Quando il carrello dell’aereo toccò terra, una profonda emozione avvolse il mio corpo. Tutto. Ma non perché eravamo finalmente atterrati. Sentii un afflusso di sangue improvviso avvamparmi il volto. Avvertivo il respiro un po’ affannoso che accompagnava ritmicamente non solo il mio battito cardiaco, ma anche le immagini che mi si presentavano alla mente e che rappresentavano, da un po’ di tempo, un mio pensiero fisso. Ero impaziente di rivederle e di provare le emozioni che avevo già provato la prima volta che le vidi. Esse, si susseguivano in sequenza nella mia mente, ora una alla volta, ora sovrapposte in modo confuso, ma sempre ero conscio dell’effetto di ansia che esse mi producevano. Erano disegni che oramai conoscevo bene a memoria e che erano divenuti un pensiero continuo che riaffiorava con periodicità. Era un pensiero che ricorreva nella mia mente da un po’ di tempo. Tra poche ore avrei finalmente potuto rivedere la sua espressione, il frutto della sua creatività e del suo tormentato vivere.
Ero stato a Parigi 3 settimane prima e da allora non riuscivo più a liberarmi di quelle visioni, di quelle immagini, di quei disegni che avevano così profondamente turbato le mie emozioni, e accompagnato, ma senza disturbare, alcune notti insonni spese a riflettere su quanto sentivo il bisogno di conoscere meglio, e condividere, i suoi momenti creativi. Momenti che racchiudevano, nella policromia e nelle forme, nelle geometrie e nei materiali usati, la perfezione dell’essere imperfetti. L’imperfezione che rende possibile l’ambire alla perfezione. L’imperfezione che rende possibile comporre nel proprio immaginario, la creazione perfetta. Imperfezione che regala tormento. Tormento dell’impossibilità di avere l’estasi perfetta che possa accompagnare la propria opera. Desideravo potermi impossessare di quei momenti fulminanti che avevano estasiato la sua creazione. Volevo possederli anch’io. Miei! E avrei voluto tanto poterli capire e averne condivisione emotiva. Con le sue stesse violente passioni che guidassero anche il mio animo. Come quando la violenza della tempesta ti trascina e le tue forze sono spese nella ricerca continua di coniugare il tuo corpo con i moti vorticosi della tempesta, senza doverla subire, in un gioco armonico di estrema difficoltà acrobatica, ma di indubbio ed estatico piacere. Volevo catturare i suoi momenti.
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Dal libro Linea di Confine di Luigi Catzola, recensito da Nicla Morletti nel Portale Manuale di Mari.
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Caro Luigi, ti sembrerà strano risentirmi, dopo il nostro carteggio virtuale di questa estate. E’ che, vedendo di nuovo l’illustrazione della copertina del tuo libro, mi è venuta voglia di “spigolare” ancora tra le sue pagine virtuali, così, in modo leggero e quasi distratto (visto che lo avevo già letto e sviscerato, oltre che gustato). Invece, mi ha colpito di nuovo la tua frase “…poter far coesistere in simultanea, più realtà diverse, più vite diverse in contemporanea”. E’ proprio quello che mi servirebbe in questo momento di mio superlavoro sul fronte professionale, per poter, “in contemporanea”, avere il tempo di gustare questo nostro meraviglioso Blog e il contatto più frequente con le belle persone che vi ho incontrato. Tu sei tra queste e volevo dirtelo, rinnovandoti i miei complimenti per la tua bella opera. PAOLA PICA