Al Fanciullo (Poeta nella poesia del mondo) –
Il sublime, l’istante.
Accoccolato, zitto zitto, un bimbo
sotto l’ombrello nel mezzo del prato
contempla, ascolta, stretto nel miracolo
dell’età – il ritmo liscio, verticale
della pioggia, il variabile
ticchettare istantaneo delle gocce,
e coi gessetti della mente segna
da provetto aritmetico
sulla lavagna grigia d’un mattino
il conteggio infinito
delle gocce che piovono,
delle nubi che passano,
delle ore che spariscono,
del Tempo che non c’è
che va, viene e non c’è.
***
Europa 1939-1945
Gesta di gloria. Bottini fantastici
di guerra in guerra: bimbi
dinanzi al passo rauco di soldati…
Attimi malinconici,
fuggevoli, indicibili,
grotteschi nelle braccia tese in alto,
in avanti nel mare di paura,
nel gioco primigenio
d’alibi tra il vociare sordo, lungo
di soprusi, sofismi…
… gioco oscuro, implicante, senza regole,
ricorrente, terribile, tenace
a guisa del bisogno
d’un vizio insopprimibile, cruento…
Nel cantuccio remoto della mente
l’attimo delle fughe, delle pause:
brivido indefinibile.
***
Pace-guerra
La guerra, l’idra umana da distruggere.
Cancellarla dal cuore, dalla mente.
Stracciare dal taccuino
potere – razza – vincere –
abusi – ruberìe – costi politici –
marciare – conquistare – bombe – stragi –
aggressioni – viltà – eccetera eccetera.
Le parole che stancano, spaventano.
Parole per la pace, per la guerra.
Speroni d’oro, attese,
rinunzie per la pace, per la guerra.
Avventure di glorie,
di morte per la pace, per la guerra.
Mercé preziosa a parità di saldo
negli occulti mercati della Storia.
***
L’uomo
Vince l’uomo – Distrugge –
Traveste – Innalza – Glorifica – Uccide.
Da quel Dio-capra tutto d’oro e gemme
(delle chimere originario conio)
al Sìnai di Mosè immane l’attesa.
Nei dogmi, nei precetti…
da lungi nell’immagine esoterica
emozioni di fede.
Nell’estro del graffito,
del profilo di pietra;
nel cadenzare profondo del verso;
nel sublime dei suoni;
nell’abbaglio dei geni
lungo ellissi celesti;
con ed oltre la Croce;
con o senza il Messìa;
con ed oltre il Profeta della guerra…
si narra l’Uomo, elabora la Storia,
colleziona imperterrito
fisime, personaggi.
***
Dal libro Schegge (Io e il mio tempo) di Edio Felice Schiavone.
C’era una volta il libro. I libri ci offrono un godimento molto profondo, ci parlano, ci danno consigli e ci si congiungono, vorrei dire, di una loro viva e penetrante familiarità. Ora questi, ora quelli io interrogo, ed essi mi rispondono, e per me cantano e parlano; e chi mi svela i segreti della natura, chi mi dà ottimi consigli per la vita e per la morte, chi narra le sue e le altrui chiare imprese, richiamandomi alla mente le antiche età. E v’è chi con festose parole allontana da me la tristezza e scherzando riconduce il riso sulle mie labbra; altri m’insegnano a sopportar tutto, a non desiderar nulla, a conoscer me stesso, maestri di pace, di guerra, d’agricoltura, d’eloquenza, di navigazione; essi mi sollevano quando sono abbattuto dalla sventura, mi frenano quando insuperbisco nella felicità, e mi ricordano che tutto ha un fine, che i giorni corron veloci e che la vita fugge. E di tanti doni, piccolo è il premio che mi chiedono: di aver libero accesso alla mia casa e di viver con me, dacché la nemica fortuna ha lasciato loro nel mondo rari rifugi e pochi e pavidi amici. (da Rime, trionfi, e poesie latine, a cura di Ferdinando Neri, Ricciardi, 1951) P. S. ( Platone affermava che l’ignoranza è il più grande dei mali). Vi saluto e buona lettura da: Giuseppe lorusso.
Ho avuto l’immenso piacere di conoscere personalmente Edio Felice Schiavone visto che abita nel paese dove io sono nato, un uomo davvero straordinario con una cultura raffinata e sconfinata. Vive il poeta, per dirla come (Grazia Stella Elia nella sua recensione di Schegge) da combattente e mai da vittima, rispetto a ciò che accade, e che gli accade talvolta prendendo quasi a gioco gli eventi, persino quello della malattia, con cui da “mesi ed anni” continua a “giocare”. Un gioco che paragona, nientemeno, a quello”a nascondino”, che da bambino faceva “al grido “ndicalò. Ora gli tocca inseguire questo gioco attraverso Scintigrafie, Tac e bisturi, pur intravedendo una “fine magica e triste”: un gioco che diventa “gioco della vita”. Schegge sono anche i frammenti di memorie dell’infanzia e dell’adolescenza che, come fari tornano a illuminare il cammino della vita. …
Trovo particolarmente bella la prima poesia, l’ingenuità e la purezza di un bimbo che si confronta coi pensieri e con le cose ch elo circondano.
Mi trovo d’accordo nel pensare che la guerra è paura, distruzione, soprusi e solamente cose negative e nefaste.
“L’uomo – Distrugge -Traveste – Innalza – Glorifica – Uccide” in queste parole è racchiuso il significato dell’uomo.
Platone mette in bocca a Socrate queste parole: « […] il leggere è un conversare, che si fa con chi scrisse. Ora, come nelle feste e nei sollazzi pubblici, quelli che […] non credono di esser parte dello spettacolo, prestissimo si annoiano; così nella conversazione è più grato generalmente il parlare che l’ascoltare. Ma i libri per necessità sono come quelle persone che stando con gli altri, parlano sempre esse, e non ascoltano mai. Per tanto è di bisogno che il libro dica molto buone e belle cose, e dicale molto bene; acciocché dai lettori gli sia perdonato quel parlar sempre. Altrimenti è forza che così venga in odio qualunque libro, come ogni parlatore insaziabile». Vorrei aggiungere che le letture di Edio Felice Schiavone le trovo molto interessanti e mi fanno sentire e vedere la vita al di là delle mere apparenze e come assaporare e vedere il vero della vita senza veli, senza ombre, limpida, bella, a volte malinconica a volte crudele come la stessa vita vera è. Un saluto da Maria Romito.
Nel tempo (suo e nostro) Schiavone s’ inoltra con il lume diogeneo, alla ricerca del senso degli avvenimenti.
E dal frantumarsi di questi, lo colpiscono puntute schegge, intrise di follia e di magnetudine.
Il suo animo – ferito – sanguina, sospirando medicamenti che tardano a palesarsi.
E il tempo trascorre. Sembra invano. Meteorite di galassia moltiplicato dalle infinite equazioni della Storia.
Gaetano
Complimenti per le poesie , in particolare mi ha colpito la prima dedicata ad un fanciullo.L’immagine della lavagna e dei gessetti è molto forte e devo dire che mi ha scosso dentro.Lavorando a scuola e con dei bambini, ho rivisto in questo fanciullo tutti i volti dei miei alunni e le loro scritte sulla lavagna della vita.
Con simpatia Maria