iniziò la sua nuova avventura sportiva che lo avrebbe portato a gareggiare, per sette lunghi anni, su tutte le strade della Sicilia, cimentandosi con alterne vicende- a volte con successo- con i più agguerriti e talentuosi piloti, sia siciliani che del “Continente” i quali, quasi sempre, sui avvalevano di mezzi meccanici allestiti in fabbrica più leggeri e con propulsori più potenti.
Giova ricordare che erano quelli, gli anni immediatamente successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale che furono durissimi e difficili per l’italia e, ancor più, per la Sicilia, per la sua purtroppo endemica caratteristica di arretratezza. Nel 1947, tuttavia, si può registrare in tutta la penisola un risveglio insospettato ed un fervore d’iniziative nella costruzione di nuove automobili da competizione. Il fenomeno( insolito per il periodo di profonda crisi economica durante il quale si registra) è sostenuto da alcuni valenti artigiani della meccanica – il più famoso ed anche il più fortunato dei quali fu Enzo Ferrari – ma anche da tanti altri come Stanguellini, Giannini, Taraschi, per citarne solo alcuni che, come mio padre possedevano oltre all’ingegno, una forte carica d’iniziativa e di passione sportiva.
Francesco Sartarelli, in sette anni, disputò qualcosa come sessanta gare, sempre con la stessa macchina, interamente da lui costruita, che aveva un telaio a traliccio, molto pesante ma, con delle sospensioni del tutto innovative, rispetto ai concetti tecnici abituali del tempo, perchè erano tutte e quattro a ruote indipendenti, dovute alla genialità inventiva del suo costruttore. Si avvaleva di un propulsore di derivazione Fiat 500 A, elaborato e portato alla cilindrata di cc. 750 dall’industria Siata di Torino. Il tutto era regolarmente omologato per partecipare alla competizioni automobilistiche riservate alla Categoria Sport di quel tempo.
Il suo ruolino di marcia registra: sette Giri di Sicilia, dei quali cinque conclusi con dei ritiri per guasti meccanici e due portati a termine con un IV ed un VI posto; tutte le cronoscalate siciliane nelle quali, nel 1949 ottenne un primo posto assoluto nella Giardini-Taormina, nel 1950 fu secondo nel campionato siciliano della montagna, nel 1951 un secondo posto assoluto nella Messina- Colle S. Rizzo.
A parte queste affermazioni che avevano dell’eccezionale – se si considera che la sua, era una macchina costruita artigianalmente sul posto, con un propulsore di appena 750 cc. che era riuscita a mettersi dietro macchine di cilindrata superiore e piloti non certo da strapazzo – tuttavia, le gare più entusiasmanti che egli disputò e che gli valsero le maggiori soddisfazioni furono: la XXVII Targa Florio del 1936, nella quale si classificò VIII assoluto con una Fiat 508 S; la XXXIV Targa Florio del 1950 nella quale si classificò IV di categoria e X assoluto; la XXXV Targa Florio del 1951, nella quale fu I di Categoria e VII assoluto, queste due ultime gare furono disputate sempre con la sua macchina di appena 750 cc.
Gli anni ’50 furono di buon auspicio per lo sviluppo dell’automobilismo sportivo trapanese e, nel 1954, quando mio padre terminò la sua attività agonistica, l’Auitomobil Club di Trapani organizzò la prima gara automobilistica di velocità in salita. La crono scalata Trapani – Monte Erice, il 5 Settembre di quell’anno.
Oggi esistono giovani piloti che hanno la passione per le auto sportive e da competizione, tuttavia, pure apprezzando queste iniziative personali, non c’è più nell’ambiente sportivo automobilistico quel clima di passione coinvolgente, con quel sapore pionieristico e “retrò” dei famosi e mitici anni ’50. Ma, il passato, come tradizione del territorio, spesso ritorna. Gli avvenimenti di quegli anni epici hanno sempre il sapore forte e nostalgico delle cose antiche, il fascino delle cose belle e preziose di una volta.
Da una decina d’anni a questa parte, infatti, è nato e cresciuto notevolmente il culto per le auto d’epoca, testimoni preziose di un tempo sicuramente irripetibile. Sono sorti in tal modo, per l’iniziativa di alcuni appassionati, i “Clubs di Auto E moto d’Epoca” in molte città d’Italia e della Sicilia, soprattutto dove, nella storia sportiva locale c’è stato un pilota o un antesignano dello sport automobilistico, rimasto nei ricordi degli appassionati.
Un pomeriggio del 1995 vennero a trovarmi a casa alcuni esponenti di spicco dell’automobilismo sportivo trapanese, erano portavoce di un’iniziativa che si apprestavano a sottopormi. A dire il vero- all’inizio ero un pò sorpreso e piuttosto incuriosito – m’informavano del loro desiderio e di altri sportivi della città, di dare vita a Trapani ad un Club di Auto e Moto d’Epoca. Mi chiedevano di potere intestare questo Club alla memoria di mio padre.
Mi consegnarono una lettera che aveva tutte le caratteristiche per sembrare una vera e propria “petizione”. La cosa, anche se informale, mi commosse alquanto e, mentre la richiesta mi riempiva d’orgoglio per mio padre che ormai, purtroppo, non c’era più, quello che mi colpì fu l’insistenza, la determinazione e l’entusiasmo rievocativo di quelle persone. Fui lieto e mi sentii onorato allora, di aderire subito a quella richiesta – nobile- avanzata con il cuore da quegli sportivi veri, i quali con la loro inziativa si proponevano di ricordare il pilota che era stato a Trapani l’antesignano dello sport automobilistico consegnando il suo nome alla storia di quegli anni di piloti, pionieri e costruttori, la cui epopea non si è mai estinta.
Erano trascorsi, allora, poco più di cinquanta anni dal momento in cui mio padre aveva smesso di correre, eppure, c’era ancora chi si ricordava di lui e delle sue mitiche imprese sportive. Quella iniziativa, meritoria, nel 1995 mi servì da “imput” a concretizzare quello che per anni era stato per me un sogno nel cassetto e cioè, scrivere e pubblicare un libro sulle imprese sportive di mio padre, cosa che avrei fatto nel 2000, pubblicando un volume che oltre al testo rievocativo conteneva ben 90 foto inedite dell’epoca che hanno contribuito a ricordare e ricreare il clima di quel tempo.

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